Giovani e anziani, italiani abitanti della periferia e nuovi italiani provenienti da tutto il mondo hanno pregato insieme per le oltre 40.000 persone morte dal 1990 a oggi, nel mare Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa.
La preghiera “Morire di speranza” della Comunità di Sant’Egidio continua nei quartieri di Roma – le immagini sono delle veglie nella parrocchia di Santa Maria della Salute a Primavalle, con mons. Vincenzo Paglia, all’Istituto Pio XII dei Fratelli delle Scuole Cristiane al Casilino e alla Parrocchia di San Gaudenzio a Torrenova, con mons. Gianpiero Palmieri.
Sono luoghi in cui la Comunità dall'inizio della pandemia ha aperto dei centri dove ricevono aiuti alimentari tante persone, grazie a volontari di tutte le età e provenienze; per vivere già la fraternità invocata nella preghiera.
Con la consapevolezza che “siamo tutti sulla stessa barca” – per citare le parole di papa Francesco – il piazzale del Casilino e le chiese di Torrenova e Primavalle si sono riempite delle preghiere per i migranti del mondo, portando all’altare le immagini del campo di Moria a Lesbo e del ponte al confine tra Guatemala e Messico, insieme alle croci realizzate con il legno delle barche naufragate vicino a Lampedusa.
"I discepoli - ha detto mons. Paglia commentando il brano della tempesta sedata (Mc 4, 35-41) - hanno pensato che il Signore dormisse ed anche oggi, nelle difficoltà, c'è questa tentazione. Ma non sono forse gli uomini che dormono e lasciano tanti fratelli e sorelle scomparire tra le onde? Al Signore è rivolta la preghiera di intercessione perché calmi le onde e il vento, perché il suo amore è più grande di ogni tempesta e apre all’ascolto del grido di chi chiede aiuto".