Sant'Egidio da trent'anni nel "braccio della morte..

Il movimento é tra i principali promotori a livello mondiale della risoluzione Onu per una moratoria contro la pena di morte.
Il prossimo 27 ottobre saranno trascorsi vent'anni dall'esecuzione tramite iniezione letale di Dominique Green, afroamericano texano arrestato a 17 anni con l'accusa di un omicidio avvenuto durante una rapina, mai adeguatamente provata. L'anno successivo, nel 1993, Dominique viene condannato a morte. Nel carcere di Ellis One Unit, ad Huntsville, comincia a dipingere e a scrivere lettere e poesie, diventando un "portabandiera" del movimento contro la pena di morte in tutto il mondo.
Nel 1997 la Comunità di Sant'Egidio risponde ad una sua lettera pubblicata su un quotidiano italiano, segnando l'inizio di un impegno contro la pena di morte che dura ancora oggi e che con altre realtà sparse per il mondo (da Amnesty International a Nessuno tocchi Caino) ha contribuito a promuovere la risoluzione Onu per una moratoria contro la pena di morte.
«Ancora oggi la corrispondenza con i condannati a morte è una delle nostre principali attività - spiega Alessandra Coin, responsabile del gruppo di Sant'Egidio nato lo scorso dicembre a Vicenza - Sant'Egidio è impegnata a promuovere convegni a sostegno della risoluzione Onu in molti Paesi, soprattutto africani, e invitando le città di tutto il mondo ad aderire alla campagna "Città per la vita". Il 30 novembre di ogni anno (anniversario dell'abolizione della pena di morte nel Granducato di Toscana avvenuta già nel 1786, ndr) queste città illuminano simbolicamente un monumento per ribadire il loro "no" alla pena di morte. In Veneto hanno aderito finora Padova, Treviso e Verona, nel Vicentino solo la città di Schio, ma nell'autunno di quest'anno proporremo l'adesione anche a Vicenza».
La rete unisce oltre duemila città sparse in tutto il mondo.
 

[ A.fri. ]