"Se in ogni cristiano c’è una dimora speciale di Dio, in lui non possono esserci sentimenti di odio e di disprezzo". Il card. Farrell alla veglia per la coesistenza pacifica negli USA

 

 

Veglia di preghiera “Per la pacifica coesistenza negli USA”    GUARDA IL VIDEO

Meditazione su Gv 14, 23-27
Roma – Basilica di S. Maria in Trastevere
Venerdì 5 giugno 2020

Cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita
 

Cari fratelli e sorelle,
in questi giorni, il mondo intero osserva con apprensione l’ondata di proteste che sta attraversando moltissime città degli Stati Uniti d’America a seguito dell’ingiusta morte di George Floyd. Soprattutto per noi cittadini americani è motivo di grande tristezza constatare come nel nostro paese persistano ancora discriminazioni, pregiudizi e odio per motivi razziali.

Siamo sempre inclini a pensare che dopo lunghi anni di battaglie per i diritti civili e per l’uguaglianza razziale, certe ingiustizie e certe violenze del passato non possano più ripetersi. Ma vediamo con dolore che non è così. La pace sociale e la convivenza fraterna fra tutti i cittadini non sono mai un fatto scontato. Non sono un dato acquisito una volta per tutte. I grandi movimenti sociali degli anni ’60 e ’70 per i diritti civili e contro le discriminazioni razziali hanno lasciato senza dubbio un segno profondo nella coscienza civile della nazione, ma non hanno risolto in modo definitivo tutti i problemi. In questi giorni, ci rendiamo conto che la pacifica coesistenza e la reciproca accettazione sono beni preziosi che bisogna sempre promuovere. Perché non derivano automaticamente dalle parole pronunciate nel passato e ora conservate per iscritto in qualche storico discorso, ma sono frutto di atteggiamenti profondi che devono abitare nel cuore degli uomini. E perciò ogni nuova generazione va aiutata ad avere un “cuore fraterno”. La fraternità sociale va costruita sempre di nuovo, non è mai raggiunta in modo stabile e definitivo, perché il cuore umano può sempre chiudersi nel suo egoismo e tornare ad essere inquinato dal peccato, provocando così nuove ingiustizie, nuove violenze, nuove oppressioni.
È proprio questo l’ambito in cui noi cristiani possiamo dare il nostro prezioso contributo. Noi cristiani dobbiamo sempre annunciare e testimoniare con la vita la novità che il Vangelo di Cristo ha portato sulla terra. Una novità che non è mai scontata e che va sempre di nuovo accolta da ogni nuova generazione che compare sulla terra. Abbiamo ascoltato le bellissime parole del Vangelo che parla di una “dimora” del Padre e del Figlio in tutti coloro che amano Gesù, che parla dello Spirito Santo Paraclito donato ai credenti, e che parla della pace che Gesù ci dona come frutto più bello della sua morte e risurrezione. Tutto questo non può rimanere una teoria, deve avere conseguenze concrete nella vita.
Se in ogni battezzato, se in ogni cristiano, c’è davvero una “dimora” speciale di Dio, il suo cuore non può che essere trasformato. In lui non possono esserci più sentimenti di odio e di disprezzo nei confronti di nessuno. E se lo Spirito Santo Paraclito abita davvero nel cuore dei cristiani, essi guarderanno ad ogni altro essere umano “con gli occhi di Dio”, con lo stesso rispetto e compassione con i quali Dio vede ogni uomo e ogni donna sulla terra. Lo Spirito Santo, infatti, come ci ha ricordato il Santo Padre a Pentecoste, è il vero «principio di unità … Lui ci ricorda che anzitutto siamo figli amati di Dio; tutti uguali, in questo, e tutti diversi». E se la pace di Cristo è veramente presente nel cuore dei credenti non può esserci più spazio per la rivalità, per la negazione della dignità altrui e per l’oppressione del prossimo. Questo deve essere il modo di vivere reale dei cristiani e in questo modo deve diventare un annuncio rivolto a tutti, che è possibile realizzare un’umanità riconciliata e fraterna.

