MIGRANTI

Testimonianza di Anna Jabbour, rifugiata siriana, all'udienza con Papa Francesco

 

 

Anna Jabbour, rifugiata siriana


Sono Anna, vengo da Aleppo, sono cristiana.
Penso molto spesso alla mia città, era bellissima. Con Subhi, mio marito, non volevamo lasciarla, abbiamo resistito fino al 2016. Avevamo la nostra vita tranquilla lì: le famiglie, il lavoro, gli amici, la parrocchia, i nostri sogni erano lì.  Speravamo che la guerra finisse invece peggiorava di giorno in giorno. Uscivamo di casa e non sapevamo se saremmo tornati. Abbiamo visto morire vicini e amici, le bombe cadevano nell’ultimo periodo come una pioggia, tutte le persone urlavano, le sirene, i morti, i feriti, la distruzione ovunque, era un incubo. La nostra piccola Pamela era appena nata, aveva un mese, e per salvare lei abbiamo deciso di lasciare tutto e partire.
Siamo andati verso il Libano ma anche lì la situazione è andata peggiorando. Poi c’è stata l’esplosione del porto il 4 agosto 2020. Beirut è stata per metà distrutta, anche noi siamo rimasti un'altra volta senza casa. Non potevamo più vivere nemmeno in Libano.
Ci siamo messi a cercare. Abbiamo sentito parlare dei Corridoi Umanitari, ci sembrava un sogno: la possibilità di vivere in pace, tranquillità, lavorare e impegnarci nella società, la possibilità per Pamela di vivere una vita “normale”.
Quando abbiamo fatto il primo colloquio, finalmente vedevamo un po' di luce , si era riaccesa la speranza. Siamo arrivati in Italia pochi giorni prima del Natale 2020, veramente per noi era Natale, una nascita nuova per noi. Erano già passati quattro anni…
Tutto era diverso: fin dall’arrivo. Le persone ci sorridevano, ci accoglievano con i fiori, erano preoccupati per noi. Nei mesi seguenti abbiamo iniziato a scoprire Roma e l’Italia, a imparare la lingua, mia figlia ha iniziato subito la scuola. Non ci siamo mai sentiti soli, gli amici della Comunità ci hanno preso per mano e ci hanno insegnato a camminare. Fanno la cosa più bella del mondo: ti danno speranza, la cosa fondamentale per chi ha vissuto nel buio della guerra.
Oggi siamo sereni, mio marito lavora in una ditta di pulizie e io lavoro con una signora anziana, abitiamo vicino a lei. Pamela è felice di studiare e di avere gli amici della scuola. Abbiamo pensato di restituire il dono che abbiamo ricevuto e allora ci siamo impegnati
Un mese fa il terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia ci ha buttato di nuovo nell’angoscia, ho pensato alla gente di Aleppo che aveva già sofferto tanto, ci chiediamo perché? Perché tutto questo male? alcuni miei amici qui hanno perso familiari, tanta gente vive per la strada e ha perso quel pochissimo che aveva. Prego e vorrei aiutare per dare loro una speranza.
Santità, la ringrazio perché lei vuole bene ai migranti, prega e lavora per la pace.  in Siria tutti sappiamo che Lei non ci ha dimenticato e ci ama.