Paglia: «Serve soluzione politica, le armi non risolvono nulla»

Comunità di Sant'Egidio
Monsignor Vincenzo Paglia dal 15 agosto del 2016 è il presidente della Pontificia Accademia per la vita, ma è sempre stato in prima linea anche sui temi del dialogo ecumenico ed interreligioso e della pace ricoprendo, tra gli altri incarichi, anche quello di presidente della Commissione Ecumenismo e dialogo della Conferenza Episcopale Italiana e di consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio.
Monsignor Paglia ieri si è tenuta la giornata di digiuno e preghiera voluta da Papa Francesco. Con quale scopo?
Dobbiamo innanzitutto ricordare che il 27 ottobre è una data simbolica. È infatti l'anniversario della preghiera per la pace che l'allora Papa Giovanni Paolo secondo inaugurò nel 1986. Il Papa radunò tutti i capi religiosi appartenenti a confessioni diverse ad Assisi per invocare la pace. Io c'ero in quella occasione. "Dobbiamo raccogliere tutti i credenti per invocare da Dio quella pace che gli uomini fanno fatica a darsi" diceva il pontefice qualche giorno prima dell'appuntamento. Ora siamo in un momento nel quale purtroppo il mondo sembra pronto a vivere drammatiche vicende. Papa Francesco ha parlato tante volte di terza guerra mondiale a pezzetti, il rischio per me è che stiamo facendo a pezzi il mondo e per questo è urgente invocare da Dio un intervento. Il Papa ha scelto perciò di indire per la giornata di ieri un nuovo incontro di preghiera.
Una giornata che come sempre ha accompagnato alla preghiera anche la pratica del digiuno che non è solo digiuno dal cibo?
La preghiera per chi crede, e sono miliardi le persone nel mondo che credono, è una invocazione di sdegno innanzitutto per quanto sta accadendo e poi è invocazione perché i popoli ritrovino la saggezza e la sapienza di convivere tra diversi, senza confliggere. Accanto alla preghiera c'è il digiuno che anche è particolarmente significativo. Digiunare nel corpo sicuramente, ma anche digiunare dagli egoismi, dagli interessi individuali, dalle prospettive di parte, per poter così arrivare ad avere uno sguardo sull'intero pianeta.
Il Papa ripete sempre che nessuno si salva da solo.
È vero. Questo è l'altro forte messaggio del Papa, un messaggio che ci dice che la solitudine è sempre cattiva e rischia di portare a pensare che se sei solo sei anche l'unico e gli altri ti danno fastidio e questo meccanismo avviene sia a livello personale che a livello di Nazioni. Per questo giornate come quella di ieri sono una opportunità per riflettere e, per chi crede, anche una opportunità per chiedere a Dio una marcia in più per accelerare il cammino per arrivare alla pace.
Monsignor Paglia come si esce da questa situazione in Terra Santa?
Io credo che l'unica strada sia quella della politica, non può esserci una soluzione delle armi, della sconfitta di una delle due parti, ma bisogna tornare alla responsabilità di dare soggettività e luogo e spazio ad entrambi i due popoli. Non è possibile che uno sovrasti l'altro e non è possibile pensare che debbano essere nemici per natura, non è cosi. Entrambi i popoli hanno diritto ad una autonomia e ad una responsabilità di incontro. Se si abbandona la strada della politica alla fine esplode la guerra. L'atto terroristico compiuto da Hamas è inqualificabile, però è indispensabile tornare alla politica, come avvenne con l'accordo di Oslo. In quella occasione si trovò la strada perché le due parti firmassero un comune accordo per poter vivere in pace in futuro. Anche ora bisogna tornare a sognare due popoli due stati.
 
 

[ Catia Caramelli ]