Salmo 11
Sono passati 20 anni dall’11 settembre 2001 e noi ci raccogliamo ancora una volta in questa Basilica, su invito della Comunità di Sant’Egidio, per fare memoria di quell’evento che ha cambiato bruscamente la storia del mondo. Ricordare nella preghiera quel giorno non è una sorta di ossessione della memoria, per noi significa anzitutto confidare nella protezione del Signore certi che non dimentica nessuno dei suoi figli e che non ci abbandonerà alla follia omicida della violenza anche terroristica. Abbiamo ascoltato le parole del salmista: “Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?”(Sl 11,3) e abbiamo fatto nostra la sua risposa: “Nel Signore mi sono rifugiato”.
Sì, anche questa sera ci rifugiamo nel Signore e a Lui rivolgiamo ancora la nostra preghiera affidandogli anzitutto le vittime di quel terribile attentato. Il mondo intero fu colpito, non solo il popolo americano.
Salutiamo con amicizia il rappresentante dell’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, ……e salutiamo anche le autorità e i rappresentanti del corpo diplomatico che hanno voluto essere presenti a questa preghiera. La vostra partecipazione è segno di un sentimento che ci unisce: la memoria di quanto accaduto ci spinge a stringerci ancor più in una solidarietà reciproca e nell’impegno per contrastare assieme la violenza del male.
E’ ben presente alla nostra mente il senso di smarrimento di quel giorno di fronte alla ferocia di quell’attentato: vennero falcidiate vittime innocenti, la cui unica colpa era quella di recarsi, come facevano ogni giorno, al lavoro. Quell’attentato segnava in maniera drammatica il nuovo secolo appena iniziato. Il mondo intero, in certo modo, veniva colpito. Da quel momento nulla e nessuno era più al sicuro. Tutti – anche i più forti – si scoprivano vulnerabili. Anche i numeri lo mostravano: 19 kamikaze fecero 2.299 vittime con 24 dispersi di cui 327 provenienti da 53 paesi del mondo. Il nuovo millennio non poteva iniziare in maniera peggiore. E il futuro ne è stato tragicamente segnato. In questi due ultimi decenni abbiamo purtroppo assistito al ripetersi di analoghi attacchi terroristici in diverse parti del mondo. Sono passati venti anni da quel giorno e il mondo è ancora segnato da una spirale terribile di estremismo divenuto ancor più complesse e ancor più pericoloso. Quanto sta accadendo in Afganistan e in altri paesi, come il Mozambico, deve spingerci ad un più audace impegno per la pace. E per i credenti a partire dalla preghiera.
Nella preghiera di questa sera, vogliamo come raccogliere assieme tutte le vittime del terrorismo, da quelle dell’11 settembre di 20 anni fa sino ai nostri giorni, pensandole tutte, raccolte dalle mani di Dio mentre quelle degli uomini le colpivano, e portate nel santuario del cielo. Le sentiamo presenti – loro attorno all’altare del cielo –assieme a noi che invochiamo il Signore perché venga sconfitta la violenza in ogni terra e giunga la pace tra i popoli. Giovanni Paolo II, in quel l’11 settembre, radunò i leaders delle grandi religioni: perché dove aveva abbondato il male, si seminasse il grande bene della pace. Ancora oggi – forse più di ieri – c’è bisogno che i credenti si radunino in preghiera.
La preghiera di questa ci riunisce in un’unica compassione per tutte le vittime e ci spinge ad affrettare quella fraternità tra tutti che sola può sconfiggere in radice la violenza fratricida. La preghiera è la nostra prima opera di pace. Ce lo ricorda il salmista: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella”(Sl1271).
La Comunità di Sant’Egidio continua a sentirsi interpellata dal grido di dolore che sale dal mondo e non cessa di pregare - e di invitare tanti altri alla preghiera - perché possa allargarsi sempre più quella fraternità che papa Francesco non cessa di testimoniare e richiamare come unica via della pace. Sorelle e fratelli, continuiamo a invocare il Signore, Padre buono di tutti i popoli, perché ascolti la nostra preghiera e doni al mondo la desiderata pace. Amen.