La disumana crociata contro i migranti

Le idee
Morire di speranza. È il nome che Sant’Egidio ha dato alla veglia di preghiera che, ogni anno, ricorda coloro che sono morti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Solo nel Mediterraneo sono circa 30.000 negli ultimi 10 anni. Se si contano anche coloro che sono morti lungo le rotte terrestri della tratta, il numero raddoppia.
Sono quasi tutti rifugiati. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite il numero di persone in fuga nel mondo supera i 117 milioni: una cifra enorme prodotta dal moltiplicarsi dei conflitti. E’ la “terza guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita Papa Francesco. Il risultato di un mondo multipolare, in cui la guerra è stata riabilitata come strumento di risoluzione delle controversie.
A Napoli, la veglia aperta a tutti si svolgerà giovedì 27 giugno alle 18 nella Chiesa di San Pietro Martire, a pochi passi dall’Università. Sull’invito che ho ricevuto è raffigurata un’icona: i discepoli ammassati sulla barca insieme a Gesù. Di Gesù, anzi, ce ne sono due. Uno dorme a poppa, l’altro è a prua, sveglio e intento a calmare le acque.
È il Vangelo della tempesta sedata: gli apostoli, impauriti dalla tempesta, svegliano Gesù implorandolo di intervenire.
Non posso evitare di pensare a quanti migranti, prima di arrendersi alla forza del mare, abbiano gridato o pensato “Dio, salvami... salva mio figlio … mia sorella … mia moglie”. Conta poco a quale Dio si siano rivolti. Nessuno è giunto in loro soccorso, né in nome di Dio, né in nome dell’umanità.
I Paesi europei sembrano sordi alle richieste di soccorso e anche l’opinione pubblica, spesso, preferisce dormire. C’è chi, come la guardia costiera greca, è sospettato di avere rigettato in mare alcuni profughi causandone la morte.
L’Italia certo non è migliore. Nell’ultima tragedia al largo delle coste calabre sono morte 64 persone: 26 erano bambini.
Le vite dei migranti sono il prezzo da pagare per ottenere un po’ di consenso elettorale. C’è un astio nei confronti dei rifugiati che poi si trasforma in disprezzo per la vita umana e, per quanto si tenti di confinarlo in Albania o in Libia, finisce per raggiungerci e accompagnarci tutti i giorni.
Esattamente un anno fa moriva Friederick Akwasi, massacrato di botte da alcuni minorenni solo per vincere la noia. Un anno dopo è Satnam Singh a ricordarci che nonsiamo “brava gente”.
Questa continua crociata contro i migranti, in realtà, è un grande raggiro anche per i lavoratori italiani. Costringere all’ingresso illegale, minacciare continuamente di espulsione, spingere ai margini della legalità tanti lavoratori stranieri significa porli in condizione di ricattabilità. E se puoi ricattare un migrante, se lo puoi pagare pochi euro, se puoi abbandonarlo in strada agonizzante allora perché dovresti pagare un giusto salario a un lavoratore italiano? C’è un esercito di disperati da far entrare, ma non regolarmente. Prima vanno ridotti alla fame, alla disperazione.
Sono profughi? Che paghino la salvezza con la schiavitù. E i lavoratori italiani se la prendano con gli immigrati per questa “concorrenza sleale”.
Ma questa non è concorrenza, è sfruttamento.
La soluzione ci sarebbe, ed è auspicata dai libri di economia: mettere in regola i lavoratori stranieri e garantire parità di salario a tutti, indipendentemente dalla provenienza. Così, non ci sarebbero più caporali e sfruttatori pronti a comprare carne umana al minor prezzo e gli imprenditori sceglierebbero i lavoratori in base alla capacità: al merito, e non alla ricattabilità.
In questo scenario disumano, forse, c’è una buona notizia.
Gli accordi di Schengen e di Lisbona prevedono la possibilità di un ingresso in sicurezza. Da alcuni anni, i corridoi umanitari promossi da Sant’Egidio, dalla Cei, dalla Tavola Valdese e dalle Chiese Evangeliche hanno consentito l’ingresso in vari paesi europei di centinaia di famiglie provenienti da Siria, Libano, Corno d’Africa. Sono migliaia di bambini, uomini e donne che hanno ricevuto ospitalità e poi sono stati accompagnati nell’inserimento sociale e lavorativo.
A Napoli, con il Programma “Formula” promosso da Intesa San Paolo e Fondazione Cesvi, che si occupano della raccolta dei fondi, Sant’Egidio prevede di ospitare 6 famiglie. Un piccolo numero, forse 30 persone. Ma sono vite strappate dall’inferno dei campi profughi. È la risposta a chi supplica e chiede di essere salvato dal mare in tempesta.

[ Dario Spagnuolo ]