L'addio a Pietrina "Sognava una vita a colori nonostante le sue fragilità"

Sant'Egidio ricorda la disabile morta sotto il portico
«Valentina - o Valeria, come la conoscevamo noi - amava i colori: sia nell'abbigliamento, sia nell'arredamento che sognava per la sua casina, il miniappartamento nella casa di riposo dove viveva». Valentina, il secondo nome di Pietrina Pisano, morta sotto i portici di piazza Maggiore mentre tutti pensavano stesse solo dormendo, «aveva tante fragilità ma era grata per quel che riceveva. L'avevamo incontrata nel 2020, era possibile trovarla tra piazza Maggiore e via Ugo Bassi», racconta Simona Cocina, responsabile della Comunità di Sant'Egidio. «Non era sempre facile parlare con lei, per i suoi problemi con l'alcol. Allora organizzavamo anche colazioni per i nostri "amici di strada". Riceveva aiuti da noi ma anche da alcune amiche con un passato simile alla sua condizione. Aveva una piccola rete attorno». Di quella rete faceva parte, seppur a distanza, anche il suo compagno Massimo: i loro percorsi si erano separati ma i due erano restati sempre in contatto, «era un punto di riferimento, lei gli voleva un gran bene».
La Comunità di Sant'Egidio le aveva teso una mano trovandole un b&b in San Vitale, ma dopo qualche tempo «Valentina è tornata in strada». A determinare un altro cambio di direzione è stato un ricovero in ospedale, «possibile grazie anche al fatto che la polizia, su nostra richiesta, ha tenuto in custodia per qualche tempo la sua carrozzina», che lei non poteva perdere. Poi i tanti mesi all'Arca della Misericordia, «fra alti e bassi». E poi, tre anni fa, l'ingresso nella Cra a Vergato.
«Lì aveva ritrovato una sua autonomia, era contenta, voleva arredare la sua casina. Come sia arrivata nei giorni scorsi a Bologna non ci è ancora chiaro», riconosce Cocina. Ma quel che è certo è che «Valentina era una persona molto profonda, aveva a cuore i legami, chiedeva scusa quando era arrabbiata. Sapeva accettare il dono, era tanto grata, si sentiva amata e sapeva di avere un porto sicuro».
 

[ Lavinia Lundari Perini ]