PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Preghiera con i Santi
Parola di Dio ogni giorno

Preghiera con i Santi

Ricordo di santa Teresa di Lisieux (+1897), monaca carmelitana animata da un profondo senso della missione della Chiesa. Gli ebrei celebrano lo Yom Kippur (Giorno dell'espiazione). Leggi di più

Libretto DEL GIORNO
Preghiera con i Santi
mercoledì 1 ottobre

Ricordo di santa Teresa di Lisieux (+1897), monaca carmelitana animata da un profondo senso della missione della Chiesa. Gli ebrei celebrano lo Yom Kippur (Giorno dell'espiazione).


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, nazione santa,
popolo acquistato da Dio
per proclamare le sue meraviglie.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro di Neemia 2,1-8

Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui. Ma il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un'afflizione del cuore". Allora io ebbi grande timore e dissi al re: "Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste, quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?". Il re mi disse: "Che cosa domandi?". Allora io pregai il Dio del cielo e poi risposi al re: "Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla". Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: "Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?". Dunque la cosa non spiaceva al re, che mi lasciava andare, e io gli indicai la data. Poi dissi al re: "Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare fino ad arrivare in Giudea, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per munire di travi le porte della cittadella del tempio, per le mura della città e la casa dove andrò ad abitare". Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio Dio era su di me.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi sarete santi
perché io sono santo, dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Neemia è angosciato per la condizione del suo popolo e della sua città. L'assenza delle mura significava una debolezza estrema di fronte a qualsiasi attacco del nemico. Ogni città era sempre munita di mura. Una città senza mura perdeva anche il suo senso di luogo di convivenza sicura. Nel libro dell'Apocalisse, sulla falsariga del libro di Ezechiele (Ez 48,30-35), la città santa che scende dal cielo, la Gerusalemme celeste, sarà circondata da mura: "È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli di Israele" (Ap 21,12). Comprendiamo allora la preoccupazione di Neemia per una città che ha perso la sua sicurezza, che porta i segni della distruzione e della desolazione. Ma per realizzare il suo proposito deve prima convincere il re persiano Artaserse, cosa non impossibile. L'Impero persiano, infatti, a differenza di quello babilonese, era tollerante verso i popoli conquistati, anzi cercava di mantenere l'unità attraverso concessioni che favorivano la pratica religiosa dei singoli popoli. Ecco spiegata la disposizione benevola di Artaserse verso la richiesta di Neemia, a cui è concesso di tornare a Gerusalemme con il compito di ricostruire le mura della città. Le difficoltà vengono invece dalle popolazioni vicine, che probabilmente vedevano in Neemia la possibile minaccia a un equilibrio di potere che si era andato costituendo dopo la scomparsa del Regno di Giuda e la distruzione di Gerusalemme. Questo capitolo ci mostra quanto sia difficile per un piccolo popolo trovare uno spazio di vita e poter esprimere di nuovo la propria fede, quando questa è vista ingiustamente come una minaccia e un pericolo, invece che come una ricchezza e un aiuto alla convivenza.