MIGRANTI

Due anni fa la fuga dall’Afghanistan, in Italia con i corridoi umanitari: il ferragosto solidale di Abdul e Zara

Servizio del TG1

 

 

Dopo il ritorno al potere dei talebani, sono oltre 700 gli afghani arrivati in Italia con i Corridori umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Famiglie che cercano di ricostruirsi una vita e che temono per le loro famiglie rimaste in Afghanistan come Abdul e Zara. Abbiamo raccolto la loro storia.

Nell'Afghanistan dei talebani la musica è vietata e invece Ali non si separa mai dal suo violino. Fuggito in Iran ancora nella pancia della mamma il papà rimasto in Afghanistan fino alla caduta di Kabul, si sono ritrovati a Roma grazie al corridoio umanitario di Sant'Egidio dopo il ritorno al potere dei talebani.

“In Afghanistan sotto i talebani le donne non possono più fare niente nemmeno uscire di casa, qui invece ho le stesse possibilità di un uomo”. Alla domanda quale lavoro sogni però Zara esita. È forse l'eco di quella schiavitù, un regime dove desiderare come lei di diventare pasticciera o insegnante di yoga vuol dire la morte. Ora è libera intanto studia italiano come il marito informatico.

“Ho due fratelli rimasti là, vivono quasi nascosti cercano anche loro di fuggire, ma non riescono”. Alla domanda se desidera tornare un giorno nel suo paese risponde di sentirsi tanto confuso.

“Per noi un triste anniversario, ma è anche Ferragosto e siamo qui per restituire un po' di aiuto”. Abdul e Zara servono a tavola, a senzatetto, anziani rifugiati persone sole oltre 400 i pasti offerti infiniti i sorrisi per dire grazie.