“No ai sovranismi” La galassia cattolica si ricompatta alle urne su pace e migranti

Un mondo da sempre diviso ora è critico sulle scelte delle destre. Da Cl a Sant'Egidio, dall'Azione cattolica alle Acli: le voci sono tutte contro
Manifesti, campagne social, spot tv. Non c’è neppure un partitino che esponga ormai una croce nel simbolo. Accade così da anni, del resto. Anni in cui le chiese si svuotano e le vocazioni precipitano. Neanche i nostalgici più accaniti sognano la risurrezione della Dc. Eppure, la Chiesa dirà la sua anche in questa consultazione europea: i cattolici non saranno affatto silenti, tanto meno ininfluenti.
Associazioni e movimenti si sono ritrovati a Trieste per lanciare un appello ad ogni candidato «perché si assuma esplicitamente la responsabilità di porsi come interlocutore per la pace, proponendo senza riserve la via diplomatica e della vera politica ». A firmare, Azione cattolica e Comunione e liberazione, la comunità di Sant’Egidio, le Acli, gli scout di Agesci, e poi Movimento cristiano lavoratori, Movimento politico per l’unità e Rinnovamento nello spirito. Realtà che difficilmente, in passato, si sono coalizzate: distanti, ora per divergenze politiche, ora per gelosie reciproche. Idiosincrasie archiviate, però, col ritorno di razzismi, guerre e nazionalismi. «Siamo preoccupati », confida il cardinale Matteo Zuppi, «perché l’Europa rischia di dimenticare l’eredità straordinaria di chi ha combattuto per la libertà dal nazifascismo».
«Quella sovranista è la soluzione perdente», dice Giuseppe Notarstefano, presidente dell’Azione cattolica: «In un mondo connesso non esiste la possibilità di trincerarsi in perimetri dove poter star bene a prescindere dagli altri». Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, sostiene che «la visione sovranista è egoista, ognuno va per conto proprio, ma noi siamo il frutto di valori cristiani come la comprensione reciproca, il sacrificio, l’interesse comune ». La prossima legislatura in particolare «avrà al centro un grosso tema come quello della pace», dice Davide Prosperi, presidente di Comunione e liberazione: «La guerra è ovunque, ce l’abbiamo anche in casa e i cattolici possono cercare di agire in modo unitario nel Parlamento europeo».
La pace, certo, è un terreno dove convergere è relativamente facile, al netto delle pur profonde differenze tra il pacifismo più radicale e chi difende la dottrina della guerra giusta. Nella galassia cattolica le distanze ci sono, in particolare tra chi punta sul sociale e chi sulla bioetica. I vescovi tentano di mediare e cucire. Nelle scorse settimane Zuppi ha firmato una “lettera all’Europa” con monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati Ue, tenendo insieme la pace e la difesa comune, la preoccupazione per i venti libertari su aborto e eutanasia e l’appello per lavoratori e migranti. La sintesi rimane difficile, ma il frangente merita il tentativo.
Tra una secolarizzazione che morde, da un lato, e dall’altro populisti di destra che sventolano crocifissi e proclamano Dio patria e famiglia, lo spazio c’è. Non è più l’epoca della supplenza della politica impersonata dal cardinale Ruini al momento dell’implosione della Dc. Il cardinale Zuppi, che nei giorni scorsi ha bacchettato il governo su premierato e autonomia differenziata, va però tessendo una rete che punta a ravvivare la presenza dei cattolici laici sulla scena pubblica. Papa Francesco, da parte sua, ha fatto uscire la Chiesa dal cul de sac dei “valori non negoziabili” e ha rotto la falsa equazione tra cattolicesimo e moderatismo: su migranti, cambiamento climatico, ingiustizie economiche le sue parole richiamano più la radicalità evangelica che la prudenza democristiana. A luglio chiuderà la Settimana sociale dei cattolici che sarà aperta pochi giorni prima dal presidente Sergio Mattarella, un’altra bussola delle varie anime del cattolicesimo italiano.
L’Europa è un riferimento costante e le prossime elezioni un passaggio dirimente. «Il punto forte dell’Europa, e non a caso i padri fondatori, Adenauer, Shuman e De Gasperi erano cattolici, è l’idea della centralità della persona», sottolinea Davide Prosperi. Per il presidente di Cl il no al nazionalismo si accompagna alla «salvaguardia delle diverse identità », l’Unione europea «non deve legiferare su tutto» ma può migliorare la cooperazione tra paesi ad esempio in politica estera: «L’Europa potrebbe sedersi al tavolo con la Russia, che in questo momento non è propensa a dialogare con la Nato: senza fughe in avanti dei singoli capi di governo».
I temi sui quali i cattolici possono incidere sono molti. Marco Impagliazzo mette a fuoco «tre battaglie attorno alle quali unirsi trasversalmente »: la pace, il rapporto con l’Africa e «la solidarietà tra paesi nel gestire le immigrazioni»: «Bisogna allargare le vie legali», dice il presidente di Sant’Egidio, «adottando a livello europeo, ad esempio, i corridoi umanitari».
Giuseppe Notarstefano, appena confermato per un altro triennio alla guida di Azione cattolica, ricorda che, «grazie a personalità come David Sassoli», l’eurolegislatura appena chiusa «ha mostrato la capacità di gestire uno shock come quello della pandemia». L’economista siciliano punta l’attenzione sul metodo: nel Dna del cattolicesimo, dice, c’è il confronto, la partecipazione, il superamento delle contrapposizioni: «Non possiamo portare avanti un’agenda di temi che interessa solo la Chiesa, perché diventeremmo una lobby, ma abbiamo una visione complessiva di democrazia, di Europa, di pace». Da far valere ben oltre i confini delle sagrestie e dei sagrati.

[ Iacopo Scaramuzzi ]