XXVI del tempo ordinario
Memoria di san Venceslao (+929), venerato come martire in Boemia. Memoria di William Quijano, giovane salvadoregno della Comunità di Sant'Egidio, ucciso nel 2009 dalla violenza delle maras.
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XXVI del tempo ordinario
Memoria di san Venceslao (+929), venerato come martire in Boemia. Memoria di William Quijano, giovane salvadoregno della Comunità di Sant'Egidio, ucciso nel 2009 dalla violenza delle maras.
Prima Lettura
Dal libro del profeta Amos 6,1.4-7
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Questi notabili della prima tra le nazioni,
ai quali si rivolge la casa d'Israele!
Distesi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell'arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l'orgia dei dissoluti.
Salmo responsoriale
Salmo 145 (146)
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di Paolo a Timoteo 6,11-16
Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l'immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Lettura del Vangelo
Alleluia, alleluia, alleluia !
Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dal vangelo di Luca 16,19-31
C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"".
Alleluia, alleluia, alleluia !
Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Omelia
La parabola evangelica mostra la crudeltà non di uno ma dei molti che, vestiti di porpora e di bisso, banchettano lautamente senza accorgersi non di uno, ma degli innumerevoli poveri che giacciono abbandonati alle porte delle nostre società, talvolta addirittura respinti, con una durezza, quindi, ancora maggiore di quella usata dal ricco della parabola. Lazzaro è il nome a volte di interi paesi per i quali non ci sono neppure le briciole degli aiuti alimentari. L'elenco ci è noto. E sappiamo che le guerre oltre ai morti producono anche povertà terribili. Ancora oggi è davvero amara l'affermazione evangelica su Lazzaro "bramoso di sfamarsi" anche solo delle briciole! Durissime le parole del profeta Amos: "Guai agli spensierati di Sion... distesi su letti di avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge... bevono vino in larghe coppe... ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano".
La "spensieratezza", figlia dell'egocentrismo dei singoli e dei popoli, si chiama in verità indifferenza. Sì, l'indifferenza è un virus che continua a infettare il nostro tempo. L'indifferenza è l'esatto contrario di Dio, amico degli uomini, amico dei poveri, difensore dei deboli, il filantropo. Dio, che misconosce l'uomo ricco, si commuove per il povero Lazzaro che ha solo il nome: Lazzaro (o Eliezer) che significa "Dio aiuta". Forse proprio per questo è l'unico personaggio di una parabola evangelica a essere menzionato con il nome. La morte dei due apre una nuova scena. Il ricco viene sepolto nella terra, mentre il povero Lazzaro viene portato dagli angeli nel seno di Abramo. Il mondo si è rovesciato. Il ricco che prima era sazio, ora ha sete; se prima banchettava, ora piange e comprende qual è la verità della sua vita. In realtà, era un poveraccio anche prima, ma l'orgoglio, l'attaccamento ai beni gli avevano accecato il cuore. E resta solo senza che nessuno lo accolga. La parabola evangelica sembra suggerire che l'indifferenza impedisce anche a Dio di superare l'abisso che l'uomo si scava attorno a sé. Il ricco, nella sua consapevole disperazione, non chiede neppure di cambiare luogo: gli basterebbe toccare con la lingua un dito bagnato nell'acqua. È una nota severa: chiunque costruisce la propria vita attorno a sé stesso, in realtà edifica il suo proprio inferno.
Il grido dell'uomo ricco, che appare come una preghiera disperata, è un severo avvertimento a non sprecare la vita ma a profittare del tempo della misericordia: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro", dice Abramo al ricco disperato. Non ci sono gesti straordinari da compiere. C'è la Parola di Dio da ascoltare. Chi l'ascolta, imparerà ad ascoltare anche il grido dei poveri.