La nostra nazione, fin dalla sua nascita, è stata multiculturale, multietnica, multireligiosa. Le fondamenta sulle quali si è costituita sono state l’uguaglianza di tutti gli uomini, i diritti inalienabili alla vita e alla libertà concessi dal Creatore stesso a tutti gli uomini, la tolleranza, la pacifica convivenza, le uguali possibilità di prosperità e benessere per tutti. Questi ideali sono iscritti nel DNA degli Stati Uniti d’America e fanno parte dei suoi documenti fondativi. Ma questi principi, in ultima analisi, non sono altro che la traduzione del cristianesimo nel linguaggio della legge civile. Per questo noi cristiani, ogni volta che facciamo presente l’insegnamento di Gesù, stiamo aiutando tutti i nostri concittadini a tornare agli ideali autentici della nostra nazione, della sua costituzione e delle sue leggi.
Il comando che Gesù ha dato ai suoi discepoli è: «amatevi come io vi ho amato» (Gv 15,12.17). Gesù non ha fatto distinzioni fra uomini e donne, fra giudei e samaritani, fra semplici pescatori e membri del sinedrio, fra poveri pastori e ricchi pubblicani. Gesù ha rivolto a tutti il suo messaggio di salvezza e di misericordia senza escludere nessuno. Questo semplice fatto dovrebbe essere un forte richiamo per tutti noi che, invece, facciamo spesso distinzioni basate sulla classe sociale, sul livello economico, sulla razza, sull’appartenenza politica.


Purtroppo anche fra noi cristiani può infiltrarsi un modo di pensare distorto, che porta a identificarci solo con una parte, prendendo le distanze da chi appartiene alla parte avversa: benestanti contro classi povere, intellettuali contro persone incolte, progressisti contro conservatori, bianchi contro neri, e così facendo perdiamo di vista completamente la dimensione universale del messaggio di Cristo o addirittura finiamo per identificare la nostra fede cristiana con la visione ideologica della parte che abbiamo abbracciato. Vediamo, invece, come San Paolo dimostra di aver accolto appieno lo spirito di Cristo quando afferma: «Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-28). Tornare a questa purezza del Vangelo diventa il modo migliore di promuovere il bene sociale, evitando visioni parziali e ideologiche.

Per noi cristiani, è doveroso anche insistere sul fatto che il mezzo deve essere sempre in armonia con il fine. Gesù ha parlato della povertà vivendo poveramente, ha parlato della dignità dell’amore umano vivendo castamente, ha parlato della misericordia del Padre avendo misericordia di tutti, anche dei suoi nemici. In questo senso, non si può sperare di promuovere la pace sociale con la violenza, non si può superare l’ingiustizia commettendo ingiustizie e crimini ancor più gravi di quelli che si vuole denunciare. Noi cristiani, allora, dobbiamo sempre esortare tutte le persone di buona volontà a unire i loro sforzi per costruire insieme qualcosa che rimanga come bene duraturo per tutti, fuggendo dalla tentazione di distruggere irrazionalmente ciò che esiste e di dare sfogo cieco alla propria rabbia e frustrazione. Una cultura del rispetto, un senso di fratellanza universale, condizioni di vita degne, leggi giuste sono beni che restano. Parole e gesti offensivi di disprezzo, saccheggi e violenze non portano a niente di buono per il futuro. Per questo noi cristiani non dobbiamo nasconderci e avere timore, al contrario, proprio in questi delicati momenti di tensione sociale dobbiamo essere presenti per indirizzare al bene vero e duraturo il giusto desiderio di uguaglianza, di rispetto e di giustizia che è presente nel cuore di tanti uomini e donne.
Come il Santo Padre ha ricordato nella sua ultima Udienza del mercoledì: «non possiamo tollerare né chiudere gli occhi su qualsiasi tipo di razzismo o di esclusione e pretendere di difendere la sacralità di ogni vita umana. Nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che “la violenza delle ultime notti è autodistruttiva e autolesionista. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde» (Udienza del 3 giugno 2020).

Cari fratelli e sorelle, la Chiesa, quando fa risuonare le parole del Vangelo, vuole essere fedele a Gesù, non vuole schierarsi con una parte o con una categoria contro un’altra, non vuole fare propaganda politica né fare proseliti per sé, ma vuole semplicemente aiutare la società a promuovere il bene comune e a creare legami di autentica fratellanza fra gli uomini.
Chiediamo al Signore che guardi a tutte le vittime innocenti morte per le ingiustizie e le discriminazioni razziali e il loro sangue versato aiuti la nostra amata nazione a costruire una società veramente pacificata e fraterna.
Amen.