OMELIE

"Amico, per questo sei qui?" La parola di Gesù, più forte della violenza e del male, crea pace. Meditazione di Andrea Riccardi sul Vangelo di Matteo 26,47-56

 

 

Matteo 26, 47-56
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!". 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò. 50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?". In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.


    Cari fratelli e care sorelle,
questa sera preghiamo il Signore per la pace, per la pace in tanti paesi che soffrono la violenza e la guerra.
Abbiamo ascoltato il Vangelo. Questa è una scena di violenza, gran folla con spade e bastoni, guidata da un traditore. Tutti a cercare nella notte un profeta disarmato. È l’arresto di Gesù. Certo, è avvenuto una volta, ma quella scena per altri, con la stessa violenza o anche maggiore, si ripete in tante notti e in tanti giorni, e in tante parti del mondo.
Scene di violenza bellica che ormai non hanno fine, scene di terrorismo, scene di repressione che non scandalizzano più nessuno, scene di violenza criminale. Ormai, assistiamo abituati se non distratti alla violenza, specie della guerra.
In tanta violenza e sconfitta, in questo Vangelo c’è un seme di pace, la Parola e la presenza di Gesù, che sembra ed è calpestata. Chi va a prenderlo utilizza contro di lui l’intimità del discepolo, un bacio. Gesù gli dice però: "Amico, per questo sei qui?" Giuda è il vero nemico di Gesù o almeno l’emissario del grande nemico, il signore della divisione che era entrato dentro di lui. Perché nemico, lo chiama amico.

Alcuni commentatori sottolineano che questo chiamarlo amico era forse ironico, ma perché dobbiamo pensarlo? Lui aveva detto: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. Eppure, la parola "amico" sembra una parola perduta in tanta violenza, come sono spesso le parole buone. Però, probabilmente, è l’ultima parola buona che Gesù ascolta. Da quel momento Gesù perde il controllo della sua persona, perché gli mettono le mani addosso e lo arrestano. È l’inizio della fine, è un prigioniero e i prigionieri sono frutto della guerra e della violenza, e la guerra e la violenza uccidono. E pensiamo a quanti prigionieri nel mondo, ai rapiti in solitudine e angoscia, a gente maltrattata, affamata, sotto il freddo, il sole, senza futuro.

Come reagire alla violenza? Qualche volta ci chiediamo come reagire all’ondata di violenza che investe il mondo, specie con le guerre. Un amico di Gesù mise mano alla spada e tagliò l’orecchio del servo del sommo sacerdote. Poteva essere l’inizio di uno scontro.
Gesù non è tanto, come alcuni dicono, un maestro di non violenza, ma ben di più. Gesù non salva se stesso né con la violenza né con la fuga. La violenza serve ad affermare i propri interessi, i sentimenti di odio, le ragioni di una parte, di un paese, sempre un modo di salvare se stessi. La meditazione di questa Parola del Signore ci mostra come la violenza, che si crede vincente almeno come scelta per la vittoria, perde molti e perde soprattutto chi la provoca.
Si dice che non sceglie la violenza chi è vile, chi è debole, chi non ha possibilità di usarla, e anche quando pronunciamo parole di pace siamo trattato così. Gesù fa una affermazione impressionante, il prigioniero parla come colui che ha più forza di tutti: Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Dio è tanto più forte della violenza, della forza, della peggior guerra.
A quei violenti, forse, parlare di dodici legioni di angeli li impressiona. Ma lo trattano con violenza, andandolo a prendere con spade e bastoni, come un ladro, come un rivoltoso. Questo basterebbe per legittimare la violenza come autodifesa, ma Gesù non legittima la violenza e pronuncia una frase, che in qualche modo rappresenta un grande consiglio. Un grande insegnamento che resta nella storia, anche se la storia tante volte lo ha ripudiato: Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada di spada moriranno.
C’è l’eco in queste parole di Gesù di quello che Dio dice dopo il diluvio, quando stringe una nuova alleanza: Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso. È una sapienza che attraversa la Bibbia. Il salmo dice: Gli emi sfoderano la spada e la spada raggiungerà il loro cuore.

Sì, l’uomo si condanna da solo, la violenza crea violenza anche peggiore. Questa grande sapienza della storia è continuamente nei secoli, calpestata dalle guerre, e anche da noi stessi. E la vediamo travolta nella persona del figlio di Dio. Ma ogni volta che si legge questo Vangelo, uomini violenti, genti combattenti sono richiamati a questa sapienza, che purtroppo non sappiamo tradurre in scelte politiche e tante volte facciamo fatica a tradurre in scelte esistenziali. Perché siamo anche noi, sempre e soprattutto prima di pregare, chiamati a disarmare il nostro cuore da ogni sentimento ostile. Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.

Dio ci aiuti in questo momento difficile per la pace. Dio non ci lascia, continua a parlare. Gesù dice: Ogni giorno stavo nel tempio ad insegnare e non mi avere arrestato. Era nelle loro mani, ma vilmente non lo hanno preso. La violenza è alleata delle tenebre. E questo, ci dice il Vangelo, è avvenuto perché si compia la misteriosa storia del Dio con noi, perché si adempiano le Scritture.
In quel momento tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. È una espressione amara, ma dopo la sua resurrezione si ritrovano con lui a Gerusalemme e in Galilea.
 Possano, oggi, i discepoli del Signore, e vorrei dire tutti i popoli, prendere coscienza della sapienza divina delle parole di Gesù. prendere coscienza dell’orrore distruttivo e autodistruttivo della spada e oggi, ben più, di molte spade e trovare la via della pace.
 E allora, fratelli e sorelle, preghiamo con fede il Signore per la prossima Preghiera per la Pace a Parigi. Preghiamo il Signore, perché doni quella pace che i governanti e forse molti uomini, non sanno dare. Amen.

Andrea Riccardi