Papa Francesco e la pace in Sud Sudan

Papa Francesco e la pace in Sud Sudan

È il Paese più giovane del mondo e, nonostante le ricchezze naturali, è segnato da guerra e fame. Dopo il gesto del pontefice che nel 2019 baciò i piedi dei due leader delle etnie più numerose, ora una visita ecumenica a febbraio per favorire la riconciliazione.
Il Sud Sudan è il più giovane Stato al mondo: è nato il 9 luglio del 2011, dopo una lunga guerra di indipendenza dal Sudan. Per comprenderne la storia è di fondamentale importanza conoscere quella del Sudan, un grande Paese la cui capitale, Khartoum, e famosa perché lì c'è la confluenza fra le acque del Nilo Bianco e quelle del Nilo Azzurro. Khartoum è anche molto conosciuta in Italia come la città dove e vissuto e morto san Daniele Comboni, che l'aveva scelta come centro della sua missione per evangelizzare l'Africa centrale.
Dal 1820 al 1899 il Sudan è dominato dall'Egitto, la cui autorità sostituisce forzatamente i regni tradizionali. L'Egitto sfrutta le grandi risorse umane, in termini di uomini da impiegare nei lavori e nell'esercito, e i beni naturali, di cui il Sudan è ricco. Con la dominazione inglese dell'Egitto, il Sudan dal 1899 al 1947 viene governato dal codominio anglo-egiziano, durante il quale la parte meridionale del Sudan, l'attuale Sud Sudan, continua a essere sfruttata per le sue risorse umane e naturali. Sebbene gli inglesi adottino la Southern Policy e l'Indirect Rule per la parte meridionale del Sudan dal 1930 al 1947, concedendo autonomia a questi territori, lo sfruttamento delle popolazioni e delle ricchezze non si arresta: a questo si aggiunge la discriminazione fra le tribù sedentarie e agricole e quelle nomadi dedite alla pastorizia, più difficili da coinvolgere nell'amministrazione del Paese.

Subito prima dell'indipendenza del Sudan (1° gennaio 1956), ha inizio una guerra per l'indipendenza del Sud Sudan, a seguito dell'ammutinamento di una guarnigione dell'esercito di stanza a Torit, nell'estremo Sud del Paese ai confini con l'Uganda. Nasce in quegli anni un movimento armato di ribellione contro il governo di Khartoum, che continua a discriminare e a sfruttare il Sud, arrivando a imporre la sharia e una dominazione religiosa e culturale culminata con l'espulsione di tutti i religiosi stranieri dal Paese nel 1964. La prima guerra per l'indipendenza del Sud Sudan finirà nel 1972 con gli accordi di Addis Abeba, con i quali si riconosce una certa autonomia al Sud Sudan. La difficile applicazione di questi accordi porta negli anni Ottanta a una nuova ribellione delle popolazioni cristiane del Sud contro il governo islamico di Khartoum, ribellione alla cui guida sí impone John Garang de Mabior, familiarmente conosciuto come "Dr.John" per la sua frequentazione degli Stati Uniti, dove studia e si forma come giovane ufficiale dell'esercito di Khartoum. Il movimento di Garang prende il nome di Sudan Peoples Liberation Movement(Splm) e porta, dopo una lunga e sanguinosissima guerra civile che causa immani sofferenze alla popolazione anche per la brutalità dell'esercito di Khartoum, al Comprehensive Peace Agreement. Questo accordo, firmato nel 2005, contempla l'idea di Garang di creare un "nuovo Sudan" per porre fine alla discriminazione del Nord nei confronti del Sud, e si basa sulla divisione del potere fra í due maggiori partiti politici delle due regioni fino ad allora in guerra. Per cementare l'intesa, a Garang viene offerta la vicepresidenza del Paese e la guida del governo della regione autonoma del Sud. Dr. John però non può vedere realizzata la sua visione di un nuovo Sudan, perché muore immediatamente dopo la firma del Comprehensive Peace Agreement in un incidente aereo. Tuttavia l'accordo tiene e nel 2011 si svolge un referendum che sancisce la definitiva separazione dei due Stati e la nascita del Sud Sudan.

L'eredità della lunghissima guerra per l'indipendenza con il suo carico di sofferenza e distruzioni e le divisioni etniche e tribali, che anche prima della morte di John Garang hanno afflitto l'Splm, condizionano la vita del neonato Sud Sudan. La rivalità per il potere fra il presidente Salva Kür Mayardit e il vicepresidente Riek Machar, esponenti fra l'altro delle due etnie più numerose del Sud Sudan, rispettivamente i Dinka e i Nuer, trascinano il Paese in due guerre civili, che nel 2013 e nel 2016 provocano centinaia di migliaia di morti, 2 milioni e mezzo di profughi costretti a trovare rifugio nei Paesi limitrofi e 2 milioni di
sfollati interni, minando alla base lo sviluppo del Paese.

