La storia del piccolo Abdul, dai bombardamenti in Siria a una nuova vita in Italia

Un anno di corridoi umanitari
Fuggito da Homs con i suoi genitori, ora vive a Genova grazie ai corridoi umanitari

 

 

Un anno di corridoi umanitari e circa 700 profughi salvati. Tra loro c'è il piccolo Abdul, dieci anni, arrivato in Italia il 16 giugno 2016.
 
Il sorriso e le prime parole di Abdul, dieci anni, davanti alla chiesa dell'Annunziata a Genova, segnano la fine di un incubo vissuto tra la Siria e il Libano. «Ciao a tutti!», dice agitando la mano, in braccio al padre, esibendo le prime parole d'italiano.
 
Costretto su una carrozzina fin dalla nascita da un grave idrocefalo, Abdul è arrivato insieme alla mamma e al papà grazie ai Corridoi Umanitari. La famiglia viveva a Homs, città con una storia millenaria oggi ridotta ad un cumulo di macerie.
«Il nostro quartiere era devastato da continui bombardamenti – ci racconta papà Khaled - Ci siamo spostati in un'altra zona della città, ma la distruzione è arrivata anche lì. Inseguiti dalla guerra, siamo arrivati in Libano, dove siamo entrati in contatto con Sant'Egidio”. Adesso Genova è il luogo dove poter ricominciare a vivere.
 
Il primo giorno di scuola, per lui che non l’aveva mai frequentata, è stato incredibile! Era molto emozionato. I suoi compagni di classe lo hanno accolto con una grande festa. In pochi mesi ha recuperato tantissimo,  impara velocemente e ha tanti amici che gli vogliono bene. Alla domanda: "Cosa ti piace di più?" ha risposto "Questo: stare insieme!".
 
 
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