Cento anni fa, il 27 maggio 1923, nasceva Lorenzo Milani. Dall'estrema periferia, quale era il piccolo villaggio di Barbiana, sulle collline toscane, dove il giovane prete diede vita alla Scuola Popolare, per quei bambini che non trovavano posto e ascolto nella scuola di Stato, la sua voce non ha smesso di parlare. Una "lezione senza tempo" come l'ha definita Marco Impagliazzo.
Oggi, il centenario della sua nascita viene celebrato proprio a Barbiana dal presidente Mattarella e dal cardinale Matteo Zuppi, a sottolineare il valore del messaggio di questo prete fiorentino, sempre "dalla parte degli ultimi". Un'eredità raccolta da tanti, anche dalla Comunità di Sant'Egidio, con le Scuole della Pace.
Nato nel 1923, prete a 24 anni, nel 1954 viene inviato a Barbiana, un minuscolo villaggio del Mugello dove dà vita alla sua Scuola popolare: apre le porte ai figli di agricoltori e pastori, accoglie povertà e diversità. La scuola è basata sul concetto di «I care», «mi sta a cuore». È allestita in un paio di stanze della canonica. La regola principale è: chi sa di più aiuta chi sa di meno. Nel 1958 pubblica le sue «Esperienze Pastorali», e nel 1967, pochi mesi prima della sua morte, esce la celebre “Lettera a una professoressa”.
Papa Francesco ha detto di lui: «La sua era un'inquietudine spirituale alimentata dall'amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come un "ospedale da campo" per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati”.
Nel suo breve testamento, in forma di una lettera ai suoi ragazzi, scrive “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto.”