L'ex caserma Passalacqua abbandonata intanto viene utilizzata sempre più da persone in difficoltà
La provincia al top in Italia per il reddito: "Ma ci sono troppe emergenze dimenticate". Viaggio tra i volontari, ogni giorno aiutano numerosi anziani e lavoratori precari
Novara è la quarta provincia d'Italia per ricchezza, dice l'indagine del Sole 24 Ore. Un dato che fa pensare a un futuro prospero ma che si scontra con le sacche di povertà.
«Qui non la vediamo proprio la ricchezza della quarta città d'Italia ...» dice, ridendo amaramente. Stefania D'Addeo, volontaria di «Savore». Il «qui» a cui si riferisce sono i palazzi del Peep Est ma la presidente della Comunità di Sant'Egidio, Daniela Sironi, lo allarga anche alle vecchie case popolari di Sant'Andrea e ad alcune abitazioni di anziani soli e malati in tanti quartieri. La Novara che vanta conti in banca e proprietà che la fanno volare nella classifica dei capoluoghi di provincia più abbienti del Paese sta da un'altra parte: «In questa città vivono mondi paralleli che non si incontrano mai».
L'associazione «Savore» deve il suo nome all'acronimo di «Sant'Agabio Volontari Resilienti» e in effetti loro cercano di resistere nella sede di via Calvari 12, in un ex negozio delle case popolari. «Ogni giorno bussa alla porta qualcuno che chiede la spesa, abiti e in questo periodo anche delle coperte perché parecchi non riescono a pagare il riscaldamento - racconta la vicepresidente Stefania D'Addeo -. Le più in difficoltà sono le donne sole con i figli da gestire e mantenere perché i padri sono poco presenti o non si fanno proprio vedere».
Il problema è il lavoro, che è saltuario, pagato poco e a volte non c'è proprio perché è impossibile da mantenere, per una malattia o una condizione familiare complicata: «Che possibilità di occupazione può avere una mamma sola con bambini piccoli da accompagnare a scuola o da accudire se si ammalano? Non c'è sostegno o aiuto per lei continua D'Addeo -. Da qui poi è anche difficile spostarsi: i bus sono pochi, dopo le otto di sera non ci sono più e la domenica sono tre in tutto il giorno. Chi non ha l'auto fatica ad andare a lavorare con i turni ma senza stipendio come la mantieni una vettura? Spesso si crea un circolo vizioso difficile da spezzare anche nelle situazioni che per altri sono banali e scontate».
Gli «altri» sono i novaresi di quella città che è al quarto posto in classifica: «Si vede che c'è e produce qui la sua ricchezza che poi va a spendere altrove perché fermarsi solo al centro di Novara è provinciale e bisogna andare almeno a Milano o in Svizzera - commenta Sironi, presidente della Comunità di Sant'Egidio -. Ma se invece si va nelle periferie ci si accorge di una realtà ben diversa. Noi ci ritroviamo ad accompagnare i bambini in gita proprio nel cuore della città perché molti nemmeno lo conoscono. Vite parallele che non si incrociano mai». Oggi la povertà che incontrano i volontari emerge, oltre dal bisogno materiale, anche dall'esistenza e dall'animo delle persone: «Troviamo una grande solitudine e una grande mancanza di condivisione - aggiunge Sironi -. Ci sono porte che non si aprono mai, persone che non ricevono la visita di nessuno, soprattutto anziani e malati. Le relazioni erano già in difficoltà prima ma poi l'arrivo del Covid ha spazzato via tutte le poche abitudini di scambio». E ancora: «Le famiglie sono sempre più strette e in crisi, molti hanno contatti sul lavoro ma poi trascorrono il resto del tempo a casa, soprattutto se hanno poche risorse per frequentare posti "sociali" come bar per gli aperitivi, palestre e ristoranti. Bisogna ritornare a tessere legami tra le persone altrimenti la solitudine diventa drammatica».
L'associazione «Savore» deve il suo nome all'acronimo di «Sant'Agabio Volontari Resilienti» e in effetti loro cercano di resistere nella sede di via Calvari 12, in un ex negozio delle case popolari. «Ogni giorno bussa alla porta qualcuno che chiede la spesa, abiti e in questo periodo anche delle coperte perché parecchi non riescono a pagare il riscaldamento - racconta la vicepresidente Stefania D'Addeo -. Le più in difficoltà sono le donne sole con i figli da gestire e mantenere perché i padri sono poco presenti o non si fanno proprio vedere».
Il problema è il lavoro, che è saltuario, pagato poco e a volte non c'è proprio perché è impossibile da mantenere, per una malattia o una condizione familiare complicata: «Che possibilità di occupazione può avere una mamma sola con bambini piccoli da accompagnare a scuola o da accudire se si ammalano? Non c'è sostegno o aiuto per lei continua D'Addeo -. Da qui poi è anche difficile spostarsi: i bus sono pochi, dopo le otto di sera non ci sono più e la domenica sono tre in tutto il giorno. Chi non ha l'auto fatica ad andare a lavorare con i turni ma senza stipendio come la mantieni una vettura? Spesso si crea un circolo vizioso difficile da spezzare anche nelle situazioni che per altri sono banali e scontate».
Gli «altri» sono i novaresi di quella città che è al quarto posto in classifica: «Si vede che c'è e produce qui la sua ricchezza che poi va a spendere altrove perché fermarsi solo al centro di Novara è provinciale e bisogna andare almeno a Milano o in Svizzera - commenta Sironi, presidente della Comunità di Sant'Egidio -. Ma se invece si va nelle periferie ci si accorge di una realtà ben diversa. Noi ci ritroviamo ad accompagnare i bambini in gita proprio nel cuore della città perché molti nemmeno lo conoscono. Vite parallele che non si incrociano mai». Oggi la povertà che incontrano i volontari emerge, oltre dal bisogno materiale, anche dall'esistenza e dall'animo delle persone: «Troviamo una grande solitudine e una grande mancanza di condivisione - aggiunge Sironi -. Ci sono porte che non si aprono mai, persone che non ricevono la visita di nessuno, soprattutto anziani e malati. Le relazioni erano già in difficoltà prima ma poi l'arrivo del Covid ha spazzato via tutte le poche abitudini di scambio». E ancora: «Le famiglie sono sempre più strette e in crisi, molti hanno contatti sul lavoro ma poi trascorrono il resto del tempo a casa, soprattutto se hanno poche risorse per frequentare posti "sociali" come bar per gli aperitivi, palestre e ristoranti. Bisogna ritornare a tessere legami tra le persone altrimenti la solitudine diventa drammatica».
[ Barbara Cottavoz ]