"Sempre sulla strada con i più deboli"

Vincenzo Paglia, l'arcivescovo che lo ebbe come vice alla Comunità di Sant'Egidio

Così l'arcivescovo Vncenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, ricorda don Matteo, quel giovane viceparroco che per diciannove anni è stato il suo primo collaboratore nella parrocchia di Santa Maria in Trastevere, dal 1981 al 2000. Quando monsignor Paglia fu nominato vescovo da san Giovanni Paolo II, fu scelto proprio don Matteo Maria Zuppi dall'allora cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini, a subentrargli alla guida della parrocchia di Trastevere. Da quell'esperienza pastorale, la prima subito dopo l'ordinazione sacerdotale, accanto alla Comunità di Sant'Egidio fondata da Andrea Riccardi, si è formato il neo presidente della Conferenza episcopale italiana.
Gli ultimi, in particolare i poveri e gli anziani soli, da sempre al centro della sua attenzione, con uno sguardo privilegiato ai giovani, lavorando contro ogni tipo di dipendenza. Un bagaglio di esperienze che il cardinale Zuppi ha portato sempre con sé, prima a Bologna e ora al vertice della Cei.
Monsignore, che viceparroco era don Matteo?
Direi che don Matteo è stato un viceparroco e poi un parroco che non ha pettinato le pecore. E stato con loro, è stato accanto a loro con quella passione non cedevole perché lui stava in mezzo al gregge, lo guidava e lo aiutava per trovare le vie migliori. Un sacerdote che portava la Chiesa accanto a tutti, nessuno escluso. Per lui non esisteva alcun recinto. Potremmo dire che stava sempre sulla strada.
Trastevere è stata la prima esperienza pastorale del neopresidente della Cei dopo essere diventato prete. Come la ricorda?
Don Matteo, giovane sacerdote, si è trovato subito inserito in un quartiere come quello di Trastevere, antico, ricco di storia, ma in quel periodo ricco anche di problemi di ogni genere. Due in particolare emergevano: il primo riguardava la devianza giovanile, essendo Trastevere uno dei centri di produzione e smistamento della droga, e l'altro era quello di una numerosa popolazione di anziani soli, spesso abbandonati, senza un futuro per loro. La gran parte dei vecchi trasteverini si era trasferita alla Magliana o in altre zone della periferia.
Zuppi come ha vissuto i suoi primi anni da prete?
Don Matteo ha vissuto il suo sacerdozio con la passione di chi si è legato immediatamente con il tessuto del quartiere, partendo appunto dalle zone più marginali. E con due grandi bagagli: quello della preghiera e quello dell'amicizia. Ha legato certamente rapporti prioritari con le fasce più deboli e più povere, ma ha sviluppato una capacità di relazione perché tutti in qualche modo potessero sentire il calore di una parola, di un affetto, di una battuta, di una simpatia.  


[ F.A.G. ]