Nel Sud Sudan, pur dotato di abbondanti risorse naturali, fra cui petrolio, oro e legname pregiato, e ricco di acqua e di terreno fertile, per cui si è guadagnato il soprannome di breadbasket (cestino del pane) del Corno d'Africa per le sue potenzialità agricole, oggi più di 8 milioni di abitanti — su una popolazione di 12 milioni — dipendono dagli aiuti umanitari delle organizzazioni internazionali. Tra questi 8 milioni dí persone alcune vivono, anche a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, una situazione di carestia permanente a rischio della vita per fame. La fine della guerra civile, faticosamente raggiunta con la firma del Revitalized Agreement on the Resolution of Conflict in South Sudan (R-Arcss) nel 2018, sponsorizzato dal Sudan e dall'Uganda, consente la nascita di un governo di unità nazionale fra i partiti dei due principali contendenti Salva Kür Mayardit e Riek Machar, senza però la partecipazione di alcuni partiti di opposizione, che hanno considerato l'accordo come un mero powersharing, cioè un'intesa
per la spartizione del potere e del controllo delle ricchezze del Paese fra i due principali contendenti. In questo quadro drammatico si inserisce l'iniziativa di papa Francesco, che nell'aprile 2019 convoca in Vaticano, insieme all'arcivescovo di Canterbury e al moderatore della Chiesa di Scozia, un ritiro spirituale per i leader del Paese. Al termine di questo ritiro papa Francesco compie un gesto dirompente e profetico, inchinandosi a baciare i piedi dei leader e implorando loro di costruire insieme la pace. Le immagini del papa che bacia i piedi dei rappresentanti del Sud Sudan fanno il giro del mondo e rimarranno per sempre impresse nei cuori e nelle menti di tanti sud sudanesi di buona volontà, che da allora non si sono più sentiti abbandonati dalla Chiesa universale. A ciascun leader viene anche consegnata una Bibbia, su cui è scritto il programma per costruire la pace: «Cercare ciò che unisce e superare ciò che divide», prendendo in prestito il testamento di san Giovanni XXIII. L'interesse e l'impegno di papa Francesco nascono dall'incontro con alcuni seminaristi dí diverse denominazioni cristiane, che lo hanno invitato a visitare il Paese, e attraverso l'incontro con il Consiglio ecumenico delle Chiese del Sud Sudan facilitato dalla Comunità di Sant'Egidio nel 2017. Le Chiese in Sud Sudan hanno da sempre un ruolo di primo piano nel sostenere le aspirazioni dí questa giovane nazione e nel fornire i servizi essenziali come l'educazione e la cura: non
c'è sud sudanese che non abbia ricevuto con il battesimo un nome cristiano e che non abbia studiato nelle scuole dei missionari.

Nonostante l'Accordo di pace del 2018, l'etnicizzazione del conflitto provoca continui scontri in tutto il Paese, mentre i partiti che non hanno firmato l'intesa accusano gli altri di voler ridisegnare i confini delle province per dividere il Paese e assicurare il dominio di un'etnia sull'altra e il controllo delle risorse del sottosuolo. In questo scenario di continua instabilità, la Comunità di Sant'Egidio, forte della sua stretta collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese, apre un canale di comunicazione con i partiti dell'opposizione che non hanno aderito al processo negoziale e alla formazione del governo di unità nazionale, come per rispondere al gesto di papa Francesco e
contribuire a costruire la pace nel Paese.

All'inizio del 2020 Sant'Egidio riesce a portare allo stesso tavolo il governo e l'opposizione non firmataria coinvolgendo anche l'Igad — l'organizzazione regionale dei Paesi del Corno d'Africa —,la Comunità Internazionale, l'Onu e l'Ue. Con la. Dichiarazione di Roma del13 gennaio 2020 l'opposizione è riconosciuta come parte del processo. Da quel momento, l'impegno di Sant'Egidio è volto a costruire le condizioni per un'autentica riconciliazione di tutte le istanze del Paese. Nonostante la pandemia, le difficoltà interne all'opposizione e il mancato rispetto del cessate il fuoco, l'Iniziativa dí Roma continua il suo percorso portando alla firma di diversi documenti che stanno alla base di un processo di pace inclusivo e democratico comprendendo il no un ruolo fondamentale nel rispetto della tregua.coinvolgimento dei militari del governo e dell'opposizione, che giocano un ruolo fondamentale nel rispetto della tregua.

Nel 2022 si sarebbero dovute tenere le elezioni ma i ritardi nel completare la transizione spingono Salva Kiir Mayardit e Riek Machar, di comune accordo, a rimandarle di due anni: una mossa necessaria al completamento della transizione e alla formazione dell'esercito unificato, unica garanzia al rispetto del risultato delle elezioni. L'estensione non è stata vista di buon occhio dalla comunità internazionale che l'ha percepita come un prolungamento dello status quo. Gli Stati Uniti, che hanno sostenuto il Paese nella sua lotta per l'indipendenza e la formazione dello Stato, abbandonano i programmi di sostegno al monitoraggio della pace "per mancanza di progressi". Se passi avanti sono stati fatti, continuano a destare preoccupazione il clima di violenza e l'ampia diffusione delle armi: le Nazioni Unite stimano infatti che ci siano più di 800mila armi leggere nelle mani dei civili in Sud Sudan.
Assume quindi un carattere del tutto particolare la visita ecumenica, prima nel suo genere, che papa Francesco, l'arcivescovo di Canterbury e il moderatore della Chiesa di Scozia hanno deciso di compiere in Sud Sudan e che si terrà dal 3 al 5 febbraio prossimi, preceduta dal viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo dal 31 gennaio al 3 febbraio. Il viaggio, programmato per la scorsa estate, non si era realizzato per le condizioni di salute del papa che aveva comunque voluto manifestare la sua presenza attraverso la visita del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che è stata di grande consolazione per il popolo. La grande attesa per la visita ecumenica rivela la speranza che il popolo del Sud Sudan ripone nell'operato delle Chiese, protagoniste del processo di riconciliazione dello Stato più giovane al mondo.


[ Paolo Impagliazzo ]