La sfida di Sant'Egidio «Nell'anno del virus la solidarietà cresce»

"Combattiamo contro nuove povertà Ma la catena della solidarietà cresce".L'incontro della Comunità di S. Egidio: nelle mense si è passati da 100 a 500 pasti al giorno

L'emergenza Covid ha moltiplicato le richieste d'aiuto alla Comunità di Sant'Egidio di Novara. «E con loro - puntualizza Daniela Sironi, responsabile regionale - anche la risposta di solidarietà. Serviamo molti più pasti, ma possiamo contare su nuovi volontari. Prendersi cura degli altri è la sfida che ci lascia in eredità la pandemia. Non ci tiriamo indietro». Il messaggio apre la consueta marcia della pace di Capodanno, che inaugura il 2021 della Comunità.
Questa volta niente corteo nel centro di Novara. Quasi 100 persone tra attivisti, giovani e famiglie che partecipano ai programmi dell'associazione si sono ritrovati in duomo per un momento di riflessione e preghiera. «La crisi - osserva Sironi - ha fatto emergere nuove povertà». I numeri sono impressionanti: se fino al 2019 nelle mense di Novara venivano serviti un centinaio di pasti al giorno, lo scorso anno si è raggiunto quota 500. Volontari come il giovane Giuseppe Mento hanno raccolto questo drammatico allarme: «In una normale settimana prima del lockdown alla mensa di Sant'Andrea venivano non più di 4-5 persone al giorno - racconta -. Lo scorso anno nei mesi più duri anche 50-55. Il confronto rende l'idea della crisi che stiamo attraversando. In compenso non è mai mancato il supporto del territorio. I volontari impegnati in turno sono all'incirca raddoppiati, da 3 a 6. Persone che hanno chiesto di darci una mano per l'emergenza e continueranno a farlo».
La catena della solidarietà si è rafforzata anche a Sant'Agabio, dove opera Elisa Rizzotti. Da 4 anni la giovane realizza attività con Sant'Egidio e si occupa in particolare della Scuola della pace per i bambini di diverse etnie. «A inizio pandemia - ammette - pensavamo che le famiglie non avrebbero più usufruito del servizio, In realtà non è stato così. Abbiamo organizzato iniziative per una cinquantina di iscritti, come in passato. In un primo momento non è stato facile lavorare con la didattica a distanza, poi con l'acquisto dei tablet si è potuto sviluppare programmi efficaci. E sì, anche da noi sono arrivati i rinforzi».
Un impegno di vicinanza e supporto elogiato anche ieri, nelle testimonianze lette in duomo. C'è per esempio quella di Alberto, detenuto nel carcere di Novara, che scrive: «Con il sostegno della Comunità ho imparato che l'egoismo è la prima guerra da combattere». Poi ci sono i conflitti tra i popoli, che i volontari elencano chiedendone lo stop. Anche questa è una tradizione della marcia, pur senza i cartelli con i nomi dei territori dove si sta combattendo.
La Comunità ha dovuto stravolgere soprattutto i piani del Natale, quando era abituata a organizzare un grande pranzo per i poveri. Il Covid non ha impedito di organizzare un piano di ritiro e consegne a domicilio di doni e pasti da preparare a casa. «Questo - avverte Sironi - ci ha consentito di aiutare ancora più persone. È emerso purtroppo anche il grave problema della solitudine di persone che senza questa occasione sarebbero rimaste invisibili. Ecco perché credo che l'anno che ci aspetta sia il momento in cui riconciliarsi con gli altri e con se stessi. Non bisogna restare indifferenti, ma ascoltare e guardarsi negli occhi». - 

 


[ Filippo Massara ]