Per la Giornata dei missionari martiri un pellegrinaggio con il vescovo Ruzza al Santuario sull'Isola Tiberina dedicato ai cristiani fedeli al Vangelo con la vita
La casula di san Oscar Romero, rossa come il suo acrificio, si stacca dalle altre reliquie raccolte nel Memoriale dei nuovi martiri, allestito nella cripta medievale della Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina. Alla Vigilia della Giornata di preghiera e digiuno per i martiri missionari, il Centro missionario di Porto-Santa Rufina e l'equipe missionaria di Civitavecchia-Tarquinia hanno proposto un pellegrinaggio al Santuario dei nuovi martiri guidato dal vescovo Gianrico Ruzza e da don Federico Tartaglia, delegato vescovile per la missione, l'ecumenismo e il dialogo interreligioso. Il gruppo è stato accolto dai volontari di Sant'Egidio, che hanno in cura il memoriale, e da don Moise Moriba Beavogui, rettore della basilica.
La storia del santuario è legata al Giubileo del 2000. Nel 1999, in preparazione all'Anno Santo, san Giovanni Paolo II istituì una "Commissione dei nuovi martiri" per indagare sul martirio cristiano del XX secolo. Le riunioni avvennero nei locali della basilica di San Bartolomeo, raccogliendo circa 12mila dossier.
Visitando quelle stanze multimediali ci si imbatte in oggetti, libri, scritti, parti di abiti provenienti da tutto il mondo. Sono spazi tematici distinti per aree geografiche e per dittatura. Video e immagine raccontano lo sviluppo dei regimi mostrando il loro radicale anticristianesimo. Quasi alla fine del percorso prima di una piccola area di preghiera l'abito liturgico del vescovo Oscar Romero lascia impietriti. E' a lui che si deve la riscoperta, dolorosa, del martirio per la fede nei tempi recenti. Il pastore di San Salvador fu ucciso durante la celebrazione dell'Eucarestia dagli squadroni della morte al servizio del potere politico ed economico di El Salvador. Da una posizione iniziale di prudenza, Romero muta gradualmente consapevolezza della propria responsabilità ecclesiale e civile nei confronti del popolo povero, sottoposto a violenza da parte dei potenti, e ucciso. L'assassinio dell'amico gesuita Rutilio Grande spinge il vescovo a rifiutare ogni compromesso con la classe dirigente, diserta gli incontri ufficiali, predica la pace della comunità, parla ai membri delle forze paramilitari ricordando loro di essere fratelli del popolo, denuncia il male e chiede giustizia sociale.
La sua profezia viene contrastata da parti della Chiesa, sia in patria che a Roma, sebbene abbia avuto sostegno da parte dei papi. Muore il 24 marzo del 1980, giorno nel quale la Chiesa fissa la giornata per i missionari martiri. La sua immagine dipinta con il paramento rosso occupa l'angolo inferiore destro della grande icona dei Nuovi martiri e dei testimoni della fede del XX secolo, dipinta da Renata Sciachì della Comunità di Sant'Egidio, per il santuario. Accanto a lui figura Martin Luther King. Perché il santuario nasce e cresce grazie al contributo di tutte le confessioni, unite nel celebrare i testimoni della vita in Cristo.
Davanti all'opera e al messale di san Oscar Romero si sono riuniti i pellegrini in preghiera. Brani del Vangelo, salmi e intercessioni per meditare sul tema annuale della Giornata: "Andate e inviate". Due parole che il vescovo legge come «invito a noi di testimoniare la fedeltà a Dio, invitando tutti a riflettere sulla nostra umanità per difendere la libertà, per difendere la dignità delle persone, per difendere l'autenticità della fede». Avendo «quasi toccato con mano la testimonianza dei cristiani in questo luogo» ha spiegato il pastore «possiamo comprendere che martirio significa che Dio viene prima, e se Dio viene prima, chi ti sta martirizzando lo fa perché non ti sei venduto a lui o a un'istituzione o a un potere o a un dittatore».
