La marcia dei bambini

Duemila studenti genovesi tra i 5 e i 14 anni stamattina ricorderanno il dramma dei bombardamenti del 1944. In piazza anche per testimoniare il proprio no alle guerre attuali

Era il 19 maggio del 1944 quando su Genova, già colpita negli anni precedenti da decine di bombardamenti navali e aerei, tornano a fischiare le bombe lanciate dall'aeronautica americana, in uno dei raid più devastanti che la città ricordi. Gli obiettivi sono le infrastrutture portuali e le fabbriche, ma un gran numero di ordigni colpisce anche il centro e la città vecchia. Vengono colpite la cattedrale di San Lorenzo, la chiesa dell'Annunziata, la sede dell'Università, il teatro del Falcone in via Balbi e un gran numero di case del centro storico. Alla fine della tempesta di fuoco e acciaio, ci sono 111 vittime civili, e un`altra fetta di città che resterà per anni, talvolta per decenni, in rovina. È uno dei bilanci più pesanti, se non il più pesante, per una singola giornata di bombardamenti sul capoluogo ligure durante la Seconda guerra mondiale

IN CENTINAIA PER RICORDARE
Ottant'anni dopo, questa mattina, centinaia di bambini e ragazzi delle scuole genovesi, dall'infanzia alle medie, scendono in strada per ricordare l'orrore della guerra ma anche per testimoniare il proprio impegno contro ogni conflitto, in un momento storico in cui nel mondo si accendono continuamente nuovi scontri. L'iniziativa, dal titolo "Facciamo la pace?" è stata concepita e organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. L'intento è «raccogliere i più piccoli, i loro insegnanti ed educatori attorno alla memoria delle ferite dei conflitti armati di ieri e di oggi e promuovere tra le nuove generazioni il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, affermato nella Costituzione». «C'è stata una grande adesione, un successo che ha stupito anche noi - spiega Sergio Casali, della Comunità di Sant'Egidio - Parteciperanno scuole di tutti gli ordini e grado, escluse le superiori di secondo grado. A sfilare saranno ragazzi dai 5 ai 14 anni: hanno aderito istituti statali e paritari, in qualche caso sono rappresentati interi istituti comprensivi. E' una bella dimostrazione dell'attenzione per questi temi da parte dei dirigenti e degli insegnanti, che dà la dimensione anche del grande lavoro che si fa nelle aule su questioni complesse e delicate come queste. Noi abbiamo solo lanciato l'invito, siamo felici di riscontrare questa mobilitazione: l'auspicio è di dare ai bambini e ai ragazzi il senso vero del ripudio della guerra che è contenuto nella nostra Costituzione. Ma anche di fare incontrare e confrontare gli insegnanti, creando un momento di sostegno e condivisione reciproca».
DAL PORTO ANTICO AL DE FERRARI
Circa duemila i giovani e giovanissimi che sfileranno lungo il percorso della manifestazione, che vedrà la partenza alle 10 al porto antico, vicino alla statua di Gandhi (scelta non a caso come ulteriore testimonianza contro la guerra): da lì i ragazzi si muoveranno intorno a Palazzo San Giorgio, poi in via San Lorenzo e infine in piazza De Ferrari, dove la manifestazione si concluderà con un flash mob e una serie di incontri molto speciali. Il percorso, anche se piuttosto lineare, si snoderà lungo e vicino a una serie di luoghi simbolo della distruzione della seconda guerra mondiale, a partire proprio dalla cattedrale di San Lorenzo. Senza dimenticare tanti altri edifici storici rimasti colpiti in modo terribile dalle bombe alleate durante il conflitto, come il teatro Carlo Felice e gli stessi palazzi Ducale e San Giorgio, e tornati a splendere solo dopo decenni.
MEMORIA E FUTURO
«Agli studenti saranno consegnati dei cartelli che mostreranno i nomi delle decine di Paesi del mondo in cui sono presenti conflitti armati - racconta ancora Casali - Alla fine del percorso, i ragazzi incontreranno un centinaio di anziani genovesi che li attenderanno con un grande striscione, con in evidenza la scritta "Nonni per la pace"». Alcuni di essi, come Anna, hanno ancora nella memoria il terrore del 19 maggio del 1944. Anna era una bambina, e riuscì a salvarsi quando altri morirono. Ma tutti loro hanno una storia da raccontare, per trasmettere l'orrore della guerra. E un'altra testimonianza importante sarà quella di una donna siriana, fuggita a 15 anni dal suo Paese quando anche lì, il 1 marzo del 2011, in un giorno apparentemente normale, la pace e la tranquilla quotidianità furono travolte dalle bombe e dalla distruzione, che imperversano ancora oggi, tredici anni dopo. Fuggita grazie ai corridoi umanitari, oggi vive e lavora a Genova, dove si è creata una famiglia. Ma che ben ricorda la tragedia che ha coinvolto e tuttora coinvolge il suo Paese.
«In questo modo cerchiamo di raccontare e testimoniare in modo concreto quello che sta accadendo oggi in tanti luoghi del mondo - conclude Casali - Come momento finale, i bambini e i ragazzi leggeranno un appello di pace, che verrà consegnato a un certo numero di consoli di Paesi che sono interessati da conflitti armati, in modo da portare anche fuori dalla scuola il messaggio della necessità della pace». 
 

[ Alessandro Palmesino ]