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L'Africa in pellegrinaggio alle Fosse Ardeatine insieme agli ucraini per ricordare tutte le vittime delle guerre

Questa mattina oltre 100 rappresentanti di Sant'Egidio da 25 paesi africani per una cerimonia nel luogo dell’eccidio nazifascista

Questa mattina oltre 100 rappresentanti delle Comunità di Sant’Egidio di 25 paesi, che in questi giorni partecipano a Roma al congresso panafricano “L’Africa tenderà le mani a Dio”, si sono recati alle Fosse Ardeatine per rendere omaggio alle vittime del crudele eccidio nazifascista compiuto durante la seconda guerra mondiale. Al pellegrinaggio, che si è aperto con un saluto del presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha partecipato anche una delegazione di ucraini.

Insieme hanno lanciato un appello per la pace e contro ogni forma di violenza, prima di visitare le cave dove furono condotte e uccise le vittime della strage. Alla fine il lungo corteo ha raggiunto il memoriale dove sono conservate le tombe delle 335 persone uccise il 24 marzo 1944.

Ognuno ha deposto in omaggio un fiore e si è osservato un momento di silenzio per ricordare tutte le vittime delle guerre nel mondo: una significativa sosta della memoria nel luogo che più di ogni altro ricorda la ferita della guerra a Roma, in un tempo segnato ancora da troppi conflitti, in Ucraina come in tanti, diversi, paesi africani.

Appello per la pace

Noi, rappresentanti delle Comunità di Sant’Egidio in Africa, riuniti a Roma in un congresso panafricano, abbiamo sentito come nostro dovere recarci alle Fosse Ardeatine per onorare le vittime del più grave eccidio registrato nella capitale d’Italia durante la seconda guerra mondiale. Un omaggio alla memoria di chi perse la vita in questa terribile strage compiuta dai nazifascisti, ma anche una solenne promessa, quella di farci carico delle speranze di pace di tanti nostri popoli africani attraversati ancora da conflitti, violenza diffusa, sfruttamento della terra e delle risorse. Ricordare i 335 innocenti trucidati in questo luogo il 24 marzo 1944 ci fa riflettere sul grande male che la guerra porta sempre con sé.
Siamo nati tanti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, che coinvolse anche l’Africa, ma oggi vediamo che la violenza non è stata vinta. Non è finita nel mondo, ma anche nel nostro continente dove alcuni conflitti persistono da decenni senza soluzione mentre fenomeni più recenti, come il terrorismo diffuso nel Sahel e nel Nord del Mozambico, fanno soffrire le popolazioni e creano migliaia di profughi. Ciò che ci addolora sono anche i pregiudizi di cui sono vittime  in tanti e i linciaggi a cui assistiamo troppo spesso nei nostri paesi. I poveri e i deboli sono i primi a esserne colpiti: anziani, disabili, migranti, senza dimora, bambini di strada.
Ci sentiamo vicini a tutti coloro che soffrono per la violenza e per questo vogliamo stringerci oggi, in modo particolare, attorno ai nostri fratelli e sorelle ucraini, qui presenti, vittime di una guerra che non avremmo mai voluto vedere in un continente come l’Europa che per così tanti anni è riuscito a conservare la pace come bene prezioso e supremo.
In un tempo in cui c’è troppa rassegnazione, persino al male dei mali che è la guerra, noi invece vogliamo resistere alla logica dei muri, che dividono le persone e i popoli, i ricchi e i poveri e essere artigiani di pace. Sogniamo e costruiamo un mondo di pace, un’Africa finalmente liberata dai conflitti, che guarda ad un futuro vissuto nella propria terra insieme ai suoi giovani. Crediamo nella forza dell’amicizia fra i popoli e al vivere insieme. Lavoriamo perché nessuno cancelli la pietà dal suo cuore, come accadde tragicamente in questo luogo. Mai più la guerra, mai più l’antisemitismo, mai più l’odio! Che il Signore ci dia la pace e la dia in abbondanza a chi l’attende, all’Europa, all’Africa, al mondo intero.