Un papa in continuità con Francesco tanto da essere stato forse indicato da Bergoglio. Così intuisce Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, osservatore attento, e competente, di quello che accade in Vaticano.
Lei pensa davvero che papa Prevost sia stato preparato e indicato da Bergoglio?
Io penso che Prevost venga da lontano. Ha radici americane, ma anche radici pastorali in una diocesi del Perù difficile, povera. Torna in mente la teoria del poliedro di Bergoglio.
Il modello pastorale che “riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”.
Prevost è poliedrico: americano, peruviano, con una lunga presenza a Roma, alla testa di una congregazione religiosa, aspetto che lo rende aperto all'universale. Prevost conosceva papa Bergoglio, già quando questi era arcivescovo di Buenos Aires. Poi sceglie di chiamarlo a Roma e di dargli una grande responsabilità con il dicastero dei Vescovi. Poi, a sottolinearne l'importanza, ne ha fatto un cardinale-vescovo. E lo porta nei viaggi: in Belgio, Corsica, in particolare in Indonesia. Più ci rifletto, più lo ascolto parlare e più penso che è un personaggio che doveva piacere a Bergoglio.
In cosa pensa potesse piacergli?
Nell'idea di una Chiesa dei poveri, non appiattita sul mondo woke o sul discorso politico di sinistra, ma anche non appiattita su nazionalismi o capitalismo. Una Chiesa del Vangelo .
Lei ha sentito Prevost parlare dei suoi rapporti con Bergoglio.
Sentii che aveva avuto una discussione con Bergoglio sugli agostiniani di Buenos Aires, quand'era generale del suo ordine, e scherzava dicendo che “pensava che non mi avrebbe mai fatto vescovo”. Invece è andata diversamente. Penso che Bergoglio negli ultimi mesi della sua vita abbia avuto la percezione di una situazione difficile e di una eredità complessa, che avesse il timore di una reversibilità della sua opera, se non del rischio di un capovolgimento. Si era diffuso nel mondo ecclesiastico e si è espresso nelle Congregazioni generali, che sono state anche severe sul papa appena defunto, il timore della confusione nella Chiesa e che Francesco ne fosse la causa. Bergoglio allora può aver pensato, con lucidità, a chi e come potesse continuare la sua missione. Bergoglio ha forse guardato a questa figura diversa da lui, che noi abbiamo visto con chiarezza come uomo sereno, pacato, non impulsivo.
Bergoglio potrebbe quindi aver “pilotato” il Conclave?
Un papa non pilota mai il Conclave. La candidatura può avere un'origine bergogliana anche se non appare certo un clone. E poi nel papa si è riconosciuta una larghissima maggioranza. È oggi il Papa di tutti, spero.
Circola l'indiscrezione di altri cardinali, ad esempio Parolin, come “king-maker” di Prevost.
Il toto-papi dei giornali non ci ha preso. Questo Conclave era molto variegato, i cardinali non si conoscevano. Il cardinal Parolin era un candidato, perché il più conosciuto e stimato. Non si può guardare un Conclave del XXI secolo con gli occhi del XX. Quello della realtà è stato un altro. Un gruppo vicino a Bergoglio, secondo me ispirato anche da lui, anche se non ho le prove, ha avanzato quel nome, i latinoamericani si sono fidati e poi gli americani, quasi tutti, non solo i progressisti, probabilmente hanno allargato l'area di consenso.
Papa Leone XIV inciderà negli Usa?
È il primo papa anglofono, un americano che parla agli USA dall'interno, ma conosce il grande mondo.
C'è un tentativo di utilizzare Leone XIV per archiviare Bergoglio?
Sì. È l'idea che sia un papa di mediazione. Tutti i papi sono di sintesi. Ma non comporta un capovolgimento dell'eredità di Bergoglio. Soprattutto Leone ha una sua forte personalità.
Vale anche per le questioni internazionali?
Sì, Leone è uomo di pace e questa si radica nel Vangelo. Il suo discorso non mi sembra superficiale politico, ma nemmeno un discorso di una pace solo extra-mondana. Ed è un tema che gli deriva anche dalla sensibilità alla Chiesa dei martiri.
È possibile che ci fossero manovre già con Francesco in vita e il papa ne fosse consapevole?
Sono convinto che fosse molto pensoso sul futuro e molto attento tanto che il cardinal Parolin ha dichiarato che quando gli portò da firmare le lettere su Becciu avrebbe detto: state già pensando il Conclave.
Come sarà Leone XIV?
Non cuciamo troppo addosso dei vestiti a papa Leone. Certamente non è un Francesco II, perché si è chiamato Leone. Ma la dottrina sociale vuol dire una chiesa che ha un suo spessore sociale nella storia, che quindi non si diluisce correndo dietro alle mode, ma allo stesso tempo una Chiesa che non si identifica con i sovranismi e nazionalismi. Non troveremo un Papa tenero nei confronti della cultura woke, ma nemmeno acquiescente nei confronti dei sovranismi. In fondo questo agostiniano ci dice che spirituale e sociale camminano insieme.
[ Salvatore Cannavò ]