L'arcivescovo Ferretti e quella faccia un pò così che ha conquistato la comunità foggiana

L'arcivescovo Ferretti e quella faccia un pò così che ha conquistato la comunità foggiana

Con quella faccia un po' così e quell'espressione un po' così, monsignor Giorgio Ferretti da Genova, arrivato alla guida della Chiesa metropolitana di Foggia dopo l'esperienza tra la comunità di sant'Egidio e la missione in Mozambico, ha già fatto scattare una empatia senza precedenti con il popolo foggiano. E' un bell`inizio, un ottimo inizio perché da tempo l'istituzione Chiesa e la comunità avevano rinunciato ad annusarsi per una serie di motivazioni e per le tante occasioni mancate.
Ora si ricomincia e monsignor Ferretti ha già dato concretezza al suo programma pastorale, ovvero il Vangelo, la necessità di praticare i precetti e di non fare i cristiani secolarizzati ma puntare a qualcosa di più. Che sia stato un arrivo atteso lo si è intuito dalla scelta della location per la presa di possesso dell'Arcidiocesi di Foggia: i padiglioni del quartiere fieristico (ancora una volta utili a capire la ricchezza non sfruttata che Foggia ha in casa) con 1800 persone sistemate nell'aula liturgica ed almeno altre tremila negli altri padiglioni davanti ai maxi schermi. Non era mai accaduto nella storia della diocesi. Poi il "finale" nella Basilica Cattedrale davanti all'Iconavetere patrona del capoluogo daunio per chiudere un insediamento che passerà alla storia della Chiesa foggiana.
L'arcivescovo Ferretti, probabilmente anche sulla scorta della sua esperienza missionaria, ha fatto intendere che è pronto ad affrontare le complessità e le sfide del territorio, oltre gli stereotipi ed i luoghi comuni che il nuovo presule ha subito derubricato mostrando un pragmatismo che sarà utile alla città e alla sua comunità.L'impegno a costruire una vera "fraternità" ha colpito e non poco, al pari dell'attenzione per gli ultimi, per il disagio sociale ed economico, per chi cerca accoglienza e soprattutto per la cura che si intende riservare ai giovani: alle loro ansie, ai loro orizzonti, ai loro progetti di vita che possono essere globali ma non devono rinunciare ad essere locali. Almeno come possibilità.


[ Filippo Santigliano ]