Il conclave che si apre domani per eleggere il Papa ha un aspetto inedito: la vasta presenza di cardinali del Sud globale. È una novità che il conclave eredita dal pontificato di Francesco che ha fatto del Sud globale e, più in generale delle periferie, uno dei criteri per il governo della Chiesa. Le scelte cardinalizie del suo pontificato hanno privilegiato non più solo vescovi titolari delle diocesi storiche, ma uomini di Chiesa individuati tra i paesi più piccoli e marginali (come l'isola di Tonga) o più poveri di presenza cattolica, come la Mongolia, l'Iran, l'Algeria e Marocco.
Tale decisione ha ridisegnato il Conclave: l'Europa, seppure ancora il continente con più elettori (53) non avrà più il peso di una volta e saranno più rappresentati rispetto al passato l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Preparando un futuro della Chiesa che abbracci tutti i popoli e sia di orientamento per il mondo intero.
Il pontificato di Papa Francesco è stato segnato dal rapporto con il Sud globale, cioè con quei paesi e con quei continenti che rappresentano un presente carico di problemi ma anche, in prospettiva, il futuro dell'umanità. Prima di tutto a motivo delle sue stesse origini: argentino, nipote di migranti italiani, ha sottolineato, in qualche modo, queste sue radici sin dall'inizio del suo pontificato, quando, appena eletto, disse dalla loggia di San Pietro che i cardinali erano andati a prenderlo "quasi alla fine del mondo", cioè nel suo profondo Sud.
Primo pontefice latino-americano, Francesco ha espresso un magistero in cui emergono con forza le istanze di regioni del mondo che conosceva bene insieme a realtà con cui ha avuto a che fare come arcivescovo di Buenos Aires. Basta pensare ai suoi rapporti con i movimenti popolari che in America Latina e in Africa si battono per il diritto al lavoro, alla terra e alla casa. Ma non lo ha fatto mai in modo ideologico, sempre con il Concilio Vaticano II come base del suo pensiero e come orientamento per la Chiesa e per il mondo. Perché, con grande sensibilità evangelica, era convinto che per capire ogni centro — di un continente, di un paese, di una città— occorreva guardarlo dalla sua periferia.
Non a caso il suo primo viaggio apostolico, nel luglio del 2013, è stato a Lampedusa, dove si può toccare con mano il dolore di un Sud del mondo che guarda all'Europa: periferia ferita dei migranti africani e asiatici, che vedono nel nostro continente la loro salvezza, ma che troppo spesso trovano la morte nel mare o nel deserto. È in quell'occasione che Francesco fece un memorabile discorso contro la "globalizzazione dell'indifferenza". Una sensibilità, quella nei confronti dei profughi, che ha manifestato in tantissime occasioni: basta pensare al suo passaggio a Jerez de la Frontera, al confine tra Messico e Stati Uniti, ai suoi continui appelli per la protezione dei migranti, al suo incoraggiamento nei confronti dei corridoi umanitari e di ogni altra forma di accoglienza, sostegno e integrazione. Tanto che a Lesbo, un'altra isola, come Lampedusa meta di sbarchi dal Sud del mondo, decise nell'aprile del 2016 di portare un gruppo di siriani fuggiti dalla guerra sul suo aereo fino a Roma ed affidarli alla Comunità di Sant'Egidio.
Molto significativa fu, nel novembre del 2015, la scelta di aprire la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia non a Roma bensì a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, sia per gli effetti concreti a favore della riconciliazione di quel paese in guerra che come segno per il mondo intero.
Numerosi sono stati inoltre i viaggi apostolici nel Sud globale. Quelli africani, come in Mozambico e in Madagascar o nella Repubblica Democratica del Congo. In vari Paesi della sua America Latina o il lungo percorso che l'ha portato, nel settembre scorso, già debole nel fisico, nell'Oriente profondo dell'Indonesia, di Timor Est e Papua Nuova Guinea. Tutti paesi dove, oltre all'incontro con i poveri e gli "scartati" — come amava dire — di quelle società, ha potuto incontrare la ricchezza più grande che quei paesi possono esprimere: i tantissimi giovani che in molti casi arrivano a costituire oltre la metà della popolazione.
[ Marco Impagliazzo ]