Realismo cristiano è "seminare" la pace

A oltre un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, ha senso osare ancora iniziative in direzione della pace? La fede e la speranza cristiana intravvedono futuro là dove non c’è ancora

Cari amici lettori, ha avuto luogo pochi giorni fa la “missione di pace” del cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, delegato dal Papa ad andare in Russia (dopo essere stato prima in Ucraina da Zelensky), dove ha incontrato il patriarca di Mosca Kirill e altre personalità del Cremlino (ma non Putin).
Molti si saranno chiesti: a cosa serve “tenere la porta aperta” con due contendenti che non desiderano una mediazione e, anzi, vanno avanti con nessun altro obiettivo se non schiacciare l’altro e vincere? Ha senso, di fronte alla dura realtà dei fatti, “osare” qualcosa di diverso che sembra la lotta di don Chisciotte contro i mulini a vento?
Se guardiamo con gli occhi della Realpolitik (pragmatismo politico), è difficile dare torto a chi è scettico, dopo oltre un anno di guerra. Ma l’iniziativa vaticana, voluta dal Papa e affidata a Zuppi, è ispirata evidentemente a un’altra logica, che è quella della fede e della speranza cristiana. E mette a nudo come ci sia “carenza di visioni”, come sostiene ad esempio Andrea Riccardi nel libro, appena uscito, Il grido della pace (San Paolo).
La logica vaticana è quella sotterranea di tanta parte della Bibbia: Abramo che parte non sa per dove per un futuro di cui non conosce l’esito, sulla sola fiducia nella parola divina…. E via via giù, fino a Gesù che vede possibilità di vita e di rinascita in persone o situazioni su cui altri hanno già messo, come si dice, una “croce sopra”.
La fede cristiana fa proprio questo: spes contra spem, come dice il latino, spera contro ogni speranza. Che vuol dire anche “vedere l’invisibile”, come dice la Lettera agli Ebrei (11,1). È lo stesso spirito dei profeti che hanno visioni di pace e di speranza quando la realtà sembra smentirle totalmente (Isaia 2,1-4). In questo senso, la scelta vaticana è di “osare”, con realismo cristiano, valorizzando i piccoli spiragli su cui si può lavorare: le questioni umanitarie (scambio di prigionieri, i bambini ucraini rapiti dai russi…). «Beati gli operatori di pace», dice Gesù: coloro che operano per la pace, per la riconciliazione.

 

[ don Vincenzo ]