Cari amici,
a nome della Comunità vi ringrazio per la vostra presenza che ci accompagna in questo felice anniversario, 57° della nostra storia. Come sapete la Comunità è nata a Roma, è figlia di questa Chiesa di Roma di cui il Papa è vescovo. Si sente romana anche con il senso di quell’apertura universale che caratterizza questa città e soprattutto la sua Chiesa. Questa mattina ho avuto la gioia di essere ricevuto da papa Francesco che mi ha pregato di portare la sua benedizione alla Comunità, il suo sostegno e ringraziamento per essere sempre dalla parte dei poveri e, in questo tempo, particolarmente dei migranti con i corridoi umanitari. E ci invita andare avanti sulla via della costruzione della pace in questa città e nei tanti luoghi difficili dove vive la Comunità. Ringrazio il cardinale vicario, Baldo Reina, per la sua presenza e le sue parole e gli assicuro piena comunione al servizio di questa Chiesa di cui è vicario del Papa.
Un particolare ringraziamento va all’avvocato Laura Mattarella per la sua presenza e amicizia e attraverso di lei mi permetto di trasmettere da questa assemblea il più deferente e affettuoso saluto e ringraziamento per il suo servizio all’unità del Paese al Presidente della Repubblica. Ringrazio le autorità civili e militari presenti. Un pensiero va al cardinale Kasper e al suo impegno per l’unità dei cristiani. Auguro al card. Gugerotti, impegnato in Medio Oriente, un proficuo lavoro per il vivere insieme in quelle terre travagliate da conflitti. Ringrazio il card. Bassetti per l’amicizia con cui ci ha sempre accompagnato. Così come ringrazio i vescovi e i delegati delle altre Chiese e comunità cristiane.
Cari amici, fratelli e sorelle, siamo nel Giubileo dedicato alla speranza. E di speranza parla questo popolo di Sant’Egidio, limitato certamente, ma dai vasti orizzonti. Non rinunciamo alla speranza, a dare speranza e a vivere di speranza per tante situazioni di solitudine, povertà, abbandono che incontriamo nel nostro cammino quotidiano. “La speranza non delude”, dice l’apostolo Paolo le cui spoglie qui sono venerate. Approfitto per ringraziare il cardinale Harvey, arciprete di questa Basilica, per la cortese ospitalità insieme alla comunità benedettina con l’abate Ogliari.
Sentiamo la responsabilità di portare “la speranza che non delude” e siamo consapevoli che solo con la forza dell’amicizia e del sostegno di tutti voi potremo essere all’altezza di questo compito.
In questi anni abbiamo sempre cercato, in ascolto della Parola di Dio, “lampada ai nostri passi”, di non coltivare visioni di parte o ideologiche della vita e della vicenda storica. Abbiamo cercato di essere liberi dal guardare le situazioni in modo binario e contrapposto (come capita spesso nelle vicende dei conflitti) e dalla cultura del nemico, che vede tutto il male nell’altro. E di scoprire così risorse ed energie insospettate, liberandoci da un pessimismo scontato, nella riscoperta dei legami tra uomo e donna, tra i popoli, tra gente diversa. Con la convinzione di dover costruire giorno dopo giorno un destino comune da cui nessuno si senta escluso.
Molto benevolmente, un caro amico, rabbino qui in Italia, mi ha scritto negli auguri per questo 57° anniversario: “Il numero 57 nelle lettere ebraiche corrisponde a Zan: “Colui che alimenta il mondo intero”. Voglia l’Onnipotente garantire numerosi anni di realizzazione e di benedizioni portate da Sant’Egidio nel mondo”. Sono auguri che imbarazzano per la loro generosità, ma ne colgo l’invito a lavorare ogni giorno per “alimentare” il nostro mondo che, in tante sue parti ha fame di pace, di bene, di amicizia e di futuro. E soprattutto ad alimentare la speranza. Grazie di essere qui e continuiamo a camminare insieme.