Il diritto alla cittadinanza: a Milano una manifestazione promossa da Sant'Egidio per dare voce a chi vive già da italiano

 

Uno dei referendum su cui gli italiani sono chiamati al voto l'8 e 9 giugno riguarda la cittadinanza: ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per ottenerla. La riforma coinvolgerebbe oltre 1,4 milioni di cittadini non comunitari regolarmente residenti in Italia – circa uno straniero su quattro tra coloro che possiedono un permesso di soggiorno.

Domenica 18 maggio, nella cornice milanese della Scuola della Pace, giovani “nuovi europei” e cittadini di lunga data si sono riuniti per una lettura commentata dei primi articoli della Costituzione. Quel momento di confronto ha fatto emergere storie e riflessioni di chi vive in Italia da sempre, ma ancora attende il riconoscimento della cittadinanza. Tra le voci che si sono levate, Yassine, 13 anni: “Andiamo in vacanza nei Paesi d’origine, ma poi ci manca la nostra casa e i nostri amici in Italia. Siamo cresciuti qui. È il nostro Paese.” E Fibi, 12 anni: “La cittadinanza è anche aiutare gli altri, qui e altrove. Noi Giovani per la Pace lo facciamo ogni giorno.”
 
Attualmente servono 10 anni di residenza ininterrotta per ottenere la cittadinanza, ma spesso i tempi si allungano ulteriormente a causa delle lungaggini burocratiche. Storie come quella di Inna Petrova, arrivata dalla Moldavia nel 2002, testimoniano questa realtà: dopo anni di lavoro regolare, lezioni serali di italiano e pratiche amministrative, ha ottenuto la cittadinanza solo di recente. Come ha raccontato lei stessa, “Finalmente posso dire: ci sono anch’io. Il riconoscimento formale è il coronamento di un percorso di integrazione già realizzato nella vita quotidiana.”

Da anni la Comunità di Sant’Egidio sostiene percorsi di integrazione attraverso la Scuola della Pace, offrendo formazione civica, momenti di dialogo e progetti di volontariato. Per proseguire su questa strada, l’impegno si articola in tre direttrici:

  1. Formazione e informazione, affinché tutti conoscano i loro diritti e i meccanismi per ottenerli;

  2. Apertura al dialogo, favorendo momenti di ascolto e testimonianza, in cui le storie personali diventino strumenti di cambiamento;

  3. Advocacy istituzionale, collaborando con associazioni, movimenti e istituzioni per promuovere proposte legislative coerenti con i principi costituzionali di uguaglianza e solidarietà.

L’appuntamento dell’8–9 giugno rappresenta un’occasione concreta per dare voce a chi vive già da italiano, ma aspetta ancora il riconoscimento formale.

 

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