«Oggi mancano 13mila case per dare risposte a tutti»

Il diritto di abitare. Riformare la legge regionale. Analisi e proposte nel corso sulla gestione degli alloggi Erp del convegno promosso da Utopie
«Serve una nuova politica abitativa ; ma anche Area deve ritrovare la spinta propulsiva che ha perso»
Una nuova politica della casa che garantisca a tutti il diritto all'abitare. Per raggiungere questo obiettivo bisogna riformare la legge regionale che disciplina le assegnazioni e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, datata 1989. Ma anche Area, l'Agenzia Regionale per l'Edilizia Abitativa, deve ritrovare la spinta propulsiva e la vivacità che aveva contraddistinto i primi anni di attività. C'è poi il tema di una fiscalizzazione più vantaggiosa a carico dei proprietari. E infine si deve dare maggiore impulso a sperimentazioni come l'housing sociale e il cohousing, partendo da esempi virtuosi anche nella nostra città.
Queste le proposte emerse nel convegno organizzato da Utopie che ha messo insieme tutti i soggetti portatori di interesse. È venuto fuori un confronto ricco di contenuti e con uno spirito propositivo che spetta alle istituzioni trasformare in atti concreti. «Il diritto all'abitare è sancito da leggi e trattati oltre ad essere riconosciuto da molte pronunce della Corte costituzionale - ha detto la presidente di Utopie Tania Decortes. «Oggi - ha aggiunto Grazia Manca in apertura dei lavori - viviamo una grande emergenza abitativa che sta coinvolgendo strati sempre più ampi della popolazione. In Sardegna e a Sassari il problema riveste un'importanza fondamentale e c'è una chiara difficoltà nel dare risposte alle esigenze e aspettative della cittadinanza».
A Salvatore Multinu, già dirigente di Area, è spettato il compito di delineare il ruolo dell'Agenzia. «Area è proprietaria di 34 mila alloggi, il 5% del numero complessivo presente in Sardegna. E' evidente che sia il fulcro delle politiche abitative regionali. Quando fu creato, nel 2006, furono avviate iniziative su vasta scala, con soluzioni innovative per l'efficientamento degli edifici, con sistemi di gestione adeguati. C'era un cda di alto livello che però non ebbe dei successori all'altezza. Venne commissariato alla fine del mandato Pigliaru e questo certificò anche una perdita di autonomia. Ora sembra l'ufficio di un assessorato. Se vogliamo che i portatori di interesse possano essere ascoltati bisogna modificare la situazione. Area deve tornare allo spirito originale».
Maria Giovanna Campus è un'assistente sociale che lavora nel settore Politiche per la casa del Comune di Sassari. «La casa è una determinante sociale della salute dei cittadini. Se riconosciamo il diritto all'abitare dobbiamo capire dove viene collocato questo diritto che oggi come oggi è economicamente condizionato. Sono 13mila le unità abitative che mancano a Sassari per dare risposta alle esigenze dei cittadini. Per quanto riguarda l'Erp abbiamo a disposizione 3000 abitazioni di cui 2100 di proprieà di Area. C'è una morosità che supera il 50% e una grande difficoltà a recuperare e riassegnare in condizioni adeguate gli immobili che vengono liberati. Per garantire il fabbisogno abitativo abbiamo erogato contributo per locazioni per circa 6 milioni di euro. In Europa c'è stata una grande diffusione della formula pubblico/privata dell'housing sociale e noi qua a Sassari, grazie al bando Pinqua, abbiamo ottenuto un finanziamento del Ministero e saremo tra i pochi casi in Italia di housing sociale con fondi interamente pubblici, perché potremo recuperare alloggi pubblici, come ad esempio il Turritania, per metterli a disposizione di quella fascia grigia di popolazione, quel ceto medio che oggi ha difficoltà nel trovare un alloggio».
Chiara Salis, della Comunità di Sant'Egidio ha portato il contributo sulla sperimentazione del cohousing anziani avviata a Sassari dal 2022. «Gli anziani sono una ricchezza. La casa per loro è un'esigenza fondamentale. Abbiamo individuato alcune tra le persone più bisognose di aiuto per una sistemazione abitativa adeguata e gli abbiamo permesso di condividere la vita in un'abitazione comune. Abbiamo trovato una casa grande, di 140 mq e ottenuto un finanziamento per arredarla. Ci hanno aiutato anche i commercianti per comprare tutto ciò che serviva e loro, gli anziani, hanno portato alcuni loro oggetti e arredi nella nuova casa. All'inizio eravamo spaesati, poi c'è stato un vero e proprio incontro di anime. Noi come comunità ci occupiamo di tutto ciò che li riguarda. Abbiamo imparato che vincere l'isolamento deve essere un impegno. Senza il cohousing quegli anziani sarebbero andati in una struttura con costi alti anche per le istituzioni. Bisognerebbe sostenere ulteriormente progetti come questo, magari con comodati d'uso gratuito di alloggi di proprietà pubblica e forme agevolate di affitto».
E poi parola ai sindacati, Stefano Lupinu del Sunia e Salvatore Cuguttu della Sicet Cisl. Da loro la conferma della necessità di riformare la legge 13 del 1989. Ma anche un rilancio della 431 su cui il governo non sta mettendo più un euro che veniva incontro in maniera efficace alle esigenze del settore delle politiche della casa. E Infine Marcello Ciaravola in rappresentanza dei piccoli proprietari immobiliari. «I proprietari preferiscono gli affitti brevi. Servirebbe anche da parte dello Stato una fiscalità migliore. Noi diciamo sempre ai proprietari che una casa ferma ha due costi: Imu e condominio e li invitiamo ad affittare. E poi la lotta agli affitti in nero. Un contratto regolare conviene sempre: bisogna farli e registrarli, prima di tutto a tutela proprio dei proprietari».
 
 

[ Massimo Sechi ]