L'età da inventare

Per molti anziani agosto è una scommessa da inventare O costruire. Ma, nonostante la fragilità, la vecchiaia può diventare una straordinaria risorsa. Per sé stessi e per gli altri

I mesi estivi per chi è anziano rappresentano sempre una scommessa da inventare e costruire. Per non ritrovarsi immersi nella solitudine, nell'emarginazione, nel malessere che questo periodo dell'anno riserva a chi non può allontanarsi da casa o viaggiare, come magari aveva fatto tante volte in passato.
Una vita più lunga
Grazie ai continui passi avanti della ricerca scientifica, la durata media della vita è aumentata sempre di più. Secondo i dati più recenti, nel 2021 era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne. Un fenomeno, di per sé, positivo, perché prolunga l'esistenza e allontana lo spettro della morte. Giacomo Leopardi, nell'operetta morale "Dialogo di un fisico e di un metafisico", immagina che il primo abbia individuato il modo di prolungare la vita e lo comunichi al secondo. Quest'ultimo gli risponde, però, di non divulgare subito la scoperta, ma di attendere fino a «quando sarà trovata l'arte di vivere felicemente». E aggiunge: «Se la vita non è felice, meglio ci torna averla breve che lunga», dal momento che «la vita debb'essere viva, cioè vera vita. O la morte la supera incomparabilmente di pregio».
La "crisi" di senso della vecchiaia
II problema è che attualmente la società non è ancora attrezzata a gestire la terza e la quarta età. Forse perché vengono spesso etichettate come stagioni segnate dal declino, dalla riduzione dell'autonomia, dalla malattia. Forse perché manca il significato stesso della vecchiaia.
Anche papa Francesco, durante l'udienza generale del febbraio 2022, ha denunciato: «Per un'età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario e si estende a un terzo dell'intera vita, ci sono - a volte - piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. Piani di assistenza, sì, ma non progetti per fare vivere gli anziani in pienezza. E questo è un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività».
Se c'è, dunque, una mancanza, occorre riflettere e agire per colmarla e dare nuove risposte, trovando nuovi traguardi di senso, nuove sfide da superare. In altre parole, oggi la vecchiaia è, o almeno dovrebbe essere, una stagione della vita da reinventare nel suo complesso.
Fenomeno individuale e sociale insieme
Lo scrittore e giornalista Arrigo Levi, autore di uno splendido volume sul tema, rivendica lo straordinario valore di questo periodo dell'esistenza e sostiene, a ragione, che si invecchia come si è vissuti. In effetti, la vecchiaia riguarda tutta l'esistenza dell'uomo. Seneca nel suo celebre De senectute esorta a non vivere la terza età come un inevitabile naufragio e a non lasciarsi andare a uno sterile ripiegamento su sé stessi. «Rimane intatta ai vecchi l'intelligenza, a patto che rimangano fermi gli interessi e l'operosità», scrive. L'invecchiamento non riguarda, però, solo il singolo individuo che ha spento le ottanta o le novanta candeline, ma interessa la vita collettiva, comprendendo l'architettura sociale, culturale, religiosa della società.
Una volta, ai tempi del suo pontificato, Benedetto XVI si era recato in visita a un centro per anziani della Comunità di Sant'Egidio. In quell'occasione aveva affermato: «La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune».
L'alleanza tra generazioni
Un concetto su cui Bergoglio ha più volte insistito è l'importanza dell'alleanza tra generazioni. «Gli anziani, ricchi di saggezza e di umorismo, fanno tanto bene ai giovani», sostiene, «li salvano dalla tentazione di una conoscenza del mondo triste e priva di sapienza della vita. E riportano i giovani alla promessa di Gesù: beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati. Saranno loro, gli anziani, a seminare fame e sete di giustizia nei giovani. Coraggio, tutti noi anziani andiamo avanti. Abbiamo una missione molto grande nel mondo, ma per favore non cerchiamo rifugio in un idealismo senza radici».
La forza della preghiera
L'età anziana è un'opportunità anche per intensificare la preghiera, per sé ma soprattutto per gli altri, per la pace, per la giustizia. Ha scritto Olivier Clement, un grande teologo ortodosso: «Una civiltà dove non si prega più è una civiltà dove la vecchiaia non ha più senso. E questo è terrificante, noi abbiamo bisogno prima di tutto di anziani che pregano». Un importante vescovo di Costantinopoli del secolo IV, Giovanni Crisostomo, riferendosi a un credente che si svegliava spesso di notte, come capita a molti anziani, scriveva: «Se stai sveglio di notte per pregare, non pensare alla pena che la veglia ti arreca, ma alla lieta fiducia di cui la preghiera ti riempie».