Anche a Budapest, nella Chiesa di San Giuseppe, il 19 giugno 2020, alla vigilia della Giornata mondiale dei rifugiati e dei migranti, la Comunità di Sant’Egidio si è ricordata di coloro che sono morti nei “viaggi della speranza”, migranti e richiedenti asilo in cerca di un futuro di pace e di dignità in Europa ed negli Stati Uniti. La vigilia di preghiera è stata presieduta da mons. Gábor Mohos, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, con la partecipazione di Márta Bolba, pastore luterana ed di altri esponenti di chiese ed organizzazioni impegnate nell’assistenza ai profughi.
Nella sua omelia, mons. Mohos ha offerto una riflessione sull’ultimo passo del Discorso della Montagna, tratto dal Vangelo di Matteo. La fede cristiana è ben più della mera conoscenza degli insegnamenti: deve essere incontro con il Dio vivente e la messa in pratica degli stessi insegnamenti. Quella società che non si costruisce sulla salda roccia della giustizia e della misericordia, prima o poi viene portata via dalle tempeste della storia. Chi è nato nel benessere, giudica facilmente gli altri. Mentre agli occhi di Dio tutte le vite sono irripetibili ed ugualmente preziose. La nostra dignità ha doppia origine: Dio ha creato l’uomo a propria immagine, e Gesù ha dato la sua vita per tutti. Non siamo impotenti, il nostro compito non è certo giudicare ma avere compassione e pregare, perché la preghiera ha grande forza; viviamo l’amore per i sofferenti accanto a noi e guardiamo a tutti uomini come nostri fratelli. Nella preghiera sono stati letti alcuni nomi di coloro che sono morti nei viaggi di speranza verso continenti e paesi dove speravano di trovare pace e serenità per sé e per le proprie famiglie.