Più di 2.500 città del mondo per la vita e contro la pena di morte. Sono ormai un movimento mondiale, presente nei 5 continenti, che si batte per il rispetto della dignità umana
È importante che il mondo faccia a meno della pena capitale, e che lo faccia presto
Il 30 novembre di ogni anno, dal Duemila, è la Giornata mondiale delle città per la vita, le città contro la pena di morte. Oggi sono diventate più di 2500 nei 5 continenti, e formano un movimento mondiale. Un nuovo attore sulla scena internazionale nella grande battaglia per la dignità umana senza eccezioni, per una giustizia che sa sempre rispettare la vita umana. Questo, non altro, crea più sicurezza nelle città e nel mondo.
Oggi il mondo tutto, gran parte di esso, si è lasciato prendere dalla fascinazione della guerra, anche se non c'è una guerra, dalla nascita delle Nazioni unite, che abbia lasciato un mondo migliore. L'Unione europea è un sogno realizzato e una vittoria della pace sulla guerra. Proprio perché siamo esperti di distruzione e di guerra, di guerre, ne abbiamo avuto abbastanza di morte, l'Ue è diventato il primo continente europeo deathpenaltyfiye.
La Comunità di Sant'Egidio dalla fine degli anni '90 ha lavorato per unificare il fronte "per la moratoria" e quello "per l'abolizione", fin lì contrapposti. E, per favorire una "controcultura" e percorsi abolizionisti, ha promosso - mentre tenta di umanizzare la vita nei carceri e nei bracci della morte anche fuori dall'Italia - due strumenti di grande efficacia, al servizio del movimento mondiale: le Città per la vita e le Conferenze internazionali dei ministri della giustizia, dove venti, trenta responsabili della giustizia da Paesi abolizionisti e Paesi mantenitori si confrontano in pubblico e a porte chiuse, si scambiano problemi e buone pratiche: così più di una abolizione della pena di morte, dalla Mongolia, al New Mexico e al Centrafrica hanno preso forma.
Pochi giorni dopo aver preso parte all'incontro di Roma (novembre 2024), all'Assemblea generale delle Nazioni unite a New York, il 17 dicembre, il Marocco ha votato per la prima volta a favore di una moratoria universale, l'Uganda - Paese mantenitore - si è astenuto, il Kenya ha votato a favore e ha avviato l'iter parlamentare per la piena abolizione. In Indonesia hanno introdotto una "messa alla prova dei condannati a morte" sperimentale: dopo dieci anni di condotta integerrima possono chiedere la commutazione della pena in detenzione.
Sono solo alcuni esempi di un mondo che - in controtendenza con tempi violenti e di guerre - per la prima volta nella storia sta svuotando questo strumento barbaro e di non-giustizia che ha accompagnato l'umanità fm dalle origini. 130 voti favorevoli alla Risoluzione per una moratoria universale all'Onu è il numero più alto di sempre. Erano 103 nel 2007. È un segnale contro la guerra.
In una società dove il male si pretende di sradicarlo fisicamente, dove gli oppositori sono chiamati e visti come nemici, la guerra di uno Stato intero contro un individuo e di un uomo contro un altro uomo non è diversa: e ne fanno le spese le donne, troppe. I femminicidi. Anche la violenza urbana è parte di questo. Le guerre tra bande. Siamo da anni in mezzo a una "guerra mondiale a pezzi", che rischia di diventare guerra nucleare, ma dobbiamo lottare e lavorare anche contro "la pena di morte a pezzi". È importante che il mondo faccia a meno della pena capitale, e che lo faccia presto: com'è accaduto già nella storia, almeno nelle leggi e nella coscienza morale dell'umanità, per la schiavitù e la tortura.
Siamo a un tornante della storia. Erano solo 16 i Paesi che avevano abolito la pena di morte nel 1975, e oggi ne contiamo 144 che non la usano più, 55 che la mantengono negli statuti, 16 (sempre troppi) che l'hanno utilizzata davvero nell'ultimo anno. Non conosciamo i dati definitivi di Cina, Vietnam, Corea del Nord. Le esecuzioni conosciute sono risalite, da 883 a 1.153 nel 2023. Ma 9 esecuzioni conosciute su 10, nel mondo, avvengono in due paesi, l'Iran e l'Arabia Saudita. Il resto avviene in altri 14 Paesi.
