Mozambico, Zuppi su trent'anni di pace: «La riconciliazione è sempre possibile»

E' il 4 ottobre 1992: l'allora presidente del Mozambico, Joaquim Chissano e il leader della guerriglia, Afonso Dhlakama firmano un accordo generale di pace. L'intesa mette fine a 17 anni di guerra civile che ha provocato centinaia di migliaia di morti, quasi 4 milioni di sfollati e profughi.
La firma è l'ultimo atto di un lungo processo negoziale portato avanti nella sede della Comunità di Sant'Egidio: qui alcuni membri della Comunità - tra cui il fondatore Andrea Riccardi e don Matteo Zuppi, oggi arcivescovo di Bologna e presidente della Cei - si impegnano per condurre le parti coinvolte nel conflitto ad un quadro negoziale. Un impegno che sfocia nell'accordo. Le elezioni del 1994, le prime libere nella ex colonia portoghese, sanciscono il successo dell'intero percorso.
Ripercorrendo queste pagine di storia, si è tenuta l'11 agosto nella cattedrale di Maputo la conferenza del cardinale Matteo Zuppi. La Conferenza, incentrata sul tema «30 anni di pace, un'eredità per il futuro» si è aperta con una introduzione dell'arcivescovo di Maputo, monsignor Francisco Chimoio. «La pace - ha detto il presidente della Cei - è sempre possibile ed è nelle mani di ciascuno. La Comunità - ha spiegato il porporato rispondendo alle domande di Brazào Mazula, primo presidente della Commissione elettorale delle consultazioni del 1994 - non aveva altri interessi se non quello della pace. Le negoziazioni sono durate circa due anni. Entrambe le parti hanno voluto realmente affrontare il problema. Un fatto determinante è che sia il governo sia la Renamo avevano fiducia nella Comunità di Sant'Egidio».
Prima di partire per il Mozambico, il Cardinale ha condiviso, attraverso il nostro sito intemet www. chiesadibologna.it lo scopo di questo viaggio. «Andrò - ha detto - per celebrare assieme alla Chiesa e alle istituzioni del Mozambico una data importantissima, perché ha rappresentato la fine di quella "pandemia" che aveva sconvolto il Paese per tantissimi anni». «Ricordare quell'evento - ha proseguito - ci fa accorgere ancora di più della violenza che sconvolge tanti Paesi, tra cui ancora, purtroppo, lo stesso Mozambico: nel Nord del Paese ci sono infatti migliaia di sfollati e migliaia di persone vengono uccise da una guerriglia islamica che compie terribili efferatezze e destabilizza l'intera area. La pace di trent'anni fa ci fa capire che essa è necessaria e sempre possibile, ma richiede tanto impegno. Questo anniversario ci spinga ad essere uomini di pace, a pregare e operare sempre per la pace».