SCUOLA

"Chi fa scuola tocca il futuro." Nella sede del Parlamento Italiano la presentazione del programma di Sant'Egidio "W la Scuola", per contrastare dispersione scolastica e povertà educativa

 

Nella prestigiosa Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio si è svolto mercoledì 28 maggio un incontro pubblico sul programma "W la Scuola" della Comunità di Sant’Egidio, avviato nel gennaio 2022, che ha come obiettivo il contrasto della dispersione scolastica e della povertà educativa. L’evento ha riunito parlamentari, dirigenti scolastici, insegnanti, studenti e mediatori culturali.

A introdurre i lavori è stato l’onorevole Paolo Ciani, che ha ricordato come la dispersione scolastica sia “una questione di giustizia e di lotta alle disuguaglianze”, legata alle fragilità sociali, territoriali e culturali ancora troppo presenti nel Paese. Sono seguiti i saluti istituzionali della vicepresidente della Camera Anna Ascani, della presidente dell’intergruppo parlamentare sulla dispersione scolastica, Irene Manzi, di Giovanna Miele (Commissione Cultura della Camera).

Interventi di alcuni esperti come Giuseppe Pierro, dirigente del Ministero dell'Istruzione e direttore dell'Ufficio scolastico della Sicilia e Anna Paola Sabatini, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio hanno messo a fuoco le dimensioni del problema.

Marco Rossi Doria, presidente di "Con i Bambini" ed ex “maestro di strada”, ha chiesto però di cambiare prospettiva: "Non chiamiamoli più ‘dispersi’ perché non sono scomparsi: sono bambini con un nome e un cognome e la Repubblica deve assumersene la responsabilità. Si tratta di veri e propri "fallimenti formativi".

Il Presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, tratteggiando le linee principali del Programma a Roma, Genova, e in altre città, ha tracciato una visione alta del compito educativo: "La scuola, ovunque si trovi, deve essere accessibile, vicina, utile. Deve toccare il futuro”. Ha denunciato, però, anche la gravità di una dispersione che non è solo numerica, ma umana: "Parliamo di bambine e bambini che meritano qualcosa di meglio della scuola della strada. Ogni ragazzo perso è un'opportunità rubata alla società intera. Occorre andare a cercare quelli che Don Milani chiamava i tanti ‘Gianni’ - coloro che hanno abbandonato la scuola - a casa loro, senza darsi pace".

Stefano Orlando, di "W la Scuola", ha ricordato l’origine del Programma e il suo obiettivo: prevenire e contrastare l’abbandono scolastico attraverso un accompagnamento personalizzato, umano e gratuito. Nato all’indomani della pandemia, “W la scuola” ha ricevuto fino ad oggi quasi 3000 segnalazioni di minori in difficoltà. Tra le circa 800 arrivate a Roma nell’ultimo anno - grazie alla rete creata con gli istituti, le famiglie e diverse realtà presenti sul territorio - il 55 per cento riguarda casi di minori non iscritti a scuola. L’esperienza del programma dimostra che il disagio è rilevante, ma che intervenire è possibile: il 98 % dei minori seguiti ha infatti ripreso gli studi o li ha cominciati. Il programma si avvale della figura innovativa del Facilitatore scolastico, che permette di fare da ponte tra il sistema scolastico, il personale degli istituti e le famiglie, oltre a quella dei mediatori interculturali, figure indispensabili per il benessere dei ragazzi stranieri arrivati in Italia.

Silvia Bacocco, coordinatrice del programma, a Roma  ha invece approfondito il metodo operativo: incontri settimanali individuali, raccolta di dati con una piattaforma condivisa, relazione costante con la scuola e le famiglie, mettendo in luce gli aspetti anche della sofferenza psicologica che le difficoltà scolastiche inducono nei più giovani: “Spesso il malessere  – ha sottolineato –è la manifestazione di difficoltà che si esprimono sempre meno con la parola (“attraverso il parlare”) e sempre più “attraverso i segnali del corpo” come fossero domande rivolte all’adulto, al genitore, all’insegnante".

Saira Valeriano Velasquez, mediatrice culturale del Programma, ha raccontato con emozione come oggi sia diventata punto di riferimento per i ragazzi e le loro famiglie, mentre Mateo, giovane  colombiano, ha parlato del suo percorso in salita e del cambiamento avvenuto grazie al sostegno ricevuto: "I facilitatori hanno creduto in me. Mi hanno aiutato a tornare a scuola dopo mesi in cui mi ero chiuso in me stesso. Non è stato facile, ma oggi sono felice di andare a scuola e ho tanti amici”.

Importanti le testimonianze dei dirigenti scolastici e degli insegnati attivi nelle scuole romane in collaborazione con il Programma. Ne è emersa una narrazione concreta, fatta di storie con cadute e ripartenze, grazie ad un programma definito da un'insegnante “un punto d’accesso al bene”, che dà speranza ai ragazzi, alla scuola e, più in generale, alla società.


Rassegna Stampa