Sbarcati a Lampedusa i profughi a bordo della Sea Watch III

Il comandante della nave indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

 I quarantasette migranti che erano ancora a bordo della nave Sea Watch III, sono stati trasbordati su alcune motovedette della Guardia costiera di Lampedusa e della Guardia di finanza di Palermo e trasferiti all'hotspot di Lampedusa. Lo sbarco è avvenuto conseguentemente alla disposizione data dalla procura di Agrigento, nel tardo pomeriggio di ieri, del sequestro e del trasferimento sotto scorta a Licata della nave della ong tedesca Sea Watch. Nel centro di prima accoglienza dell'isola erano stati già destinati i primi diciotto immigrati - tra cui sette bambini e un uomo in condizioni di salute precaria - sbarcati sabato. Tutti i sessantacinque migranti erano stati salvati mercoledì della scorsa settimana trenta miglia al largo della Libia. I primi due migranti a scendere sono stati un disabile e una donna incinta, poi a piccoli gruppi anche gli altri hanno raggiunto l'isola. «La nostra missione umanitaria è finalmente compiuta. Grazie al comandante e a tutto l'equipaggio», ha affermato l'ong tedesca sul proprio profilo twitter dopo lo sbarco nel porto di Lampedusa, considerato un approdo sicuro.
Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio - che ha giurisdizione anche sull'isola al largo della Sicilia - compiute le operazioni di sbarco dei migranti, ha diffuso una nota con cui ha sottolineato «la sinergia e
la professionalità» della Guardia di finanza, della Guardia costiera e della Questura agrigentina, e ha chiarito che «i migranti posti in salvo saranno affidati al personale della Questura di Agrigento per l'identificazione e per i necessari atti di polizia giudiziaria». Il procuratore ha aggiunto poi che «le indagini proseguiranno per l'individuazione degli eventuali trafficanti di esseri umani coinvolti». Sull'isola, giunti venerdì per coordinare le indagini sul precedente caso della Mare Jonio, sono ancora presenti il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il pubblico ministero Alessandra Russo.
L'imbarcazione della Sea Watch, a cui da giorni veniva impedito lo sbarco su indicazione del governo italiano, resterà dunque «a disposizione della magistratura» per gli opportuni accertamenti e per verificare se la condotta di Arturo Centore, comandante della nave, abbia violato la legge. Centore è stato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Inoltre, come spiegato da Patronaggio, «saranno valutate le responsabilità della ong» sulla vicenda. In tal caso anche il capo missione della ong tedesca, Philipp Hahn, sarà coinvolto nell'inchiesta. «La nave è a disposizione degli inquirenti per verificare se effettivamente c'è un reato da contestare. Siamo molto sereni e sicuri che la giustizia farà il
suo corso», ha affermato Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch.
Nella mattinata di ieri Centore aveva informato la Capitaneria di porto che la situazione a bordo stava diventando insostenibile e che se entro le ventuno non avesse ottenuto l'autorizzazione allo sbarco, avrebbe tolto l'ancora e sarebbe entrato in porto di sua iniziativa. Linardi stessa aveva avvertito come i naufraghi avessero chiesto di «indossare i giubbetti salvagente e hanno detto di volersi buttare in acqua per disperazione». Il medico a bordo aveva denunciato il rischio di disidratazione per molti di loro ma soprattutto la loro precaria situazione psicologica al punto tale che alcuni minacciano di «volersi suicidare, pur di far terminare questa situazione».
Sul loro futuro si è espresso il pastore Luca M. Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia che ha annunciato di mettere «a disposizione le nostre strutture di accoglienza in Italia e le relazioni con le Chiese sorelle d'Europa per approntare un piano di ricollocazione in Europa di una quota dei migranti soccorsi dalla Sea Watch III». L'organizzazione protestante, si ricorda, si è attivata insieme con la Comunità di Sant'Egidio, per accogliere i profughi attraverso l'istituzione di corridoi umanitari, che hanno permesso negli ultimi anni di salvare la vita a molte persone.