Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Lo Spirito del Signore è su di te,
chi nascerà da te sarà santo.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dalla lettera agli Ebrei 10,1-10
La Legge infatti, poiché possiede soltanto un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici - sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno - coloro che si accostano a Dio. Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà".
Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Ecco, Signore, i tuoi servi:
avvenga a noi secondo la Tua Parola.
Alleluia, alleluia, alleluia !
L'autore della lettera ci riporta alla centralità del mistero cristiano: non sono le nostre offerte a salvarci, anche se le moltiplichiamo, ma solo il sacrificio di Cristo. L'amore che ha spinto Gesù a dare la sua vita per tutti sino alla morte in croce, è la causa della nostra salvezza. Già il salmista lo suggeriva predicendo l'incarnazione stessa di Gesù: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato" (Sal 40). Questa citazione richiama il "corpo" di Gesù nell'Eucaristia. L'apostolo Paolo presenta in questa prospettiva la cena del Signore che è annuncio della "morte del Signore" (1Cor 11,26) e della sua forza salvifica. I sacrifici antichi non salvavano dai peccati perché non trasformavano il cuore dell'uomo, mentre la partecipazione al "corpo" di Cristo nell'Eucaristia trasforma il credente nel corpo stesso di Gesù che, risorto, è assiso alla destra di Dio. Come scrive l'apostolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Gal 2,20). E Gesù, dal trono della gloria del cielo, attende che "i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi" (Sal 110,1). La sua risurrezione dalla morte ha sconfitto per sempre la morte e il principe del male. E uniti a Gesù attendiamo la manifestazione piena della vittoria. E la comunità cristiana, ogni volta che si raduna per l'Eucaristia, celebra questa vittoria. Sapendo, tuttavia, che ancora attendiamo la "perfezione" a cui siamo stati chiamati: la comunione piena con Cristo e tra i fratelli. Ma già da ora ne viviamo le primizie, in attesa della pienezza dell'amore.