Liberi di scegliere, una legge giusta

Liberi di scegliere, una legge giusta

L'appello
Un progetto che profuma di buono in un contesto che respira ancora l'olezzo della mafia, della rassegnazione e dell'egoismo
L'appello lanciato da "La Sicilia" attraverso il suo direttore Antonello Piraneo accende una luce sulle periferie ovvero sulla sua gente, particolarmente i minori di età. Non è la prima volta che la testata catanese ospita un dibattito tra società civile, istituzioni e referenti politici con la volontà non solo di servire la pubblica informazione, ma anche di essere utile per meglio favorire mondi che non sempre dialogano con facilità.
Proprio la scorsa domenica, nel sottolineare l'importanza per la Sicilia di sposare e di finanziare il progetto "Liberi di scegliere", il direttore ha ricordato anche la fortunata esperienza della cosiddetta "legge sulla povertà" (legge regionale 13 luglio 2021, n.16) da me ispirata che nacque proprio in tempo di pandemia con un dibattito - ben seguito e raccontato da questa testata - capace di coinvolgere soggetti impegnati nel servizio ai poveri, l'Assemblea e il Governo regionale. Fortunatamente tutt'oggi la legge continua a produrre frutti e a dare dignità alla nostra terra, come sottolineato dallo stesso Presidente Mattarella nel suo primo incontro a Palermo con l'allora neoeletto presidente Renato Schifani.
Ma la legge sulla povertà è stato un unicum? C'è utopia nel lavoro del Presidente Di Bella nel cercare strumenti nuovi a problemi vecchi? Il direttore Piraneo ha perso il senso della realtà? Tutte domande legittime alle quali bisogna iniziare a rispondere. Innanzitutto dichiaro subito di far mio l'appello di Piraneo, di essere un estimatore del lavoro di Roberto Di Bella e sostenitore del progetto "Liberi di Scegliere" che ho avuto modo di seguire anche nella recente presentazione romana avvenuta alla Camera dei Deputati.
Dopo essermi schierato vorrei entrare nel merito del progetto che, come sottolineato dal bravo Presidente della Corte di Appello di Catania Filippo Pennisi nel suo discorso di apertura dell'anno giudiziario in corso, "Liberi di scegliere" prevede diversi strumenti e, tra questi, in casi estremi, di verificare ed eventualmente assecondare la domanda di allontanamento da contesti mafiosi di donne o minori che lo richiedono. Ma c'è molto di più! C'è per esempio l'introduzione delle Emi (Equipe Multidisciplinari ad alta Integrazione), sorte a Catania per iniziativa del Tribunale per i Minorenni in accordo con l'Asp locale. Le Emi si caratterizzano per la capacità di incontrare i minori segnalati dal Tribunale che, grazie alla competenza di personale altamente qualificato e ben formato (psicologi, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali) sono in grado di fornire relazioni molto tecniche con l'effetto di favorire non solo il lavoro del magistrato, ma anche di indicare percorsi di reinserimento del minore nella società.
Ma qual è la società? Questo è un altro passaggio che vorrei chiarire. La nostra società è spezzata e vive in luoghi vicini ma separati. Si pensi ad esempio a città come Palermo o Catania dove nel centro storico si alternano quartieri ricchi e quartieri poveri; luoghi dove la totalità dei bambini va regolarmente a scuola e altri dove solo uno su quattro frequenta (il 25%); quartieri dove i bambini mangiano bene ed altri dove i cibi più costosi e nutrienti, come la carne o il pesce, vengano mangiati poche volte al mese; aree più sicure ed altre dove la violenza della strada ha poche alternative. Chiaramente è solo un elenco esemplificativo. Ma visto che vogliamo leggere le periferie a partire dai minori vorrei riproporre quanto dichiarato da Giuseppe Pierro, direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale, nel commentare i dati Istat 2023 sulla dispersione scolastica in Sicilia (21,2% dei minori in età scolastica a fronte di una media nazionale del 12,7%): «La dispersione scolastica deve essere affrontata dall'intera società e non dalle singole scuole».
Ha ragione! Dico subito che l'Usr non si è limitato a queste parole, ma ha promosso 49 osservatori regionali sul fenomeno e ha studiato le motivazioni alla base dello stesso, individuando nel 50% dei casi studiati problemi soprattutto di carattere familiari o ambientali. Questa è un'altra voce che arriva dagli uffici della Regione stessa che chiede proprio un dialogo tra le parti responsabili della società siciliana o almeno tra coloro che decidono di intraprenderlo.
In questo la Comunità di Sant'Egidio vuol fare la sua parte a partire dalle "Scuole della Pace" presenti nei quartieri storici delle principali città siciliane come Catania, Messina o Palermo ma anche con tante proposte nazionali per le periferie o per aiutare i minori a superare le difficoltà causate dal periodo pandemico e post pandemico.
Tra gli attori più attenti a queste dinamiche dinamiche c'è Giuseppe Vecchio, Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, che in un recente convegno ha chiesto al Governo Regionale di andare oltre gli interessi particolaristici che a volte i deputati regionali difendono in finanziaria come sagre o feste rionali (sottoscrivo!) ma di alzare la testa per meglio ascoltare le tante voci autorevoli e competenti dell'isola. Un ascolto che può risultare anche facile come a quello degli stessi Uffici regionali (ad esempio quello scolastico), ma penso anche alla voce dei magistrati (ad esempio Di Bella o Pennisi) della società civile (ad esempio Sant'Egidio, Libera o i Salesiani), dei vescovi (ad penso ai documenti prodotti dalla Conferenza Episcopale Siciliana), degli atenei (penso ad esempio al rettore dell'Università di Catania Francesco Priolo e al rapporto con il territorio così come le oltre 70 borse di studio del polo penitenziario), dei musulmani (come l`imam Kheit Abdelhafid) ma soprattutto la voce di ogni minore che chiede futuro e di ogni genitore che chiede opportunità.
E' un fronte largo è competente al quale con piacere si è già da tempo unito il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno che, proprio nel replicare sulle pagine di questo giornale all'appello del direttore Piraneo, ha con chiarezza preso un impegno. Questa unità così larga e ricca è gratuita, libera da qualsiasi interesse e caratterizzata dal profumo buono di un futuro possibile per chi oggi invece respira l'olezzo insopportabile della mafia, della rassegnazione o dell'egoismo ancora troppo presenti nelle nostre città.
Dobbiamo approvare questa legge e farlo in fretta, dotarla di una copertura economica capace di sottrarre i sindaci dall'imbarazzo di non avere fondi per rispondere a queste esigenze e rinnovare il sano orgoglio di appartenere a un isola ricca di nuove idee e strumenti atti a non lasciare indietro nessuno. Personalmente ripongo fiducia nei lavori della VI Commissione e del Parlamento regionale, convinto che questo dialogo e gli impegni istituzionali e sociali che ne deriveranno potranno dare un segnale o ancor meglio un inizio ad una Sicilia per tutti, specialmente per i bambini. 
 

[ Emiliano Abramo ]