Matteo 22, 34-40
Cari fratelli e care sorelle,
siamo raccolti in questa Basilica, su invito della Comunità di Sant’Egidio, per fare memoria degli attacchi terroristici avvenuti negli Stati Uniti l’11 settembre 2001 e per pregare il Signore per tutte le vittime che ha provocato. San Giovanni Paolo II lo definì “un giorno buio nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo”. La incredibile crudeltà di quell’evento che sconvolse oltre gli Stati Uniti, il mondo intero, ci spinge ogni anno a ritrovarci in questa Basilica per un momento di preghiera e di memoria ed anche per dire la nostra solidarietà al popolo americano e ribadire il nostro no ad ogni azione terroristica.
Saluto con amicizia l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, le altre illustri personalità e i rappresentanti del Corpo Diplomatico a partire dal Decano, l’ambasciatore Pulides. La vostra partecipazione è segno di un sentimento che ci unisce tutti: la memoria di quanto accaduto ci spinge a stringerci ancor più in una solidarietà reciproca e nell’impegno per contrastare assieme la violenza del male che non cessa di mietere vittime innocenti.
Come dimenticare il senso di smarrimento di quel giorno di fronte alla ferocia di quell’attentato? Vennero falcidiate persone la cui unica colpa era quella di recarsi, come facevano ogni giorno, al lavoro. Senza dimenticare anche l’eroismo dei soccorritori alcuni dei quali trovarono la morte.
Quell’attentato segnava in maniera drammatica l’inizio del nuovo secolo. Era il mondo intero, in realtà, ad essere colpito. In effetti, tutti – anche i più forti – si scoprirono vulnerabili. I numeri di quell’eccidio parlano ancora: 19 kamikaze fecero 2.299 vittime con 24 dispersi di cui 327 provenienti da 53 paesi del mondo. Sì, il nuovo millennio non poteva iniziare in maniera peggiore. Lo stesso futuro ne fu colpito. Sono passati da allora più di due decenni e purtroppo abbiamo dovuto assistere al ripetersi di analoghi attacchi terroristici in diverse parti del mondo. E si è come innestata una spirale di violenza che gli estremismi non cessano di alimentare. Le situazioni sono divenute ancor più complesse e più pericolose. Non possiamo rassegnarci al Male e alla sua ferocia. A tutti è chiesta una maggiore audacia e una più sollecita creatività per favorire in ogni modo la cessazione dei conflitti e il ristabilimento della pace. A noi credenti è chiesto di intensificare la nostra preghiera al Signore, l’autore della pace.
Come dimenticare il senso di smarrimento di quel giorno di fronte alla ferocia di quell’attentato? Vennero falcidiate persone la cui unica colpa era quella di recarsi, come facevano ogni giorno, al lavoro. Senza dimenticare anche l’eroismo dei soccorritori alcuni dei quali trovarono la morte.
Quell’attentato segnava in maniera drammatica l’inizio del nuovo secolo. Era il mondo intero, in realtà, ad essere colpito. In effetti, tutti – anche i più forti – si scoprirono vulnerabili. I numeri di quell’eccidio parlano ancora: 19 kamikaze fecero 2.299 vittime con 24 dispersi di cui 327 provenienti da 53 paesi del mondo. Sì, il nuovo millennio non poteva iniziare in maniera peggiore. Lo stesso futuro ne fu colpito. Sono passati da allora più di due decenni e purtroppo abbiamo dovuto assistere al ripetersi di analoghi attacchi terroristici in diverse parti del mondo. E si è come innestata una spirale di violenza che gli estremismi non cessano di alimentare. Le situazioni sono divenute ancor più complesse e più pericolose. Non possiamo rassegnarci al Male e alla sua ferocia. A tutti è chiesta una maggiore audacia e una più sollecita creatività per favorire in ogni modo la cessazione dei conflitti e il ristabilimento della pace. A noi credenti è chiesto di intensificare la nostra preghiera al Signore, l’autore della pace.
Nella preghiera di questa sera, mentre preghiamo in particolare per le vittime dell’11 settembre, vogliamo raccogliere anche tutte le vittime del terrorismo e delle guerre. Dio solo ne conosce il numero e i nomi. Lui, nella sua grande e larga misericordia, le ha raccolte tutte con le sue mani, mentre quelle degli uomini le colpivano. E le ha portate con Sé nel santuario del cielo.
Questa sera – sulla scia del Vangelo di Matteo che lega l’amore di Dio a quello del prossimo -, le immaginiamo come presenti nell’abside dorata della Basilica, tutte abbracciate da Gesù come abbraccia sua madre. Ci sentiamo come un solo popolo, loro in alto e noi qui in basso, che insieme invochiamo dal Signore la fine delle guerre e l’instaurazione della pace. Solo il senso della fraternità tra tutti può scardinare in radice terrorismi e guerre. Siamo tutti figli dell’unico Padre che sta nei cieli. E tutti i popoli sono fratelli. La preghiera di questa sera sale a Dio perché spinga i popoli alla fraternità e alla pace, come il salmista ricorda: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella”(Sl1271).
La Comunità di Sant’Egidio, ciascuno di noi, continua ad essere interpellato dal grido di dolore che sale dai popoli in guerra e non cessiamo di pregare - e di invitare tanti altri alla preghiera - perché si allarghi quella pace che papa Leone non cessa di richiamare a tutti i popoli. Sorelle e fratelli, continuiamo concordi e con insistenza ad invocare il Signore, Padre buono di tutti, perché ascolti la nostra preghiera e doni al mondo la sua pace.
Amen.
Amen.