Dialoghi di civiltà tra Oriente e Occidente: un incontro necessario in un mondo globale

Il convegno promosso a Roma da Sant'Egidio e l'università di Al-Azhar (Il Cairo)

 

 

"Oriente e Occidente non sono destinati allo scontro. Dobbiamo tenere aperto uno spazio di dialogo in un tempo complesso", con queste parole il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi ha voluto spiegare il senso della conferenza internazionale dal titolo "Un secolo: dalla fine degli imperi alla globalizzazione", una nuova tappa del ciclo di incontri "Oriente e Occidente. Dialoghi di civiltà" promossi dalla Comunità di Sant'Egidio insieme all'Università islamica di al-Azhar del Cairo, che si è tenuta il 7 novembre al Palazzo della Cancelleria a Roma. Le precedenti si erano svolte a Firenze e a Parigi, dove, alla fine dell'incontro, il Grande Imam della stessa università, Al-Tayyeb, era andato a rendere il suo omaggio alle vittime dell'attentato al teatro Bataclan.

"No a una guerra fredda di civiltà, no all’ignoranza dell’altro. La strategia è l’incontro, lo scambio, il mutuo soccorso" ha detto Andrea Riccardi. Ahmad Al-Tayyeb ha spiegato come "questi incontri non sono un lusso ma una necessità", e ha aggiunto: "Qualcuno dice che le religioni fomentano guerre, ma sono coloro che usano politicamente le religioni a fomentarle". Il Grande Imam ha quindi ricordato l'incontro avuto la stessa mattina con Papa Francesco: "Un uomo raro, inondato di amore e di spiritualità, prezioso per questo mondo. Vogliamo vedere come lavorare insieme per ridurre i patimenti dei poveri, di tutti i sofferenti".

Alla conferenza hanno preso la parola anche il cardinale Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il Presidente del Senato Pietro Grasso, il teologo Pierangelo Sequeri, che si è soffermato sul concetto di ospitalità, tanto presente nella cultura orientale, e l'islamologo francese Olivier Roy, che ha messo in guardia dal confondere la difesa dell’identità, che è diventata difesa chiusa di caratteristiche folkloristiche, con la tutela della civiltà, che in ogni caso è aperta.

 

 

 

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