Al pranzo di Natale in basilica tra i volontari e gli ospiti, ognuno è chiamato per nome

Al pranzo di Natale in basilica tra i volontari e gli ospiti, ognuno è chiamato per nome

L'evento organizzato ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio raccoglie tante storie. Come quella di Francisco, dal Ghana: il primo anno sedeva a tavola, poi ha iniziato a fare servizio e non ha più smesso. Laura ha cercato su intemet dove fare volontariato a Natale, ed è finita qui col marito: «Sono strafelice di questa scelta». Nikita, 5 anni, è scappata da Kiev con la mamma

Si cerca un senso in queste giornate di festa che vada al di là delle frasi di rito, delle strette di mano, delle dichiarazioni scontate e poi ci si trova a un pranzo di Natale, quello organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, dove si incontrano gli ultimi, i più poveri, i più soli e l'incontro va oltre ogni banalità e, come un grande abbraccio ti avvolge restituendoti quello spirito autentico del Natale che forse avevi perduto.

LA STORIA
La Comunità di Sant'Egidio, che ha sedi in tutta Italia e organizza centinaia di pranzi natalizi per i più poveri, ha organizzato il primo pranzo di Natale a Firenze 23 anni fa con appena 35 ospiti. Il pranzo all'inizio si è svolto nella chiesa di San Tommaso, in via della Pergola dove ha sede la Comunità, poi per motivi di spazio, erano aumentati in modo esponenziale gli ospiti, è stato spostato nella basilica di San Lorenzo. Altra sede prescelta la fondazione Spazio Reale, a San Donnino. Quest'anno il pranzo di Natale, tornato dopo la pandemia, è stato organizzato in collaborazione con l'arcidiocesi ed è stato sostenuto dalla Fondazione Fiorenzo Fratini, l'8 per mille della Chiesa cattolica, la Fondazione Cr Firenze, privati e aziende.
LA GIORNATA
Alle 10,30 puntuali, tutti i volontari e le volontarie si sono presentati sul sagrato della basilica di San Lorenzo, c'erano uomini e donne adulti e alcuni giovani. Molti si conoscevano, ma per alcuni di loro è stata la prima volta e si vedeva che erano un po' spaesati. Un ampio tendone accoglieva la cucina e lo staff. I responsabili hanno consegnato una spilla a ciascun volontario da appuntare sul petto come segno di riconoscimento, poi hanno formato i gruppi, quello delle bibite, ad esempio, o del pane. All'interno di ogni gruppo sono state formate le coppie che avrebbero portato i vassoi con i vari piatti degli ospiti, già preparati dallo staff in cucina.
Alle 12 i volontari sono entrati in chiesa, hanno sistemato i tavoli, le sedie e finito di apparecchiare. Ogni tavolo poteva accogliere in media 10-12 persone. I tavoli, numerati, erano apparecchiati con una bella tovaglia rossa, un centro tavola e un menù in cartoncino con gli auguri nelle varie lingue. Intanto il gruppo dei giovani, alcuni dei quali travestiti da Babbo Natale, ha sistemato i regali nei sacchi, suddividendoli in base al nominativo e ai tavoli. Alle 12: 30 sono entrati gli ospiti, poi sono arrivate le autorità, primo tra tutti il cardinale Retori che ha detto: «Noi credenti siamo abituati ad aprire il pasto invocando la benedizione di Dio Altissimo. Qui ci sono credenti di varie religioni, quindi formuliamo la preghiera così: Dio benedici noi, benedici chi ci ha radunati, chi ha preparato questo pranzo, benedici la nostra vita e porta pace e amore» dopodiché si è accomodato al tavolo n. 1 per pranzare insieme a don Marco Viola, priore della basilica, alcune profughe ucraine e gli amici di Sant'Egidio.
Dopo di lui, per un saluto, sono arrivati il sindaco di Firenze, Nardella, l'assessore ai servizi sociali Sara Funaro e il presidente della Regione Eugenio Ciani il quale si è soffermato a parlare con i vari ospiti, facendosi anche fotografare con loro. Durante la visita le autorità hanno sottolineato l'importanza della solidarietà in brevi discorsi, poi sono andate via.
