A 80 anni dall'atomica, la lezione di Hiroshima. Editoriale di Marco Impagliazzo
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A 80 anni dall'atomica, la lezione di Hiroshima. Editoriale di Marco Impagliazzo

Il 6 agosto 1945 - che qualcuno ha definito il "giorno zero", alle 8.15 del mattino, una bomba atomica di tipo balistico venne sganciata su Hiroshima. Il 9 agosto, alle 11.02 del mattino, una bomba atomica a implosione venne sganciata su Nagasaki.
Le conseguenze furono catastrofiche. A Hiroshima morirono circa 140mila persone da quel giorno fino alla fine del 1945, mentre a Nagasaki perirono in 70mila. Molti furono uccisi all'istante dall'esplosione e dalla forza delle radiazioni. Un gran numero di sopravvissuti all'esplosione iniziale morirono in seguito per malattie legate alle radiazioni e per la mancanza di cure mediche. Si stima che più di 38mila bambini furono uccisi nei due bombardamenti atomici. Gli Hibakusha, così si chiamano i sopravvissuti, esposti agli effetti del nucleare hanno sofferto sintomi acuti con molti decessi nelle settimane, nei mesi e anni successivi. Date le scarse conoscenze dell'epoca sugli effetti dell'arma atomica, gli Hibakusha hanno sofferto anche discriminazioni nel matrimonio e nel lavoro, vivendo il timore costante di trasmettere gli effetti delle radiazioni alle generazioni successive.
Le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki hanno mostrato al mondo la potenza catastrofica e distruttiva delle armi nucleari. Eppure, da allora l'uomo ha costruito più di 70.000 armi nucleari e condotto più di 2.000 test. Ancora oggi abbiamo più di 12.500 di queste armi, ciascuna con una potenza notevolmente superiore a quelle usate nell'agosto del 1945.
Durante la Guerra Fredda, com'è noto, lo sviluppo e la proliferazione delle armi nucleari hanno subito un'accelerazione. Dopo un periodo di smantellamento reciproco delle due potenze maggiori (Usa e Urss oggi Russia) durante la distensione, è tuttavia aumentato il numero degli Stati provvisti di arma atomica, facendo risalire il pericolo di minaccia nucleare. Ci sono nuove sfide e nuovi rischi: gli Stati con un arsenale nucleare continuano a considerare le armi nucleari deterrenti strategici essenziali ma anche armi di ultima istanza atte a prevenire cambiamenti di regime o invasioni straniere. Ciò significa che alcuni Paesi cercano l'arma atomica per garantirsi l'esistenza.
Dagli anni Duemila i progressi nel processo di disarmo hanno subito una battuta d'arresto. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato dall'Onu nel 2017, ha cercato di porvi rimedio mirando all'eliminazione totale di tali armi. Tuttavia i paesi con un arsenale nucleare non hanno aderito al Trattato, preferendo discutere solo tra di loro, sulla base di riduzioni reciproche e mai di eliminazione totale. Il Trattato, al contrario, sottolinea la natura disumana delle armi nucleari e punta all'abolizione del nucleare sulla spinta della società civile internazionale e delle organizzazioni pacifiste. Non c'è accordo nemmeno su quale sia la strategia migliore per evitare errori, soprattutto ora che si è entrati nell'era dell'intelligenza artificiale.
Durante la crisi di Cuba del 1962 si giunse vicino alla guerra nucleare, ma ci sono stati altri momenti in cui il rischio fu grande. Ci si può interrogare se affidare sistemi d'arma all'Ai non aumenti tale pericolo. Il modello della mutua dissuasione sembra aver perso credibilità da quando si è iniziato - come nel caso ucraino - a parlare di "arma atomica tattica", considerandola solo un'arma più potente delle altre e banalizzando il rischio nucleare. In realtà non ci sarà mai nessun vincitore in una guerra nucleare, anche se limitata.
L'ingranaggio perverso della guerra che la rende infinita diventa ancor più pericoloso se si considera l'uso di tali armi. Tuttavia, le armi nucleari sono proibite dal diritto internazionale, al pari di quelle chimiche e biologiche. Da questo occorre ripartire, ricordando i tragici eventi di 80 anni fa, facendo memoria delle centinaia
di migliaia di vittime e del triste destino degli Hibakusha.


[ Marco Impagliazzo ]