Guerre, assuefazione digitale, forme di sovranismo, dittature impongono un'assunzione di responsabilità da parte dei cristiani per essere fedeli al Regno di Dio annunciato da Gesù. «Rimaniamo saldi nel Signore, invitiamo gli altri a venire a questo Signore che forse ci porta anche al martirio» continua il pastore: «Certamente ci porta al martirio quotidiano della testimonianza, della fedeltà al Vangelo, forse ci porta anche al martirio della carne. Questo non lo sappiamo e abbiamo tutti paura di questo, ma sicuramente ci conduce verso la vita eterna».
La storia del santuario è legata al Giubileo del 2000. Nel 1999, in preparazione all'Anno Santo, san Giovanni Paolo II istituì una "Commissione dei nuovi martiri" per indagare sul martirio cristiano del XX secolo. Le riunioni avvennero nei locali della basilica di San Bartolomeo, raccogliendo circa 12mila dossier.
Visitando quelle stanze multimediali ci si imbatte in oggetti, libri, scritti, parti di abiti provenienti da tutto il mondo. Sono spazi tematici distinti per aree geografiche e per dittatura. Video e immagine raccontano lo sviluppo dei regimi mostrando il loro radicale anticristianesimo. Quasi alla fine del percorso prima di una piccola area di preghiera l'abito liturgico del vescovo Oscar Romero lascia impietriti. E' a lui che si deve la riscoperta, dolorosa, del martirio per la fede nei tempi recenti. Il pastore di San Salvador fu ucciso durante la celebrazione dell'Eucarestia dagli squadroni della morte al servizio del potere politico ed economico di El Salvador. Da una posizione iniziale di prudenza, Romero muta gradualmente consapevolezza della propria responsabilità ecclesiale e civile nei confronti del popolo povero, sottoposto a violenza da parte dei potenti, e ucciso. L'assassinio dell'amico gesuita Rutilio Grande spinge il vescovo a rifiutare ogni compromesso con la classe dirigente, diserta gli incontri ufficiali, predica la pace della comunità, parla ai membri delle forze paramilitari ricordando loro di essere fratelli del popolo, denuncia il male e chiede giustizia sociale.
La sua profezia viene contrastata da parti della Chiesa, sia in patria che a Roma, sebbene abbia avuto sostegno da parte dei papi. Muore il 24 marzo del 1980, giorno nel quale la Chiesa fissa la giornata per i missionari martiri. La sua immagine dipinta con il paramento rosso occupa l'angolo inferiore destro della grande icona dei Nuovi martiri e dei testimoni della fede del XX secolo, dipinta da Renata Sciachì della Comunità di Sant'Egidio, per il santuario. Accanto a lui figura Martin Luther King. Perché il santuario nasce e cresce grazie al contributo di tutte le confessioni, unite nel celebrare i testimoni della vita in Cristo.
Davanti all'opera e al messale di san Oscar Romero si sono riuniti i pellegrini in preghiera. Brani del Vangelo, salmi e intercessioni per meditare sul tema annuale della Giornata: "Andate e inviate". Due parole che il vescovo legge come «invito a noi di testimoniare la fedeltà a Dio, invitando tutti a riflettere sulla nostra umanità per difendere la libertà, per difendere la dignità delle persone, per difendere l'autenticità della fede». Avendo «quasi toccato con mano la testimonianza dei cristiani in questo luogo» ha spiegato il pastore «possiamo comprendere che martirio significa che Dio viene prima, e se Dio viene prima, chi ti sta martirizzando lo fa perché non ti sei venduto a lui o a un'istituzione o a un potere o a un dittatore».
Guerre, assuefazione digitale, forme di sovranismo, dittature impongono un'assunzione di responsabilità da parte dei cristiani per essere fedeli al Regno di Dio annunciato da Gesù. «Rimaniamo saldi nel Signore, invitiamo gli altri a venire a questo Signore che forse ci porta anche al martirio» continua il pastore: «Certamente ci porta al martirio quotidiano della testimonianza, della fedeltà al Vangelo, forse ci porta anche al martirio della carne. Questo non lo sappiamo e abbiamo tutti paura di questo, ma sicuramente ci conduce verso la vita eterna».
[ Simone Ciampanella ]