Non è un percorso lineare, ma crescono le buone notizie: continua un tempo senza esecuzioni in Myanmar e in Giappone. In Pakistan la pena capitale non è più prevista per i reati legati al traffico di droga. È una strada che altri possono intraprendere, anche perché traffico di droga e terrorismo sono la grande motivazione per quasi tutte le esecuzioni comminate nel mondo. C'è una buona notizia: in pochi anni da 4 sono diventati 24 i Paesi africani che hanno abolito la pena capitale in tutti i casi e due per i reati comuni. Lo scorso anno, su 55 Paesi dell'Unione africana solo Somalia ed Egitto hanno compiuto esecuzioni capitali.
La pena di morte, purtroppo, non è uno strumento di giustizia, ma dipende dalla geografia e dalla ricerca del consenso. Negli Usa più della metà di tutte le esecuzioni avviene in due stati, Texas e Florida. Un quarto di tutte le esecuzioni americane avviene in 2 sole contee texane su 3.142 contee che ci sono negli Usa. Innocence Project per gli Usa ha dimostrato come 7 volte su 10 la persona sbagliata era stata identificata sulla base di testimoni oculari. E in un caso su 5 avevano rilasciato confessioni false. Non esiste il sistema giudiziario perfetto. Anche per questo non può essere mai tolto quello che non si può restituire, la vita.
L'abolizione della pena di morte rende più credibili i sistemi giudiziari, li difende da sé stessi. E sempre "inammissibile", come ricorda all'umanità intera papa Francesco con il Catechismo della Chiesa cattolica. La pena di morte è l'illusione di tagliare l'arto malato per fare vivere il corpo sano, che invece sano non è, e andrebbe curato. Lo Stato che amministra la pena di morte si sostituisce a Dio e si muove come se fosse Dio, ma non lo è. La vita umana non è nella sua disponibilità.
Abbiamo chiesto solennemente al presidente Biden - e il Papa l'ha invocato solennemente all'Angelus - di commutare le oltre 40 sentenze capitali nel braccio della morte negli Stati Uniti, prima di lasciare il suo ufficio. Biden, dopo aver protetto suo figlio, 1.500 persone dell'amministrazione, ha infine commutato 37 delle 40 condanne alla pena di morte in altrettanti ergastoli, pochi giorni prima del passaggio di potere con il nuovo presidente eletto Donald Trump. Ma con il ritorno di Trump alla Casa Bianca si teme un aumento del numero delle esecuzioni.
Perché abolire la pena di morte con tanti problemi che ci stanno? Perché è così che inizia la pace, e abbiamo bisogno di pace.
Oggi il mondo tutto, gran parte di esso, si è lasciato prendere dalla fascinazione della guerra, anche se non c'è una guerra, dalla nascita delle Nazioni unite, che abbia lasciato un mondo migliore. L'Unione europea è un sogno realizzato e una vittoria della pace sulla guerra. Proprio perché siamo esperti di distruzione e di guerra, di guerre, ne abbiamo avuto abbastanza di morte, l'Ue è diventato il primo continente europeo deathpenaltyfiye.
La Comunità di Sant'Egidio dalla fine degli anni '90 ha lavorato per unificare il fronte "per la moratoria" e quello "per l'abolizione", fin lì contrapposti. E, per favorire una "controcultura" e percorsi abolizionisti, ha promosso - mentre tenta di umanizzare la vita nei carceri e nei bracci della morte anche fuori dall'Italia - due strumenti di grande efficacia, al servizio del movimento mondiale: le Città per la vita e le Conferenze internazionali dei ministri della giustizia, dove venti, trenta responsabili della giustizia da Paesi abolizionisti e Paesi mantenitori si confrontano in pubblico e a porte chiuse, si scambiano problemi e buone pratiche: così più di una abolizione della pena di morte, dalla Mongolia, al New Mexico e al Centrafrica hanno preso forma.
Pochi giorni dopo aver preso parte all'incontro di Roma (novembre 2024), all'Assemblea generale delle Nazioni unite a New York, il 17 dicembre, il Marocco ha votato per la prima volta a favore di una moratoria universale, l'Uganda - Paese mantenitore - si è astenuto, il Kenya ha votato a favore e ha avviato l'iter parlamentare per la piena abolizione. In Indonesia hanno introdotto una "messa alla prova dei condannati a morte" sperimentale: dopo dieci anni di condotta integerrima possono chiedere la commutazione della pena in detenzione.
