Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dal libro del Siracide 1,1-10
Ogni sapienza viene dal Signore
e con lui rimane per sempre.
La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni dei secoli chi li potrà contare?
L'altezza del cielo, la distesa della terra
e le profondità dell'abisso chi le potrà esplorare?
Prima d'ogni cosa fu creata la sapienza
e l'intelligenza prudente è da sempre.
Fonte della sapienza è la parola di Dio nei cieli,
le sue vie sono i comandamenti eterni.
La radice della sapienza a chi fu rivelata?
E le sue sottigliezze chi le conosce?
Ciò che insegna la sapienza a chi fu manifestato?
La sua grande esperienza chi la comprende?
Uno solo è il sapiente e incute timore,
seduto sopra il suo trono.
Il Signore stesso ha creato la sapienza,
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha effusa su tutte le sue opere,
a ogni mortale l'ha donata con generosità,
l'ha elargita a quelli che lo amano.
L'amore del Signore è sapienza che dà gloria,
a quanti egli appare, la dona perché lo contemplino.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Il libro è scritto da Ben Sira (da cui "Siracide?), ed è forse l'ultimo scritto del Primo Testamento. L'autore è uno scriba saggio, intento a leggere la Scrittura con intelligenza sapienziale per renderla al popolo e illuminarne la vita quotidiana. Egli chiede al credente di applicarsi alla meditazione della Parola di Dio per poter comprenderne il senso del tempo nel quale vive. La sua convinzione di fondo è che l'origine della sapienza risieda in Dio. Scrive: "Fonte della sapienza è la parola di Dio nei cieli, le sue vie sono i comandamenti eterni". In questo concorda pienamente con il salmista che canta la Parola di Dio luce "per i nostri passi" (Sal 119,105). L'autore vuole aiutare il credente a scorgere attraverso le Sante Scritture la saggezza che abita presso Dio per poterla accogliere e vivere in conseguenza. In realtà la sapienza appartiene essenzialmente al Signore: "Uno solo è il sapiente e incute timore, seduto sopra il suo trono" (v. 6). Ma il Signore non ne è geloso. Al contrario, la dona largamente a coloro che lo amano: "Il Signore stesso ha creato la sapienza, l'ha vista e l'ha misurata, l'ha effusa su tutte le sue opere, a ogni mortale l'ha donata con generosità, l'ha elargita a quelli che lo amano" (9-10). Secondo l'autore solo chi si affida a Dio può vivere con sapienza. L'uomo è finito e limitato: non può contare né la sabbia del mare, né le gocce della pioggia, né i giorni e i secoli. I credenti hanno la responsabilità sia di accogliere il dono della sapienza sia di esercitarla per aiutare tutti a comprendere il senso della storia e del mondo con lo sguardo e il pensiero di Dio. La sapienza che il credente accoglie lo spinge a cercare ancora e a indagare. In questo tempo di globalizzazione e di rischiose semplificazioni, ritorna attuale il monito del Concilio Vaticano II, che nella Gaudium et spes (GS 15) scriveva: "L'epoca nostra, più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza per umanizzare tutte le sue nuove scoperte. È in pericolo, di fatto, il futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi".