In libreria “Quanto vale la vita di un uomo” del sacerdote, con prefazione dell'ex ministro Riccardi e postfazione di don Vigliotta
“Quanto vale la vita di un uomo” . È il titolo del nuovo libro di don Antonello Giannotti , con la prefazione di Andrea Riccardi , già ministro dell'Integrazione e fondatore della Comunità di Sant'Egidio , e la postfazione di don Antimo Vigliotta , direttore della Caritas diocesana . «Nel sentire collettivo - spiega don Antonello - il migrante è un intruso, un ingombro, è una cosa strana, indecifrabile. Non suscita curiosità, interesse, piuttosto paura. Alla paura si reagisce con l'attacco, con il disconoscimento, con la sopraffazione. Occorre compiere un lungo cammino di rieducazione delle coscienze prima che le persone possano comprendere come quelle stesse persone siano una grande risorsa per un Paese che invecchia sempre di più. Un cammino che deve iniziare dalla conoscenza puntuale dell'immigrato e della rispettabilissima cultura di cui è portatore».
Il volume, edito da Saletta dell'Uva, raccoglie storie di migranti sfruttati, umiliati e mortificati , le analizza, offre soluzioni, invita a raccogliere il testimone. «La presenza degli immigrati - scrive Riccardi - pone il problema di quale società si vuole costruire nel prossimo futuro. Anche perché, ci ricorda Giannotti, l'integrazione è un processo progressivo verso la partecipazione attiva delle persone immigrate alla vita del loro nuovo paese di residenza, grazie alla conoscenza, l'adattamento e la comprensione reciproca».
I migranti, chi sono? «Occupati prevalentemente – continua Giannotti – nel lavoro domestico e familiare, in agricoltura e in edilizia, fanno lavori che gli italiani non prediligono e, spesso, lo fanno in nero e da precari. Ma senza gli immigrati molte famiglie ed aziende sarebbero in seria difficoltà. Caserta , come tutta la Campania, ha tassi di arrivo notevoli che da un lato la pongono come “modello” grazie al lavoro della Caritas diocesana, dall'altro pongono interrogativi alla coscienza».
Una storia per tutte, quella di Kofi che lavorava per un'azienda che si occupa di smaltimento dei rifiuti. Non era solo, lui lavorava insieme ad altri tre connazionali, africani come lui. «Le condizioni lavorative - dice l'autore - erano pessime: 14 ore al giorno per 20 euro , che spesso non venivano neanche pagati. Avevano già accumulato ben 7 mensilità non pagate, ma non potevano fare nulla, neanche andarsene, perché non li facevano uscire. Quando non lavoravano, infatti, dovevano stare dentro uno dei container dei rifiuti, quello più “pulito”, ovvero quello del vetro. Un giorno Kofi si impunta: vuole i suoi soldi, o non lavorerà più. E tenta di andarsene. La conseguenza della sua reazione è estrema: i due datori di lavoro lo massacrano di botte , colpendolo ripetutamente alla testa, provocando traumi toracici, e soprattutto spaccandogli la gamba in più punti con un martello. Nottetempo Kofi riesce, comunque, a scappare e si presenta, con la gamba rotta, allo sportello di assistenza legale della Caritas. Viene assistito, e, poi, lui racconta tutto. Come Caritas abbiamo subito provveduto affinché Kofi avesse una sistemazione adeguata e poi abbiamo presentato denuncia».
Queste e molte altre storie saranno raccontate giovedì alle 17, nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes con l'autore , il vescovo Pietro Lagnese; Marco Impagliazzo, ordinario di Storia contemporanea e storia della pace all'Università Roma Tre e presidente della Comunità di Sant'Egidio; Paolo Borrometi , giornalista, scrittore e condirettore dell'Agenzia Giornalistica Italia; don Antimo Vigliotta , direttore Caritas Caserta; Gianluca Castaldi , responsabile area Immigrazione Caritas Caserta.
[ Nasia Verdile ]