Il pranzo è iniziato alle 13 ed è proseguito senza intoppi tra una portata e l'altra, con i volontari, camerieri per un giorno, che viaggiavano celermente tra un tavolo e l'altro. Alle 15, dopo aver consumato il panettone e il pandoro di rito e dopo che elfi e Babbi Natale avevano consegnato i regali ai bambini, gli ospiti hanno lasciato la sala e i volontari hanno potuto riordinare e pulire.
I NUMERI
Nella basilica di San Lorenzo gli ospiti al pranzo di Natale erano poco più di 600 con uno staff di 150 volontari, mentre a San Donnino erano presenti 300 ospiti e 50 persone dello staff a servire. Le due sedi hanno accolto 300 minori, tra questi molti non erano accompagnati, ma ospiti di associazioni o dell'Istituto degli Innocenti.
I VOLONTARI
Daria, un'insegnante da anni volontaria a Sant'Egidio è tra le coordinatrici della giornata: «Organizzo il pranzo di Natale insieme a tante altre persone - spiega - ma il pranzo di Natale è un po I'icona di quello che facciamo tutto l'anno, nel senso che è frutto di tante amicizie, infatti noi settimanalmente organizziamo le scuole di italiano per gli stranieri, le scuole della pace per bambini italiani e stranieri, portiamo la cena a chi vive per strada nei vari
quartieri, da San Frediano al centro storico, mentre alle Piagge abbiamo un laboratorio di pittura per disabili, quindi raccogliamo al pranzo di Natale i tanti amici che curiamo e conosciamo durante l'anno». Il momento che l'ha più colpita è la consegna dei doni: «È sempre emozionante vedere i bambini che aprono i regali con il loro nome e sono tutti contenti, crediamo che sia importante che il dono sia personale per rispettare il bambino e i regali sono scelti in base all'età e alle predisposizioni personali».
Lorenzo, giovane neolaureato: «Mi è piaciuta moltissimo questa giornata, mi sono ambientato subito e ho incontrato anche un vecchio compagno di scuola, era tutto molto ben organizzato e non ho avuto difficoltà. Il momento più bello? Sicuramente è stato quello in cui ho consegnato i regali ai bambini e vedere la loro felicità nei loro occhi è stato molto appagante>.
A Laura, impiegata in un'azienda farmaceutica, chiediamo: perché sei qui, oggi? «Eravamo rimasti soli per il pranzo di Natale, io e mio marito, bello per carità, però mancava qualcosa. Allora ho cercato su intemet - volontariato, pranzo di Natale - e ho trovato Sant'Egidio, ho scritto e mi hanno risposto subito, quindi siamo venuti e sono strafelice di questa scelta, anche se è stata del tutto casuale».
Francisco è originario del Ghana, vive a Firenze e fa il macellaio, da 8 anni svolge il volontariato al pranzo di Natale Il suo ruolo è quello dell'accoglienza, ma si traveste anche da Babbo Natale per i bambini. Cosa ti spinge a fare questo tipo di volontariato? «E andata così, sono stato uno studente e il primo anno mi sorto seduto a mangiare con gli altri, l'anno dopo ho iniziato a fare il servizio e non ho più smesso perché mi piace moltissimo aiutare le persone».
GLI OSPITI
Gli ospiti sono entrati nella basilica con un biglietto d'invito nominativo ed erano di varie nazionalità, alcuni erano profughi dell'Afghanistan, giunti in Italia attraverso corridoi umanitari, altri provenivano dal Bangladesh, dallo Sri Lanka, dalla Colombia, ma erano presenti anche tanti italiani, tra cui homeless e anziani, intere famiglie disagiate e disabili. Alcuni bambini venivano dall'Ucraina ed erano ospiti all'Istituto degli Innocenti e c'erano molti minori non accompagnati.
Nikita ha 5 anni e con la sua mamma è scappata da Kiev quando è scoppiata la guerra. Oggi vive con la lei a Fiesole e frequenta la scuola dell'infanzia. È una bambina vivace e bellissima, bionda e solare. Parla un ottimo italiano e con le dita mostra la sua età. Aspetta con ansia che arrivi Babbo Natale a portarle il regalo e quando lo riceve è così felice che salta sulla sedia insieme alla sua amichetta, ucraina come lei. Le mamme sono felicissime dei doni e del pranzo e ringraziano, continuamente chiunque si avvicini loro. Ci sono anche dei ragazzini dello Sri Lanka e colombiani che si agitano a tavola in attesa dei loro doni.

[ Francesca Lippi ]