Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio riflette sulla scelta del prossimo Papa "Il lutto di questi giorni ci dice che l'eredità di Francesco è nella sua umanità"
Negli occhi le immagini delle centinaia di migliaia di persone che attraversano Roma. Nella mente l'attesa per la scelta del successore che entro pochi giorni chiuderà i cardinali elettori nella Cappella Sistina. Ma prima di tutto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, riflette su quello che le immagini di Roma stanno dicendo: «Sono colpito dal lutto molto vasto, in questi termini forse imprevisto, che sta accompagnando l'addio a papa Francesco».
Non si aspettava una reazione popolare così massiccia?
«Molti davano di Francesco un'immagine appannata, stanca. Ma quello che stiamo vedendo ci racconta della popolarità di Francesco e di un popolo che ha sentito la sua figura. E questo pone il tema della sua eredità, della ricerca di un successore che sappia parlare al popolo. Francesco ha evidentemente toccato le persone con la sua grande energia, con le sue azioni, la sua simpatia e la sua capacità di compassione che lo hanno condotto ad abitare il cuore della gente e a superare gli steccati ideologici».
Questa eredità sarà un tema di cui tenere conto nel prossimo Conclave?
«Non so se sarà un tema dentro il Conclave. E' un Conclave nuovo, di cardinali che non si conoscono, che rappresenta una Chiesa grande, diversa e anche contraddittoria, soprattutto di conflittualità tra Paesi. E' la Chiesa della complexio oppositorum, una Chiesa globale in cui vive la complessità delle opposizioni, delle diversità, che non significa la Chiesa dei conflitti. Ma certo c'è un tema che riguarda l'affermazione della Chiesa nazionale in un'epoca in cui il tema dei nazionalismi esiste».
Quanto conteranno gli schieramenti regionali?
«Ci sono ovviamente differenze di aree geopolitiche, ma nessuna di esse può eleggere il papa da sola. Le stesse aree geografiche spaccate al loro interno. Fu proprio Francesco a nominare cardinali nord americani più vicini a sé, visto che altri di quell'area sembravano essergli lontani. Ma non si può parlare di cardinali propriamente Bergogliani come un tempo si parlava di Montiniani. Bisognerà cercare un nucleo di coagulo tra le interpretazioni dell'eredità di Francesco e le spinte delle diverse aree culturali e geografiche».
Questo sembra uno dei Conclavi più aperti degli ultimi quarantasette anni. Uno dei papabili è anche un gesuita. Sarebbero possibili due papi gesuiti uno dopo l'altro?
«Tutto è possibile, anche due gesuiti che si succedono. Al momento non ci sono candidati egemoni. In genere non si tende a insistere sulla stessa area geografica. Dopo un polacco abbiamo avuto un tedesco quindi un argentino. Il vero problema è trovare l'uomo che rappresenti la sintesi o almeno un punto di sintesi. A mio modesto avviso, un uomo solo avrà bisogno di essere aiutato e forse bisognerà pensare anche che questo aiuto si rafforzi».
Pensa che un rafforzamento del Sinodo possa rafforzare anche il papa?
«E' uno dei grandi temi: come continuare il processo sinodale nella Chiesa. E questo è uno dei campi in cui si giocano le differenze tra i possibili candidati. Non solo se continuarlo, ma come continuarlo. Il Sinodo non deve certo limitare il potere del papa, ma forse è necessario introdurre una sinodalità permanente, una specie di piccolo consiglio del Papa. E poi il papa non è solo il papa della Curia ma è un evangelizzatore».
Francesco è stato un evangelizzatore?
«Francesco è stato grande evangelizzatore. I cattolici sono stati rincuorati dal suo papato e anche il mondo musulmano è stato toccato dal suo messaggio. A Giakarta ho visto musulmani pregare nella grande moschea per la sua salute. E' stato un grande missionario e un grande evangelizzatore. Giovanni Paolo II disse: "Io non sono soltanto il successore di Pietro, lo sono anche di Paolo". La Chiesa deve comunicare il Vangelo in Europa e in tutto il resto del mondo».
Crede che ci sia tra i cardinali che entreranno in Conclave una figura di questo tipo?
«Un cardinale tanti anni fa mi disse che quando un papa sceglie un nuovo cardinale lo sceglie pensando al fatto che un giorno potrà essere lui il suo successore. Io penso che in questo Conclave entreranno diversi cardinali degni di essere successori di Francesco».
C'è come sempre il tema dell'età del prescelto. Un papa più giovane ha potenzialmente più anni di regno davanti, uno anziano di meno.
«Quando si parlava del giovane cardinal Siri come possibile successore di Pio XII si parlava della possibilità di avere un padre eterno e non solo un santo padre. Al di là delle battute, c'è un problema di energie. Un papa più giovane è un papa più energico, ma questo è un mondo che consuma tutto. Penso che l'età non sarà l'unica discriminante. Ratzinger fu scelto anche perché tutti erano scioccati dalla fine di un papa eterno e scelsero uno che gli si avvicinava molto. Nella successione a Benedetto ha invece giocato anche un atteggiamento anti-italiano e anti-curiale».
Crede ci sia ancora una pregiudiziale anti-italiana?
«Non credo ci sia più un pregiudizio anti-italiano, ma nemmeno una particolare apertura. Il vero punto nodale è che si trovi un papa che sappia fare di Roma un centro mite, accogliente, che sappia essere evangelizzatore nel mondo. Un papa che abbia una grande forza di fede.Perché senza quest'ultima è un gioco troppo pesante».
Molti stanno giocando al toto-papa: lei crede sia possibile o abbia senso in questo momento?
«Credo proprio di no, anche perché spesso il toto-papa ha solo la funzione di bruciare dei nomi».
Pensa che il nuovo papa sarà in continuità con Francesco o sarà in qualche modo un Papa di rottura rispetto a lui?
«Io penso a un eletto di continuità che però introduca delle modifiche, delle aggiunte che sono del suo carattere. Del resto nella chiesa cattolica una cosa come la rottura non esiste. Possono convivere spinte di spirito rivoluzionario e al contempo di continuità».
Che papa è stato Bergoglio?
«Bergoglio era fedele alla tradizione, ma aveva delle grandi aperture su alcuni temi. E poi fondamentale per lui è stata la grande apertura pastorale della misericordia».
È stato questo che lo ha fatto amare così tanto?
«Proprio così. Per questo stiamo assistendo in queste ore a un lutto più grande di quanto ci saremmo aspettati. Il messaggio e l'umanità di questo Papa sono andati più in là di quanto pensavamo».
[ Alberto Infelise ]