Città abbracciate contro il boia «Non c'è giustizia senza vita»

Sant'Egidio, come ogni anno, mobilita le comunità per fare un passo di civiltà contro le esecuzioni. Esperti a confronto in Campidoglio e stasera il Colosseo si illumina. Il triste primato di Iran, Egitto e Arabia
Un cammino ventennale che oggi coinvolge 2.450 realtà metropolitane in tutti i continenti. È "Città per la vita, città contro la pena di morte", l'iniziativa lanciata nel 2002 dalla Comunità di Sant'Egidio che coinvolge migliaia di persone a ogni latitudine e che ha contribuito, attraverso un paziente impegno collettivo e rapporti con i diversi governi, a far crescere il numero dei paesi abolizionisti.
Oggi Roma il Colosseo, antico luogo di morte, farà da schermo a una scenografia digitale tridimensionale sul tema "Non c'è giustizia senza vita`: Una luce accesa nel buio, in contemporanea con moltissimi altri monumenti nel mondo. Il giorno scelto, il 30 novembre, celebra la data della prima abolizione in Italia, ad opera del Gran Ducato di Toscana nel 1786.
La mobilitazione ha visto un'anteprima ieri sera in Campidoglio, con una conferenza internazionale con attivisti come Gary Drinkard, ex condannato a morte dall'Alabama, il sindaco di Bangui, Emile Nakombo (la Repubblica Centrafricana è abolizionista dall'anno scorso) e Suzana Norlihan Binti Alias, avvocato e attivista contro la pena di morte in Malesia, assieme al padrone di casa, il sindaco Roberto Gualtieri. Alla conferenza è è stato lanciato un appello al presidente Joe Biden «che ha il potere di chiedere la sospensione di tutte le condanne a morte e la loro conversione». In particolare per Kenneth Smith, detenuto nel braccio della morte in Alabama, la cui esecuzione con l'azoto - procedura considerata "inumana" nel caso degli animali - è fissata per il 25 gennaio.
Mario Marazziti, coordinatore per Sant'Egidio della campagna abolizionista, fa il punto su un cammino che avanza, ma non privo di inciampi e passi indietro: «Nel 2022 le esecuzioni sono state 883 e sono tornate a crescere - spiega - soprattutto a causa di tre Paesi. In Iran le esecuzioni sono cresciute dalle 314 del 2021 alle 577 del 2022, in Arabia Saudita da 65 a 196, in Egitto 24. E nei primi mesi del 2023 sono state già 538. Senza considerare Cina e Vietnam del Nord che non forniscono dati». Nonostante questo, il cammino sembra inarrestabile: «Le esecuzioni oggi sono 5 volte meno di soli 10 anni fa. E nel corso di un anno altri quattro paesi hanno abolito la pena capitale: Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana». Marazziti sottolinea però anche «le pene di morte non dichiarate che riguardano i profughi non soccorsi nel Mediterraneo o sulla gelida via balcanica. E la pena di morte a pezzi dentro la guerra mondiale a pezzi, cioè le esecuzioni extragiudiziali dei civili in guerra, che superano le vittime militari».
La battaglia contro la pena di morte in Malaysia, registra passi avanti. I'avvocato Suzana Norlihan Binti Alias , che ha cominciato a battersi per un parente «ingiustamente condannato» ricorda la moratoria del 2018 e la cancellazione dell'obbligo della pena capitale per 12 reati. 
 

[ Luca Liverani ]