In Mozambico, dove Sergio Mattarella atterrerà domani, era già piombato a metà marzo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, accompagnato dal numero uno dell'Eni, Claudio Descalzi. Stava iniziando la corsa del governo per allentare la dipendenza dal gas russo, e questo grande Paese africano è tra i massimi produttori di metano al mondo.
Com'è ovvio, anche il presidente della Repubblica parlerà di approvvigionamenti energetici nei suoi colloqui a Maputo col collega Felipe Jacinto Nyusi (sì conoscono da qualche anno); ma nella visita di Mattarella non c'è nulla di precipitoso, legato alla guerra in Ucraina, anzi. Il viaggio era stato fissato in origine nella primavera 2020; saltò all'ultimo momento per colpa del Covid. Non appena possibile, è tornato nell'agenda di Mattarella. E come in tutti i viaggi presidenziali, grande peso verrà dato anche ad altri temi che aiutano a cementare vecchi legami o a crearne di nuovi.
Nel caso deirapporti tra Italia e Mozambico, quest'anno ricorre l'anniversario degli accordi di pace siglati nel 1992 proprio a Roma, con cui fu scritta la parola fine alla lunghissima sanguinosa guerra civile che aveva opposto il Fronte di liberazione del Mozambico alla Resistenza Nazionale Mozambicana.
Determinante fu la mediazione svolta dalla Comunità di Sant'Egidio, tuttora presente nel Paese africano con numerose iniziative e in particolare con il Centro Dream di Zimpeto, punto di riferimento per la cura delle donne e dei bambini affetti dall'Hiv,che li è tragicamente diffuso, come la tubercolosi, come la malnutrizione. Mattarella lo visiterà prima di trasferirsi a Lusaka, capitale dello Zambia.
In questo caso non c'è business di sottofondo; ma si tratta di gettare ponti con un continente, quello africano, che nella sua larga visione geopolitica Mattarella considera un partner indispensabile dell'Italia e dell'Europa. Un investimento per il nostro futuro.
[ Ugo Magri ]
