Medì, le rotte di crescita per Livorno e le città del Mediterraneo

Due giorni di confronti e testimonianze sull'accoglienza

 

 

Livorno è la città da cui parte la riflessione di Medì, il convegno internazionale della Comunità di Sant’Egidio per lo sviluppo delle relazioni tra le città del Mediterraneo, affacciate sulla sfida globale dell’accoglienza.

La due giorni appena conclusa al teatro La Goldonetta di Livorno ha tracciato una mappa di crescita e futuro, ponendosi attraverso le testimonianze sulle “rotte dei migranti”.

Halima Aissa, tunisina, con altre donne dell’associazione Ardepte ha mostrato i volti e le storie dei giovani tunisini scomparsi nei viaggi verso l’Europa, in Siria e Medio Oriente.

Migranti sono anche gli italiani. “Il vero problema del nostro Paese non sono quelli che arrivano ma i tanti giovani che se ne vanno”, sostiene Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Sono 985 mila i ragazzi italiani andati via dalla penisola in pochi anni, un fenomeno della portata simile al flusso migratorio che l’Italia conobbe negli anni ’30.

Olivier Roy, dell’Istituto Universitario Europeo, ha sottolineato il senso di smarrimento contemporaneo nel passaggio all’attuale mondo urbanizzato, in cui è più facile la nostalgia per il passato, in cui bisogna ritrovare il senso di responsabilità individuale e collettiva.

Una voce e un volto del Mediterraneo di esempio a Medì è la giornalista maltese Dafne Galizia, uccisa nell’ottobre del 2017 per la sue inchieste sulla corruzione. Il ricordo del giornalista del Times di Malta, Manuel Delia, è sostenuto dai calorosi applausi della platea del convegno.

Una voce viene dal Senegal e arriva in Italia, quella di Zakharjia che ha raccontato la sua storia del terribile passaggio dalla Libia fino a Livorno: prima il deserto dove viene abbandonato con un amico di trafficanti. La marcia tra le dune per giorni, fino ad arrivare in Libia, dove vengono gettati in prigione senza nessun motivo, per estorcergli soldi. “Ti mettevano a sedere e uno veniva davanti a te e ti diceva di chiamare i tuoi genitori per farti mandare i soldi. Se dicevi che i tuoi genitori non avevano niente, allora ti facevano 3 volte la domanda per farti chiamare: alla terza volta che tu rifiutavi di chiamare a casa per farti inviare i soldi, ti bastonavano nudo.” Dieci alla volta davanti ai torturatori, costretti ad assistere alle violenze sull’altro.

Lo scrittore livornese Simone Lenzi allora auspica per la sua città che abbandoni un “sogno di autosufficienza” che ne tradisce la sua vocazione e il suo destino, di fronte a simili negazioni dei diritti umani. Le città mediterranee si confrontano per rinnovare un’apertura al mondo, come la vocazione al cosmopolitismo di Alessandria, indicato da Anis Issa, intellettuale copto-ortodosso e assistente culturale del Patriarca di Alessandria Tawadros II.

La stessa apertura al mondo è anche nel lavoro delle Scuole della pace di Sant’Egidio: i bambini hanno reso un omaggio all'isola di Lesbo, donando una raccolta di fondi consegnata ad Eric Kempson. Eric e sua moglie Philipa hanno promosso il progetto Hope per l'accoglienza e il salvataggio dei profughi nelle acque dell’Egeo.

Il ponte tra situazioni mediterranee, come la guerra in Siria, è un lavoro concreto per la pace. Nel suo saluto a Medì il vescovo Simone Giusti ha voluto indicare nei corridoi umanitari un esempio di politica europea accorta e intelligente.

La Vice Sindaco di Livorno Stella Sorgente ha espresso le speranze della città per una sua rigenerazione attraverso la capacità di includere i nuovi cittadini.

Medì continua di anno in anno ad essere luogo di confronto e testimonianze sul Mediterraneo in cui le nuove generazioni giunte con le migrazioni contribuiscono a una città aperta al mondo e più solidale