Dall'Ucraina a Novara: «Ho ricevuto un rene per continuare a vivere e vorrei rimanere qui»

Dall'Ucraina a Novara: «Ho ricevuto un rene per continuare a vivere e vorrei rimanere qui»

«Quando sono arrivata in Italia sapevo tre parole: buongiorno, grazie, ciao». Oggi, dopo quasi due anni in città, Svitlana Shevchenko se la cava discretamente con l'italiano. Riesce a raccontare, anche se con timidezza, la vita nel paese che ha lasciato, l'Ucraina, e non si tira indietro se le si chiede di parlare di ricette. Svitlana è arrivata a Novara nell'aprile 2022, poco più di un mese dopo l'inizio dell'invasione russa. Da 11 anni era una dializzata, ha lasciato Kiev perché era diventato complicato accedere alle cure.
«Erano arrivati tantissimi malati dalle zone orientali racconta con semplicità - Spesso mancavano luce e acqua, gli ospedali non riuscivano a garantire le cure». Si sposta a Leopoli, ma la situazione medica è identica. Grazie a un annuncio rivolto ai pazienti in dialisi sulla piattaforma di messaggistica Viber conosce la Comunità di Sant'Egidio in Ucraina, che la aiuta a lasciare il paese. «Sono partita con il mio fidanzato, anche lui dializzato. Ci siamo fermati in Slovacchia per fare la dialisi, poi siamo ripartiti per l'Italia con altri malati». 5 scendono a Novara.
«Non so perché, però sono molto felice che sia stato così». La sua vita cambia. Nell'agosto di quest'anno Svitlana viene operata al Maggiore e riceve un rene nuovo. Ora è in riabilitazione: vita tranquilla, farmaci, dieta controllata. «Questa settimana torno a studiare alla scuola di italiano di Sant'Egidio», precisa con orgoglio. Sant'Egidio rimane un riferimento fondamentale, «la nostra nuova famiglia». Quella vera, mamma, papà e un fratello più giovane, è rimasta a Kiev. «In questi giorni la città viene bombardata spesso. Loro, come tutti gli ucraini, si sono abituati, non c'è altra scelta. Quando suona l'allarme si nascondono in metropolitana. Dopo tornano fuori, ricominciano a lavorare, continuano a vivere la vita». Accompagnati da una convinzione forte: «La gente non vuole perdere. Perché se perdono la guerra, loro perdono tutto il Paese».
La storia personale e la consapevolezza di un futuro a rischio danno un significato speciale ad alcune risposte di Svitlana. «I miei sogni? Una vita normale, la pace in Ucraina». Senza la dialisi un primo passo verso la normalità è fatto. Resta aperta la questione di dove e come condurre questa vita normale. «Ho paura all'idea di tornare nel mio Paese. Vorrei restare a Novara, la città mi piace». Due lauree, economia e ingegneria meccanica, che però l'Italia non riconosce e un permesso di soggiorno che scade a dicembre 2024 sono la parte più complessa: «Ma io sono pronta a cambiare. 40 anni non sono molti, posso ancora iniziare una vita nuova». 
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[ Elena Zaco ]