La recita di inizio anno è l’insolita iniziativa che ha coinvolto i bambini della Scuola della pace estiva nota come Summer school per i bambini rom della zona Sud di Roma. Hanno portato in scena uno spettacolo sul rispetto dell’ambiente, ma non è solo questo a commuovere i presenti, tra giovani, maestre e abitanti del quartiere Laurentino a Roma.
«Sono bambini che sono tornati ad essere bambini» afferma Federica Mancinelli di Sant’Egidio. «Hanno imparato a stare insieme, sono molto più sereni e questo è di fondamentale aiuto per affrontare il nuovo anno scolastico, al pari del recupero delle materie che si è fatto. Sono tornati bambini anche agli occhi della gente, anche a partire dai volontari che alla fine hanno voluto trascorrerci intere settimane, andando oltre i turni o l’alternanza scuola lavoro. Alcuni realizzavano la Scuola della Pace da più tempo, altri meno. I bambini hanno espresso un chiaro desiderio di imparare e quindi i tanti giovani delle superiori che hanno aiutato se li sono presi a cuore».
La festa e lo spettacolo chiudono un’estate passata sui libri per i settanta bambini iscritti all’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio per la scolarizzazione e l’alfabetizzazione dei bambini rom del campo di Castel Romano, uno dei più grandi in Europa.
La Summer school e il suo spettacolo conclusivo sono la storia di pregiudizi che svaniscono di fronte a una realtà diversa vissuta insieme.
I pregiudizi e la povertà sono tra i fattori che incidono sulla riuscita scolastica dei bambini e la Scuola della pace, anche in questa versione estiva, è l’ambiente in cui le esigenze dei più piccoli non sono affrontate come problemi educativi insormontabili, ma come parte della propria vita. L’iniziativa presta attenzione, ad esempio, ai passaggi da un ciclo scolastico all’altro: in molti quest’anno andranno in prima elementare senza aver frequentato la scuola materna. Sicuramente una situazione di svantaggio, ma in estate i bambini hanno cominciato a imparare le regole della scuola e dello stare insieme, attraverso le attività e l’affetto. La risposta è stata del tutto positiva. L’aiuto di volontari di gruppi scout e parrocchie venuti da diverse parti d’Italia ha permesso ai bambini di essere accompagnati individualmente nelle attività, evitando per loro la frustrazione di essere posti di fronte a compiti non adatti per il grado di alfabetizzazione. L’estate di solidarietà ha permesso di continuare questo importante lavoro.
Ogni momento, dallo studio alla recita conclusiva, ha permesso ai bambini di apprendere nuove abilità e di acquisire più fiducia in se stessi, in un ambiente in cui si cresce con l’amicizia. I progressi sono a tutto campo: dalla grafia più ordinata a una migliore predisposizione all’ascolto.
Tanto è ancora da fare per proteggere i bambini e promuoverne l’istruzione. I volontari hanno spesso ascoltato dai bambini parole di paura per il clima ostile e razzista di cui sono anche loro vittime: la sfida parte anche da questo.
Un posto che ha alcuni di loro come alunni è l’Istituto comprensivo “Domenico Bernardini”, che ha ospitato la festa nel suo teatro. La Dirigente scolastica, Daniela Marziali, ha espresso parole di apprezzamento per questo impegno gratuito a favore dei bambini. Insieme a lei hanno preso parte diversi insegnanti del 9° municipio di Roma, nelle cui scuole sono distribuiti gli alunni: alcuni li vedranno a breve sui banchi al loro primissimo giorno di scuola; altri sono loro studenti degli anni successivi; altri ancora andranno alle scuole di grado successivo.
In questo percorso lungo anni, prendersi cura dei bambini più svantaggiati ha significato anche prestare aiuto nell’inserimento scolastico, a partire dalle iscrizioni, prevenendo la dispersione scolastica. La felicità dei bambini nell’essere protagonisti e promotori di messaggi positivi accompagna questo paziente lavoro degli adulti.
Alfabetizzazione e scolarizzazione si confermano con queste storie degli obiettivi concretamente perseguibili, perché in quella percentuale di esclusi che sembra piccola (0,8%) si trova una sfida sociale e culturale che già molti giovani hanno fatto propria. Questo coinvolgimento personale per il bene dei più piccoli ha donato a tutti una nuova prospettiva.