Capoterra. Settanta persone al pranzo organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio e da Capoterra 2.0
Il racconto dell'ucraina fuggita dalla guerra: «Qui mi sono sentita subito a casa»
Un pranzo di Natale all'insegna della solidarietà e dell'inclusione per settanta persone nei locali della confraternita Sant'Efisio. L'iniziativa, promossa dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con l'associazione Capoterra 2.0, ha visto la partecipazione di rifugiati ucraini, cittadini africani e famiglie del territorio, in un'atmosfera di vera condivisione e fratellanza che si è trasformata in un momento conviviale in un'occasione di incontro tra culture diverse.
L'iniziativa
Un appuntamento che si rinnova per il terzo anno consecutivo, rafforzando sempre più il suo significato di inclusione e sostegno reciproco tra la comunità di Capoterra e chi ha trovato rifugio nel territorio. «La solidarietà è il motore della società», afferma Gian Matteo Sabatino, responsabile della Comunità di Sant'Egidio, che coordina le attività tra Cagliari e Capoterra. «Il nostro obiettivo è tessere una rete di solidarietà e amicizia, e questo pranzo ne è la perfetta manifestazione». Non è un caso che molti dei commensali siano studenti della scuola di italiana che, ogni sabato, trova spazio nei locali della chiesa di Sant'Efisio, «È motivo di grande orgoglio vedere come tanti di loro si siano trasformati da beneficiari in volontari attivi delle nostre iniziative», sottolinea Sabatino.
Il momento clou della giornata è arrivato con l'ingresso a sorpresa di tre "Babbi Natale" che hanno distribuito doni ai presenti.
La testimonianza
Un mosaico di vite e culture si intreccia attorno alle tavole imbandite, dove le storie di chi ha trovato in Capoterra una seconda casa emergono con naturalezza. Come quella di Ivanna, 33enne ucraina che tre anni fa ha lasciato il suo paese «Sono arrivata qui con mio figlio e ci siamo sentili subito accolti», racconta. «Oggi mio figlio frequenta la scuola, pratica sport e io continuo il mio percorso di apprendimento della lingua italiana. Ci sentiamo davvero parte di questa comunità».
Anche Tatiana, connazionale di Ivanna giunta in Sardegna nel 2022, ha trovato nella comunità di Capoterra un punto di riferimento. Nonostante risieda a Pula, frequenta assiduamente il corso di italiano, dove ha già raggiunto un ragguardevole livello B2: «Ho scoperto una vita più serena qui», confida. «Il corso non mi ha solo insegnato la lingua ma mi ha regalato delle amicizie preziose. Mi sono sentita subito a casa».
I volontari
Dietro il successo dell'iniziativa si cela il lavoro instancabile dei volontari, con Capoterra 2.0 in prima linea al fianco della Comunità di Sant'Egidio. «È il terzo anno consecutivo che collaboriamo», spiega Franco Vistosu, presidente dell'associazione. «Il nostro punto di forza sono i soci, persone che dedicano tempo ed energie per il bene della comunità». L'orgoglio traspare dalle parole di Vistosu mentre osserva la sala gremita: «Vedere così tante persone riunite ci riempie di soddisfazione. In un periodo dell'anno in cui la solitudine può pesare ancora di più, siamo riusciti a creare un momento di vera condivirione e calore umano»
Un appuntamento che si rinnova per il terzo anno consecutivo, rafforzando sempre più il suo significato di inclusione e sostegno reciproco tra la comunità di Capoterra e chi ha trovato rifugio nel territorio. «La solidarietà è il motore della società», afferma Gian Matteo Sabatino, responsabile della Comunità di Sant'Egidio, che coordina le attività tra Cagliari e Capoterra. «Il nostro obiettivo è tessere una rete di solidarietà e amicizia, e questo pranzo ne è la perfetta manifestazione». Non è un caso che molti dei commensali siano studenti della scuola di italiana che, ogni sabato, trova spazio nei locali della chiesa di Sant'Efisio, «È motivo di grande orgoglio vedere come tanti di loro si siano trasformati da beneficiari in volontari attivi delle nostre iniziative», sottolinea Sabatino.
Il momento clou della giornata è arrivato con l'ingresso a sorpresa di tre "Babbi Natale" che hanno distribuito doni ai presenti.
La testimonianza
Un mosaico di vite e culture si intreccia attorno alle tavole imbandite, dove le storie di chi ha trovato in Capoterra una seconda casa emergono con naturalezza. Come quella di Ivanna, 33enne ucraina che tre anni fa ha lasciato il suo paese «Sono arrivata qui con mio figlio e ci siamo sentili subito accolti», racconta. «Oggi mio figlio frequenta la scuola, pratica sport e io continuo il mio percorso di apprendimento della lingua italiana. Ci sentiamo davvero parte di questa comunità».
Anche Tatiana, connazionale di Ivanna giunta in Sardegna nel 2022, ha trovato nella comunità di Capoterra un punto di riferimento. Nonostante risieda a Pula, frequenta assiduamente il corso di italiano, dove ha già raggiunto un ragguardevole livello B2: «Ho scoperto una vita più serena qui», confida. «Il corso non mi ha solo insegnato la lingua ma mi ha regalato delle amicizie preziose. Mi sono sentita subito a casa».
I volontari
Dietro il successo dell'iniziativa si cela il lavoro instancabile dei volontari, con Capoterra 2.0 in prima linea al fianco della Comunità di Sant'Egidio. «È il terzo anno consecutivo che collaboriamo», spiega Franco Vistosu, presidente dell'associazione. «Il nostro punto di forza sono i soci, persone che dedicano tempo ed energie per il bene della comunità». L'orgoglio traspare dalle parole di Vistosu mentre osserva la sala gremita: «Vedere così tante persone riunite ci riempie di soddisfazione. In un periodo dell'anno in cui la solitudine può pesare ancora di più, siamo riusciti a creare un momento di vera condivirione e calore umano»
[ Michele Porco ]