Sono solo alcuni esempi di un mondo che - in controtendenza con tempi violenti e di guerre - per la prima volta nella storia sta svuotando questo strumento barbaro e di non-giustizia che ha accompagnato l'umanità fm dalle origini. 130 voti favorevoli alla Risoluzione per una moratoria universale all'Onu è il numero più alto di sempre. Erano 103 nel 2007. È un segnale contro la guerra.
In una società dove il male si pretende di sradicarlo fisicamente, dove gli oppositori sono chiamati e visti come nemici, la guerra di uno Stato intero contro un individuo e di un uomo contro un altro uomo non è diversa: e ne fanno le spese le donne, troppe. I femminicidi. Anche la violenza urbana è parte di questo. Le guerre tra bande. Siamo da anni in mezzo a una "guerra mondiale a pezzi", che rischia di diventare guerra nucleare, ma dobbiamo lottare e lavorare anche contro "la pena di morte a pezzi". È importante che il mondo faccia a meno della pena capitale, e che lo faccia presto: com'è accaduto già nella storia, almeno nelle leggi e nella coscienza morale dell'umanità, per la schiavitù e la tortura.
Siamo a un tornante della storia. Erano solo 16 i Paesi che avevano abolito la pena di morte nel 1975, e oggi ne contiamo 144 che non la usano più, 55 che la mantengono negli statuti, 16 (sempre troppi) che l'hanno utilizzata davvero nell'ultimo anno. Non conosciamo i dati definitivi di Cina, Vietnam, Corea del Nord. Le esecuzioni conosciute sono risalite, da 883 a 1.153 nel 2023. Ma 9 esecuzioni conosciute su 10, nel mondo, avvengono in due paesi, l'Iran e l'Arabia Saudita. Il resto avviene in altri 14 Paesi.
Non è un percorso lineare, ma crescono le buone notizie: continua un tempo senza esecuzioni in Myanmar e in Giappone. In Pakistan la pena capitale non è più prevista per i reati legati al traffico di droga. È una strada che altri possono intraprendere, anche perché traffico di droga e terrorismo sono la grande motivazione per quasi tutte le esecuzioni comminate nel mondo. C'è una buona notizia: in pochi anni da 4 sono diventati 24 i Paesi africani che hanno abolito la pena capitale in tutti i casi e due per i reati comuni. Lo scorso anno, su 55 Paesi dell'Unione africana solo Somalia ed Egitto hanno compiuto esecuzioni capitali.
La pena di morte, purtroppo, non è uno strumento di giustizia, ma dipende dalla geografia e dalla ricerca del consenso. Negli Usa più della metà di tutte le esecuzioni avviene in due stati, Texas e Florida. Un quarto di tutte le esecuzioni americane avviene in 2 sole contee texane su 3.142 contee che ci sono negli Usa. Innocence Project per gli Usa ha dimostrato come 7 volte su 10 la persona sbagliata era stata identificata sulla base di testimoni oculari. E in un caso su 5 avevano rilasciato confessioni false. Non esiste il sistema giudiziario perfetto. Anche per questo non può essere mai tolto quello che non si può restituire, la vita.
L'abolizione della pena di morte rende più credibili i sistemi giudiziari, li difende da sé stessi. E sempre "inammissibile", come ricorda all'umanità intera papa Francesco con il Catechismo della Chiesa cattolica. La pena di morte è l'illusione di tagliare l'arto malato per fare vivere il corpo sano, che invece sano non è, e andrebbe curato. Lo Stato che amministra la pena di morte si sostituisce a Dio e si muove come se fosse Dio, ma non lo è. La vita umana non è nella sua disponibilità.
Abbiamo chiesto solennemente al presidente Biden - e il Papa l'ha invocato solennemente all'Angelus - di commutare le oltre 40 sentenze capitali nel braccio della morte negli Stati Uniti, prima di lasciare il suo ufficio. Biden, dopo aver protetto suo figlio, 1.500 persone dell'amministrazione, ha infine commutato 37 delle 40 condanne alla pena di morte in altrettanti ergastoli, pochi giorni prima del passaggio di potere con il nuovo presidente eletto Donald Trump. Ma con il ritorno di Trump alla Casa Bianca si teme un aumento del numero delle esecuzioni.
Perché abolire la pena di morte con tanti problemi che ci stanno? Perché è così che inizia la pace, e abbiamo bisogno di pace.
[ Mario Marazziti ]